Indipendenza della Magistratura?

Dovrebbe essere un potere autonomo ed indipendente

Questo, almeno, stando al dettato costituzionale dal momento che la nostra Costituzione afferma chiaramente (art.104) che la Magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere.

Eppure negli ultimi trent’anni ne abbiamo viste di tutti i colori, magistrati che, con il supporto coordinato della stampa amica, hanno condotto indagini e processi importanti contro i leader politici che intendevano eliminare dal gioco; pochissimi di quei processi hanno portato a condanne, spesso non sono nemmeno arrivati alla conclusione, ma la frittata ormai era fatta e tantissimi politici sono stati tolti di mezzo (e le loro vite rovinate) dai magistrati militanti perché ritenuti un ostacolo al loro potere.

E ciò che fa arrabbiare è che questa parte militante e rumorosa della magistratura rappresenta una minoranza dei tanti magistrati che quotidianamente, lontano dai riflettori, provano a svolgere il loro lavoro tra mille difficoltà.

Quasi sempre questa foga giustizialista si è manifestata contro esponenti del centrodestra ma non ne sono stati esentati politici di sinistra che hanno osato mettere in discussione gli equilibri di potere; basti pensare a Ottaviano Del Turco o, più recentemente, a Renzi che può stare antipatico finchè si vuole ma non appena si muove per limitare lo strapotere delle correnti politiche della magistratura si becca una bella indagine, ovviamente corredata da ampi titoloni sui giornali-gazzette della magistratura militante.

Da capo del Governo osò provò a limitare alcuni degli enormi privilegi dei magistrati e poco dopo tutta la sua famiglia si trovò coinvolta in un’inchiesta , ovviamente conclusa nel nulla.

In Parlamento alcuni mesi fa ha tuonato contro lo strapotere delle correnti in magistratura e nel giro di qualche giorno si è beccato un’altra bella indagine i cui atti sono stati trasmessi alla stampa, compreso l’estratto conto personale e le chat sul telefonino con cui si metteva d’accordo per la pizza con gli amici.

L’ultimo esempio di come il principio costituzionale di indipendenza della magistratura valga meno della carta igienica ce lo ha dato Piercamillo Davigo. Il noto magistrato della Procura di Milano che ha condotto processi importanti ai tempi di Mani Pulite per poi scagliarsi contro Berlusconi e le sue aziende, mettendo in discussione addirittura le sentenze di assoluzione emesse dai suoi colleghi; proprio quel Davigo secondo cui chi non viene condannato è solo uno che l’ha fatta franca, principio non valido per lui, ovviamente, adesso che è sotto processo per altre questioni e sta concedendo interviste in quantità.

Ovviamente c’è libertà di espressione per tutti, ma la iperpresenza di magistrati in dibattiti politici è già un tradimento del principio di indipendenza della magistratura.

In una di queste interviste ha tranquillamente affermato che nel caso in cui Berlusconi dovesse diventare Presidente della Repubblica si vergognerebbe ancora di più di essere italiano.

“Ancora di più”: quindi già questo illustre magistrato si vergogna dello stato che ha servito per decenni nell’ordinamento giudiziario e dal quale percepisce redditi che farebbero invidia alla maggior parte dei cittadini.

Un giudizio politico netto, che offende milioni di cittadini, non solo i fans di Silvio Berlusconi ma chiunque abbia a cuore la separazione dei poteri, e che riduce a carta straccia il principio costituzionale dell’indipendenza della Magistratura.

Dalle inchieste ad orologeria alle uscite di questo tipo amplificate dalla stampa amica di magistrati militanti è davvero il momento di farla finita con questa politicizzazione della magistratura; si torni alla Costituzione, la giustizia sia amministrata in nome del popolo e i magistrati siano soggetti solo alla legge ( art. 101), non amministrino la giustizia per eliminare avversari politici e non agiscano in nome della propria corrente politica.

Luigi Cabrino

 

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Articolo pubblicato il 24/11/2021