Dove ci sta portando la pandemia?

La cronaca di un anno rivista con attenzione

La decisione è presa e il 6 dicembre si avvicina, i presunti esecutori dei controlli coercitivi, sono assaliti dal panico, di non essere in grado di dominare situazioni oggettivamente ingestibili e solo domani si riuniranno per ottenere istruzioni in merito.

Ora dovremo fare i conti con la logicità del provvedimento che, almeno al momento, come prevedibile crea problemi vitali a persone che sono lontane da proteste eclatanti, ma si vedono calpestati spazi essenziali e come alternativa si trovano sul baratro del dilemma, tra perdere il lavoro o subire danni veri o presunti sullo stato di salute, cedendo all’inoculazione del siero, di cui legittimamente temono gli effetti.

Viviamo in un contesto sociale e certi fenomeni vanno osservati ed analizzati, per capire, comprendere e poi trarre giudizi.

Cerchiamo di tornare indietro di quasi un anno e riflettere sullo stato di cose che giorno per giorno si è creato in Italia.

Ogni sera, in tv, non si fa altro che parlare di vaccino, green pass, restrizioni.
I talk show, in ogni canale, sono inguardabili perché lì si fomentano scontri verbali fra opposte fazioni, personalizzazioni indecenti, accuse reciproche: in sostanza, manca il minimo comun denominatore di interazione civile.

Discriminazione, irrisione, sarcasmo, interruzioni, sono la regola; nessuno ascolta, tutti si parlano addosso in una sorta di cacofonia multi-fonica.
La confusione è massima: il pubblico non capisce nulla e tutti rimangono della loro idea, preconcetta.

Questo spettacolo è indecoroso, praticato dai soliti noti, con la partecipazione di personaggi abusati, ripetitivi e prezzolati che non hanno più nulla da dire. Ma stanno sempre lì, continuamente riproposti dalle ostinate regie giornalistiche; stante che il problema non si risolve; tutto questo serve veramente al Paese?


Ormai è certo che questo andazzo sia volutamente progettato.
Sembra che si voglia fomentare la guerra (perché di guerra si tratta) fra Si-Vax e No-Vax, fra Si-Greeenpass e No-GreenPass. Infatti, anche al di fuori delle serate televisive, sottili odii e disapprovazioni, amicizie infrante sono elementi di quotidianità.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza, con serenità e razionalità, senza pretendere di essere esperti pandemici o virologi o giuristi.


Vogliamo tentare di capire se gli interventi scelti e adottati dalla politica siano adeguati.
Cosa dice l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per bocca del suo direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus?  “questi vaccini non evitano il contagio e non ci consentiranno di porre fine alla pandemia”.
Come mai parla così? Ecco perché: “Covid-19 è in aumento nei Paesi dell’Europa orientale con tassi di vaccinazione più bassi, ma anche in Paesi dell’Europa occidentale con alcuni dei tassi di vaccinazione più alti al mondo“. 

Quindi, lasciando da parte i numeri che annoiano il popolo, si deve dedurre che il vaccino debba essere strettamente accompagnato dalle vecchie e dimenticate misure come il corretto uso di adeguate mascherine, la attenzione al distanziamento fisico, la prevenzione dell’affollamento, il miglioramento della ventilazione, il continuo lavarsi le mani.


Rimane, in sostanza, il vecchio tran-tran: evitare accuratamente il propagarsi del virus, a tipica trasmissione aerea, adottando misure adatte a questo scopo.
Ecco il nodo: il vaccino NON è la soluzione definitiva alla pandemia; è solo un ulteriore tassello, insieme agli altri citati, forse più importanti, per contrastare la trasmissione del virus.


Il problema vero è che tanti pensano che, una volta assunto il vaccino, si possano ignorare tutti gli altri fattori di precauzione.
E così non è: ogni fattore precauzionale deve essere osservato, dice Ghebreyesus.

Ma allora? A che serve il vaccino? La risposta appare scontata: “I vaccini riducono il rischio di ospedalizzazione, di malattie gravi e di morte”.
La Politica ha consapevolezza che indurre il concetto mediatico che il vaccino sia la panacea globale e definitiva per “terminare” la questione pandemica sia un gravissimo errore di comunicazione sociale?

 

Visto che, poi, il concetto è impreciso e quindi fallace? Bisognerebbe dire le cose chiaramente.
Gli effetti di tale erronea comunicazione sono sotto gli occhi di tutti.
Tuttavia, si insiste nel sostenere che bisogna vaccinare chiunque; anche i bimbi. Di cure, nessuno purtroppo ne parla, anche se, almeno Piemonte, fonti accreditate riferiscono che gli ospedali sono dotatissimi di farmaci anti Covid.

Certo che “bloccare tutto” e “sparare sui cattivi” è molto facile da fare, e soddisfa anche quel senso di dittatura che ognuno alberga in sé; ben più difficile è progettare un sistema equilibrato di iniziative.
Oggi non si può più declinare il disastro pandemico con la solita tecnica della ricerca dell’alibi “nessuno poteva sapere”; “non è mai capitato”.
Tutti sono capaci di gestire la normalità. In politica, però, le capacità di governo si rivelano quando ci sono le a-normalità.


Se un amministratore non ha attitudini a prevedere e fronteggiare emergenze e fluttuazioni è meglio che se ne stia a casa; amministrando fa più danno che bene. La sequela delle inettitudini di alcuni presidenti di Regione, è purtroppo corposa e non solo in concomitanza della pandemia ed i risultati si vedono.

La pandemia ha caratteristiche, per definizione, di “universalità”.
Quindi, non ha senso adottare soluzioni “territoriali”. È un concetto difficile da capire?


Non ha alcun senso che, nei Paesi “evoluti”, si arrivi ad altissime percentuali di vaccinati e si propongano dosi booster, a gogò, o si imponga la vaccinazione di massa; mentre in altri Paesi, come ad esempio quelli sottosviluppati, non si possa procedere alle vaccinazioni, nemmeno della prima dose, per mancanza di fondi.


Basta un infetto, nel globo, per ricominciare tutto daccapo.
Quante ondate d’immigrazione  clandestina ininterrotta che arriva per mare e per terra dovremo ancora sopportare? Ma il governo tace e la Caritas gode.


Se, dopo due anni, ci ritroviamo nella condizione di assumere iniziative drastiche di restrizioni e lock down, vuol dire che qualcosa non ha funzionato nelle soluzioni politiche fin qui adottate.

 

Ciò potrebbe essere l’effetto della confusione e dell’equivoco “scaricabarile” di cosa sia prevalente fra la Politica e la Scienza. Equivoco ipocrita perché, concretamente, dovrebbe essere in discussione NON il primato sociopolitico fra Politica e Scienza, ma quello fra uomini che praticano politica, (che di solito dovrebbero guardare la società) e uomini che praticano scienza, che di solito dovrebbero guardare il laboratorio mentre invece sono proiettati continuamente sul piccolo schermo.  

Qui, infatti, si pone un problema culturale.

Qual è il must fondamentale per un governo?

 

La comunicazione deve essere univoca, chiara, trasparente, diretta e precisa, senza commenti trasversali, tranquillizzabile. Tutto il contrario di quanto accaduto in Italia durante il governo Conte e l’attuale governo.
Si spiegano così i distinguo e le perplessità di un popolo pur già avvezzo a “vaccinazioni di massa”.


Uno studio inglese, pubblicato recentemente su Nature, conferma, ovviamente su base statistica (e quindi probabilistica), che “il rischio di esiti gravi da SARS-CoV-2 per le persone di età inferiore ai 18 anni rimane estremamente basso; il 99,995% dei minorenni contagiati guarisce dall’infezione”. Quasi il 100%.


Quindi, combinando quanto sostenuto da Ghebreyesus e le tesi dello studio inglese, non ha alcun senso far pressioni sulla società civile, a livello territoriale, alimentando conflitti e discriminazioni, anche usando l’arma del terrore, per vaccinare tutti. È opportuno martellare l’opinione pubblica nel non dimenticare le misure di precauzione.


Se ci si ostina ad adottare la politica di restrizioni generalizzate e di imposizione vaccinale a tutti, ci troveremo, come effetto “pandemico” uno stato diffuso di disagio da “lotta civile” che non fa bene alla società civile e farà emergere la parte peggiore che alberga nell’animo umano, dalla delazione all’odio sociale, sino alla guerra civile.

 

C’è un’espressione usata dal presidente Draghi nel corso della conferenza stampa che è eloquente:” Se abbiamo un po' di restrizioni, questo Natale per i vaccinati sarà normale”, per poi concludere. “ Poi speriamo che i prossimi lo siano per tutti”.

 

E’ già purtroppo l’indicazione di un percorso, sommersa dal silenzio tombale dei politici politicanti, che oltre ai grandi paroloni di facciata, nulla importa sulla spaccatura sociale del Paese tra cittadini tutelati e non cittadini.

 

Costoro hanno altro cui badare. Miserabili!

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Articolo pubblicato il 28/11/2021