L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Elio Ambrogio: Brutta aria dal Brennero

Dall’Austria felix al sonno della ragione

Da sempre, per noi che abbiamo fatto qualche lettura, l’Austria è un’icona seducente di civiltà, di garbo intellettuale ed artistico, di gentile convivenza, di bel vivere, la patria di Mozart, di Musil, di Freud, di Klimt, l’essenza dell’Europa e, in particolare, di quella Mitteleuropa che significa da sempre raffinatezza di pensieri, di parole, di immagini, di sentimenti.

Tutto questo fino a ieri, quando quella civiltà ha ceduto all’impulso del più irrazionale populismo sanitario. Il sonno della ragione austriaca, rappresentato da un certo Alexander Schallenberg, ignoto alle scene politiche e -ci auguriamo- destinato a tornare al più presto nel suo sottobosco di inesistenti, ha prodotto il mostro dell’apartheid sanitaria che andrà a confinare i soli non vaccinati. Viene in mente il fatto che l’Austria, oltre ai grandi e civilissimi personaggi detti prima, ha dato anche i natali ad un noto individuo che ottant’anni fa ha distrutto l’Europa. Ma non vogliamo proporre paragoni azzardati, altrimenti ci cacciano con gli idranti. Anche se il principio che la medicina non deve curare le persone ma un popolo era proprio di quella ideologia, che per prudenza non nominiamo.

Non sappiamo se quella scelta barbarica sia conforme ai principi costituzionali austriaci, sappiamo solo che sconfessa i principi civili della nostra civiltà occidentale. E comunque se la vedranno gli austriaci con i loro organi giurisdizionali e magari con quelli europei. Quello che fa paura è che qualcuno cominci a parlarne anche nel nostro paese.

Anche qui non facciamo nomi, anche se è facile trovarli, perché riteniamo che non siano degni di una citazione, seppure fugace. Sono persone che evidentemente hanno dimenticato quei principi sulla base dei quali hanno scalato le loro piramidi professionali, politiche, intellettuali. Appartengono sostanzialmente a tre categorie che rappresentano una bella porzione della ruling class del nostro paese: scienziati, giornalisti, politici. 

I primi sono ormai drammaticamente screditati dopo aver detto tutto e il contrario di tutto e aver dimostrato la loro inettitudine professionale imponendo l’unica scelta medica vaccinale, che sta dimostrando da qualche mese tutta la sua inefficacia, e, in parte, anche la sua pericolosità. Comprendiamo che non possano più tornare indietro, e che non possano smentire quello che dicevano fino a ieri, ma perlomeno provino a tacere qualche volta e tornino operosamente alle loro provette.

I secondi continuano a parlare con grande competenza di cose che non conoscono: per gli esorcisti è un chiaro sintomo di possessione diabolica. Non comprendendo le cose, non potendo verificare in prima persona dati, studi, esperimenti scientifici, si fidano di quel che altri dicono, scegliendo con cura le notizie che supportano i loro pregiudizi e gli indirizzi editoriali dei loro padroni. Un pignolo cherry picking che dimostra tutta la loro untuosa sottomissione ai potentati del momento.

E chi prova a steccare nel coro rischia l’osso del collo, come Ranucci, dimostrando quanto avesse ragione Leo Longanesi (o forse era Flaiano?) quando sosteneva che il vero motto nazionale da incidere sotto lo Stellone d’Italia dovrebbe essere “tengo famiglia”. In media stat virus: è lo striscione geniale e sinteticamente conclusivo visto nei giorni scorsi in uno dei tanti cortei di protesta che hanno percorso le nostre città.

Infine i terzi, che sono l’agente virale più pericoloso. A differenza delle altre due categorie i politici non provano neppure ad informarsi: vivono di sentito dire ed hanno una camaleontica capacità di mimetismo informativo. Sentono i comitati tecnici e auscultano, come i medici di un tempo, il basso ventre dell’elettorato, e non necessariamente in quest’ordine. I loro due grandi punti di riferimento sono: “La scienza”, ma solo quella ufficiale e ufficialista e ufficialeggiante, quella dei report, dei protocolli, dei primari, degli scienziati accreditati fra cui compaiono di tanto in tanto dentisti, gastroenterologi, veterinari e studiosi di zanzare. E poi gli elettori e le loro paturnie. Se presumono che la loro maggioranza sia vaccinista, loro saranno vaccinisti; se presumono che voglia la galera per i no-vax, loro vorranno la galera per i no-vax; se presumono che la maggioranza voglia la vaccinazione di cani e gatti, loro la vorranno.

Non importa la legge, non importa la Costituzione, non importa la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, non importa la civiltà, per la mentalità del politico -soprattutto quelli piccoli piccoli e soprattutto a livello locale- conta solo la normopatia dell’adeguamento, il populismo arrogante e ignorante condito di riferimenti scientifici ormai crollati sulla loro inadeguatezza. Ma condito anche dalla stupidità esterofila: qualunque idea assurda proveniente dall’estero, per i nostri politici orecchianti e ormai affogati nella stupidità di gregge, diventa una illuminazione mistica. Così è successo col green pass, così -ed è il nostro terrore- può succedere con la “sindrome austriaca”.

Tra i politici più indemoniati, spiccano alcuni presidenti di regione che -sulla base delle motivazioni sopra esposte- propongono il lockdown per i non vaccinati. E lo fanno con un odio malcelato, un’avversione per questa specie di untermenschen, un sussiego moralistico che dovrebbero impressionare qualunque persona ancora civile. Per citare di nuovo il grande Longanesi: non mi fanno paura le loro idee, mi fanno paura le loro facce.

Nessuno di loro si pone minimamente il problema, non dico di civiltà politica, che sarebbe già molto, ma di compatibilità giuridica di una simile soluzione con i nostri principi giuridici e costituzionali, e con l’ordinamento europeo e internazionale, cosa stupefacente in uomini che dovrebbero rappresentare lo stato e la sua struttura etico-giuridica. Indice di un’abissale ignoranza istituzionale che, in un paese civile, dovrebbe portare alle loro immediate dimissioni per indegnità culturale e politica.

A queste persone vogliamo ricordare, fra i tanti articoli della Costituzione che dimostrano di non conoscere, almeno uno, non fra i più noti, che dovrebbe però metterli in guardia: l’articolo 28, che recita: “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici”.

Supponiamo che in un futuro non lontanissimo una qualche alta giurisdizione (Corte costituzionale, Corte di giustizia europea, Corte europea dei diritti dell’uomo) dichiarasse illegittime le norme italiane in base a cui sono stati compromessi o addirittura azzerati i diritti dei cittadini, non è possibile pensare che questi particolari “funzionari” pubblici, che con tanta leggerezza e incoscienza hanno operato in quel senso, possano venire chiamati in giudizio da migliaia e migliaia di uomini e donne indignati per quel che a loro è stato fatto?

Molti di noi -ne siamo certi- la sera si addormentano sognando questa grande, o piccola, Norimberga, con tanti omini seduti sulle panche di legno, sorvegliati da poliziotti, magari col casco blu, e che tentano di discolparsi davanti alle nere toghe dei giudici. Immagine vivente di quella banalità del male, che spesso consiste anche e solo nell’applicare con odio sottile leggi prive di senso.

 

Elio Ambrogio - Firma di Civico20news

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Articolo pubblicato il 21/11/2021