Mario Draghi: Salveremo Il Natale!… Gesù il Salvatore ringrazia

La liturgia dello shopping ha soppiantato millenarie cerimonie legate al rinnovarsi della vita

Il buon presidente del Consiglio Mario Draghi ama esprimersi con frasi ad effetto. Giovedì 25 novembre, a un mese esatto dal giorno di Natale, Draghi ha avuto un’ottima sortita sul rapporto pandemia-festività in avvicinamento. Con il suo benevolo, impassibile portamento, ha decretato: “Salveremo il Natale dei Vaccinati! Con il nobile intento di preservare quanto conquistato finora in termine di “resistenza alla vaccinara” nei confronti dell’aggressiva quarta ondata della pandemia.

Il provvedimento di un super green pass, le limitazioni per i No vax e i solleciti verso la terza dose di vaccino, sono doverosi e apprezzati espedienti per conservare a un livello sostenibile l’avanzamento della pandemia. L’obiettivo di garantire l’attività commerciale, ormai storicamente legata alle feste natalizie, è prioritario per questo 2021 che non vuole ripetere il crollo del commercio al dettaglio dell’anno precedente.

Fin qui nulla da dire, tutti d’accordo, cittadini, giornalisti e parlamento, ma c’è un dettaglio di vecchia natura che manca sempre più in occasione di una festività diventata una follia commerciale, dimenticando devozione e osservanza. Remoti tributi a quei giorni ritenuti sacri da sapienti antenati molto più attenti di noi alle meccaniche celesti, ai ritmi della natura, allo scandire degli equinozi e dei solstizi, alla metaforica nascita del Salvatore, un certo Gesù di Nazaret.

Già qui un goccio di ironia potrebbe strappare un sorriso: è Mario Draghi a salvare il Natale oppure il Natale è un tributo cristiano alla venuta del Salvatore? Tutto andrebbe ragionato attorno a quella data del 25 dicembre, quando il solstizio d’inverno, passato da poco, annunciava all’occhio attento e riverente dei popoli antichi, il ritorno del sole a prolungare le ore di luce destinate alla terra.

Era una celebrazione della rinascita, dove le festività celtiche quanto romane & cristiane, avevano un fondamento culturale astrologico, esoterico e magico, quanto consapevole e grato dell’appartenenza a un pianeta generoso e vivente.

Neppure una parola a quel Natale messa di mezzanotte, a cui non si mancava mai neppure tanto tempo addietro. Omaggio al senso della vita, prima ancora che a quel Nostro Signore, che non era certo un fanatico di profumi e balocchi, ma un esempio di umanesimo e di pensieri per atei e credenti.

Oggi, quel giovane del Nuovo Testamento, non riscuote più grande successo, eppure con quel:ama il prossimo tuo COME TE stesso aveva condensato una formula per il benessere, la pace e la felicità globale. Concludendo con un: “amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi” che manca all’attualità.

Insomma, questo benedetto Natale dal volto commerciale, ha perduto le sue radici, e con loro anche certe preghiere. Quel ringraziare un sentito mistero soprannaturale per questo pianeta Terra che ci ospita, piccolo e vivo puntino azzurro nell’infinito. Pensare ci sia stato dato per grazia di Dio, non ha alcuna pericolosità, non intacca il curriculum e ci alleggerisce di qualche responsabilità.

E poi, che shopping sia! Poiché anche questa è una reminiscenza del tempo che fu. Scambiarsi doni durante le romane festività Saturniali di epoca imperiale, che cadevano in questo periodo, erano gentilezze di buon auspicio, accompagnate da banchetti e promiscua attività erotica.

Infine, in un modo o nell’altro far festa a Natale è cosa buona e giusta da lunga data. Variante Delta permettendo. Dunque, un grazie alla determinazione commerciale del Mario nazionale, ma pur essendo lo Stato laico, due parole dedicate al Natale come momento spirituale, non ci sarebbero state male, non offendono gli infedeli, non crocifiggono nessuno.

Natale è un riferimento da cui veniamo, con i nostri principi più profondi, comunque ancorati nella memoria. Interiorità che si stanno perdendo, forse non per caso svendute a plastiche, tecnologiche conquiste che ci stanno allontanando da un vecchio Dio, che speriamo ci sopporti ancora, guardandoci seppure stanco da lontano, da dove, chissà.

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Articolo pubblicato il 26/11/2021