La maledizione di Dante

E' uscito nelle librerie l'ultimo thriller di Giancarlo Guerreri, edito da Bonfirraro Edizioni

Ambientato nella Torino dei giorni nostri, il racconto affonda le proprie radici nell’Italia del 1300.

Giordano Verzecchi, il protagonista torinese, entra in possesso di uno strano documento che sembra contenere delle terzine dantesche. Un suo trisavolo, Arduino Verzecchi, bibliotecario di casa Savoia, lo aveva prima trafugato e poi tenuto nascosto per lunghissimo tempo.

Dante Alighieri è appena stato condannato all’esilio.

Durante gli anni del suo pellegrinaggio, vagando per molte città, ospite di illustrissime e nobili famiglie, ha modo di comporre una sorta di Commedia eretica, costituita da cinque canti in endecasillabi incatenati. Un totale di circa 740 versi che, nell'economia della finzione letteraria, risulteranno attribuiti al Sommo Poeta fiorentino.  

I cinque canti, a causa dei loro eretici contenuti, costituiscono un grave pericolo per coloro che ne vengono in contatto. Gli Amici fraterni di Dante contribuiscono ad occultarli in vari modi, correndo il rischio di essere arrestati e condannati dal tribunale inquisitorio.

Giordano Verzecchi, coadiuvato dalla bellissima Valentina Tornabuoni, assistente universitaria di un noto docente di Lettere Antiche, inizia una ricerca sistematica che condurrà i due ricercatori a visitare i luoghi frequentati da Dante.

Aurum VeRa LuX, la frase sibillina che si tradurrà in un acronimo in grado di svelare i luoghi da scoprire.

La ricerca diventa affannosa e i due protagonisti rischiano di essere coinvolti in una battaglia drammatica che vede due forze contrapporsi: da una parte i “buoni” che cercano di aiutarli, rappresentatati dagli eredi spirituali degli eretici dulciniani, dall’altra i loro malvagi antagonisti: i membri di un fantomatico Ordine Dogmatico di Edessa.

 

L’Autore, Giancarlo Guerreri, approfondisce lo scenario storico nel quale si svolgono i fatti, proponendo a personaggi realmente esistiti, ruoli che li vedono coprotagonisti di un romanzo storico assolutamente originale e coerente nei fatti e nelle loro relazioni spazio-temporali.

La fiction non entra mai in contrasto con i dati storicamente accertati, ma sviluppa la propria narrazione, introducendo elementi di fantasia che si integrano con  fatti realmente accaduti.

Nella trama dal romanzo emergono le figure dei Fedeli d’Amore, ovvero dei membri di una misteriosa Confraternita eretica, che Dante stesso cita per ben sette volte nella Vita Nova, e che risulta fossero perseguitati dalla Chiesa di Roma.

I Fedeli d’Amore comunicavano tra loro attraverso sonetti e poesie, celando nei versi pericolosissimi concetti di natura eretica.

L’Autore torinese produce cinque Canti originali di una Commedia che Dante forse avrebbe potuto realmente comporre se ne avesse avuto la possibilità. 

La costruzione di questo piccolo poema eretico ha comportato sicuramente un notevole sforzo, dove il rispetto della metrica e delle regole ferree della composizione poetica sono fedelmente mantenute.

Per dare maggior credibilità al suo testo, l’Autore, dice di aver inserito all’interno dei propri versi alcune terzine originali dantesche, tratte dal 26° e dal 34° Canto dell’Inferno, perfettamente integrate nello schema metrico.

La struttura del romanzo riporta alla dimensione del thriller storico, con numerosi omicidi e ancora più numerosi colpi di scena, che, nel finale, esprimono tutta la loro vivida drammaticità.

Il Dante che emerge dalle pagine del romanzo storico risulta essere assai diverso da quello conosciuto sui banchi di scuola.

Dante eretico, Dante Fedele d' Amore, Dante conoscitore delle Scienze, dell'Astronomia e della Fisica, Dante che produce una Teologia diversa da quella di San Tommaso, Dante Cataro, Dante Alchimista...

I messaggi esoterici della Commedia, della Vita Nova e del Convivio risultano essere parte di una nuova interpretazione che Dante stesso definisce nascosta "sotto Lo velame delli versi strani".

Numerosissimi studiosi come René Guenon, Luigi Valli, Giovanni Pascoli, Grabriele Rossetti e altri... sono concordi nell'affermare cha Dante sia stato un vero conoscitore di Misteri legati alle antiche Tradizioni pitagoriche e platoniche. In un gioco di specchi abilmente costruito, passato e presente si confrontano e si studiano reciprocamente, donando al lettore il dubbio sulla reale possibilità che i concetti espressi nei versi de "La maledizione di Dante" possano contenere dei frammenti di verità.

Un breve frammento dal 4° Canto presente nella Commedia eretica:

 

Discesi lungo ‘l piè della roncalla,

ugghiando nella terra di franata,

fintanto che toccai la petra valla,

 

che base vi formò alla clivata.

Lo Duca mio mostrommi cosa scura:

un serpe dalla forma ben rotata,

 

nascosto tra li rovi di radura,

che occhio mio mirollo con fatiga.

Il cor sì sgomentò dalla paura,

 

guardando quella forma che s’arriga,

strisciando verso noi con far sospetto.

Lo Duca mi scansò con forte priga,

 

che senso avea di risvegliar di getto,

facendomi cader da quella china,

opposta allo passare di quel retto.

 

Battei la nuca, si ferì la grina,

che fiotto mi scaldò l’ossut’ orsello.

Al pari d’una languida faina,

 

ch’attacca nella nott’ignar’ uccello,

quel serpe che mi vide lungo orto,

di scatto si getto sul corpo fello.

 

 

Il romanzo invita a riflettere sugli aspetti meno conosciuti dell'Opera del Sommo Poeta: un piccolo e forse doveroso omaggio, per festeggiare con Dante il 700° anniversario della Sua morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/11/2021