Due bevande rivoluzionarie

Divagazioni a proposito del Caffè e della Cioccolata, di Francesco Cordero di Pamparato

Normalmente si pensa che le rivoluzioni partano da omini con gli occhiali, i capelli scarmigliati, la barba incolta e complessivamente sciatti.

Non sempre è così.

Nel nostro caso, due bevande innocue e decisamente gradevoli diedero il via a una delle più importanti rivoluzioni della Storia dell’Occidente.

È un piacere ricordarlo, anche perché quella fu una rivoluzione incruenta.

Parliamo del Caffè e della Cioccolata.

Per quanto riguarda il cacao, con cui si fa la cioccolata, a differenza di molte altre piante esotiche, sappiamo con certezza che il primo europeo a venirne a conoscenza fu Cristoforo Colombo nel suo quarto viaggio nel 1502 quando il 30 luglio su un’isola (chiamata Guanaja) che lui ribattezzò Isla dos pinos gli offrirono una bevanda a base di cacao.

Gli indios di quell’isola provenivano dallo Yucatan.

In Messico il cacao era conosciuto da tempo immemorabile e le fave che si trovano all’interno del suo frutto venivano utilizzate come monete.

La leggenda ci dice che furono i toltechi seguaci del re Quetzalcoatl (il serpente piumato) a coltivare per primi il cacao. Sembra però che i primi a coltivarlo realmente, al di là della leggenda siano stati i Maya.

Per gli aztechi la fava di cacao era la base del sistema monetario.

Gli spagnoli apprezzarono molto la nuova bevanda tanto che uno di loro Bernal Dìaz del Castillo dichiarò “una volta bevuta si può camminare un giorno intiero senza fatica e senza bisogno di cibo”.

Era simbolo della fortuna dato che i suoi frutti servivano come moneta e la sua bevanda dava forza e vigore.

Sorse anche un dubbio: ci si chiese se fosse possibile berla durante i giorni di digiuno.

Il papa Pio V (quello della battaglia di Lepanto) dopo averla degustata sentenziò che quella bibita (il termine è quello usato dal Papa) non rompeva il digiuno.

Il gesuita Escobar y Mendoza a sua vota sentenziò “Liquidum non frangit jejunum”.

Il cardinale Francesco Maria Brancaccio a sua volta sostenne che la cioccolata rompeva il digiuno solo se densa, perché in tal caso diventava un cibo e non più una bevanda.

In Europa sembra che sia stato portato da Cristoforo Colombo, mentre chi diede impulso la suo consumo in Italia fu Emanuele Filiberto di Savoia, quando trasferì la capitale a Torino. Ricordiamo che il Duca era nipote di Carlo V imperatore.

L’altra bevanda in esame è il caffè che data di origini antichissime.

Si pensa che ne fosse stato donato a re Davide circa tremila anni fa.

Sembra originario dell’Etiopia e dello Yemen.

Per molti secoli furono gli arabi e tanti altri popoli musulmani ad esserne i maggiori consumatori, Nell’Occidente erano già nate diverse caffetterie, ma cosa diede il maggior impulso al consumo del caffè fu la sconfitta dei turchi a Vienna. Nella fuga furono abbandonate molte migliaia di sacchi del prezioso prodotto. Da quel momento iniziarono a moltiplicarsi i locali dove si bevevano sia il caffè che la cioccolata.

In Italia i caffè più antichi furono il Florian di Venezia, fondato da Floriano Francesconi e frequentatissimo dal grande Goldoni. Il Caffè Greco a Roma il San Carlo e il Florio a Torino e il Gambrinus a Napoli.

L’apertura di questi locali diede il via ad una vera e propria rivoluzione.

Dato che le bevande erano somministrate in locali dedicati esclusivamente a loro, le donne vi potevano andare da sole e fu l’inizio dell’emancipazione femminile.

Inoltre, dato il grandissimo successo di quei locali, furono presto numerosissimi, in essi vennero distribuiti i primi giornali.

Fu quindi una vera e propria rivoluzione sociale.

I locali ebbero un successo strepitoso e possiamo citare come conseguenza di questo cambiamento di costumi. Citiamo per curiosità che nella Lloyd’s coffee house, nacque il famoso gruppo assicurativo britannico.

Lloyd's of London began in Edward Lloyd's Thames-side coffee house in Tower Street in the City of London. Although the exact date of its establishment is unknown, the first reference to Lloyd's coffee house was in the London Gazette, 18-21 February 1688.

Ma se l’entusiasmo fu enorme, non dimentichiamo anche qualche scontento, per esempio Francesco Redi, uno dei pochi nemici delle nuove bevande esotiche, fa al loro proposito nel Bacco in Toscana:

Non fia mai che il Cioccolatte

V’adoprassi, ovvero il Tè,

Medicine così fatte

Non saran giammai per me:

Beverei prima il veleno

Che un bicchier, che fosse pieno

Dell’amaro e reo caffè.

 

A parte lui, in Europa il successo fu enorme e causò un cambiamento dei costumi.

Francesco Cordero di Pamparato

Fonte delle Immagini: Pixabay.

 

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Articolo pubblicato il 26/11/2021