G20 tre P e tre C

People Planet Prosperity – Covid Clima Crisi

Con l’Unione Europea, sotto la presidenza di Mario Draghi, nella prospettiva  della stabilità finanziaria per un equo benessere collettivo, 19 dei Paesi tra i più industrializzati del mondo si sono incontrati nei giorni scorsi a Roma per confrontarsi su temi globali: il vaccino anti Covid, il riscaldamento climatico,  la cooperazione economica.

I presenti al G20 rappresentavano il 60 % della popolazione del pianeta ed erano portatori dell’ 80 % del PIL mondiale e del 75 % del commercio globale, ma anche del 75 % delle emissioni di gas serra, principale causa del riscaldamento della Terra. Da soli, questi numeri mostrano lo stretto legame tra il clima e l’economia e, con la crisi pandemica, che non  ha risparmiato nessuno Stato nel mondo, hanno indotto l’Italia, Paese ospitante del summit, a caratterizzarlo su Persone, Pianeta e Prosperità: People Planet Prosperity. A queste tematiche con tre P hanno fatto da corollario i dibattiti  che hanno interessato quelle con tre C: Covid Clima Crisi, nell’ambito della messa al bando delle decisioni unilaterali e della promozione invece  del multilateralismo.

C’è stata convergenza sulle regole di comportamento nel settore della produzione con metodi non inquinanti,  del commercio senza barriere doganali e della previdenza sanitaria. Sono regole che, infatti, se comunemente adottate, dovrebbero favorire la riduzione del riscaldamento del pianeta,  lo scambio libero delle merci e gli spostamenti delle persone senza costrizioni, a vantaggio di tutti, col supporto della  stabilità finanziaria. Questa, dovrebbe inoltre facilitare anche la distribuzione delle risorse nei diversi settori, livellando i prezzi dei vari Paesi e risulterebbe misura idonea di contenimento delle perturbazioni socioeconomiche isolate, destabilizzanti per alcuni di essi, con inevitabili ripercussioni in tutti gli altri. 

La rapida crisi iniziata nel 2007 ha  lasciato il segno  nell’intero mondo e il Presidente Draghi non si è fatta sfuggire l’occasione per porre  alla attenzione dei grandi della Terra il problema climatico, per le conseguenze nefaste del surriscaldamento del pianeta;  quello dei vaccini, per la pandemia perdurante  e  l’altro,  della necessaria stabilità finanziaria che, ha detto, può essere perseguita solo con un  sistema coordinato  a livello internazionale, sotto la  vigilanza prudenziale del Fondo Monetario Internazionale, quel FMI il quale,  al momento opportuno, anche non da solo, potrebbe intervenire peraltro con misure efficaci di sostegno ed equilibratrici  dei possibili scompensi.

In questo contesto, si sono coagulate alcune intese: quella di tassare con una aliquota minima del 15% gli  utili delle  grandi multinazionali, perché desistano dai trasferimenti  della  propria sede fiscale in un Paese dal trattamento più favorevole; quella di  contenere per la metà del presente secolo entro il limite di 1,5 gradi centigradi l’innalzamento climatico globale; quella di favorire la distribuzione di vaccini anti Covid nei Paesi meno sviluppati. 

La  crisi pandemica che, con i suoi risvolti sociali, ha coinvolto tutti, ha  enfatizzato la crisi economica. Il G20 ne ha preso atto e ha posto quindi le basi di un  futuro di prosperità, con l’adozione di misure multilaterali per ridurre le disuguaglianze anche incentivando la tutela delle persone più vulnerabili, con la  promozione della efficienza energetica per il miglioramento delle condizioni climatiche,  con la adozione di mezzi  efficaci per la prevenzione delle pandemie. Ha varato, dunque,  un progetto ambizioso di vasto impegno, che impone d’essere resilienti, d’essere capaci, cioè,  di riorganizzarsi in maniera positiva dopo gli eventi stressanti e traumatici affrontati. 

A Roma si sono dette veramente  molte parole, che alcuni potrebbero bollare con lo stesso  “bla bla bla” con cui  Greta Thumberg ha stigmatizzato la Conferenza delle Parti di Glasgow sul clima, la COP26, la quale  ha aperto  i battenti mentre il G20 stava chiudendo i propri.  Draghi, però, nel suo intervento conclusivo del summit, ha detto: “Vogliamo essere giudicati dalle azioni,  non da quello che diciamo”. Ci riserviamo, pertanto, questo giudizio.

 

Si vales, vàleo.

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Articolo pubblicato il 12/11/2021