L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Carlo Mariano Sartoris: l’evoluta razza umana distruggerà il Pianeta con precisione “aurea”?

Riflessioni con un occhio ad antiche credenze e a perduti riti pagani devoti alla madre Terra

“Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche” ( Toro Seduto, Capo Sioux Lakota).

Se partiamo da quel comune modo di dire che recita: “non tutti la pensano allo stesso modo”, allora possiamo esaminare da diversi punti di vista l’attuale panico etico-energetico-economico che si sta sviluppando in una certa parte del mondo, a proposito del riscaldamento globale e del rischio che sta correndo la razza umana: essere causa dell’estinzione di se stessa.

Niente accade per caso e il buon Toro Seduto, come sarebbe andata a finire, l’aveva vista giusta. Ancora fresco di una cultura nativa legata ai ritmi della natura, ben presto messo agli arresti da quell’”uomo bianco” che aveva combattuto, Toro aveva potuto valutare i pro e i contro di due culture. La prima, sacrale e riverente ad ogni forma di vita, la seconda, invasiva, ingorda e presuntuosa d’essere più civile. La nostra, così com’era quella di allora.

Cultura europea tramandata in tutto il mondo, tuttora intenta a saccheggiare ogni materia utile, per continuare il suo “sviluppo insostenibile”, richiamata all’ordine dalla voce sofferente della nostra grande Madre Terra. Terra profanata, perforata, risucchiata ed asfaltata senza sosta, scaricando sulla stessa i rimasugli della nostra storia industriale. Terra a cui guardiamo adesso, piangendo lacrime di coccodrillo, mentre ci stiamo organizzando per la prossima mossa green. Solo un altro modo per reimpostare la festa.

Non è sempre stato così, non per tutti. Forse un po’ di responsabilità è da attribuire a quell’ordine partito dall’Alto e tramandato nella Genesi  28/31: andate e moltiplicatevi! e poi: “dominate sugli uccelli del cielo, sui pesci del mare, su ogni essere vivente che striscia sulla Terra… Io vi do ogni erba che produce seme… E così avvenne.… E fu sera, e fu mattina.”

Alla “Luce” di queste parole, è difficile oggi capire dove abbiamo sbagliato, perché il Tutto è stato seguito alla lettera, però questo è stato tramandato soltanto “al popolo eletto”. Tutti gli altri simili sparpagliati sulla pelle del pianeta, già dai loro albori hanno reso onore al mistero della vita, ciascuno con i suoi rispettabili miti, simboli, credenze e riti sacri.

Storicamente ogni popolo ha sempre ringraziato “qualcosa”. Noi abbiamo abusato del permesso, abbiamo esagerato. Eppure c’è stato un tempo in cui anche i seguaci di Dio, avevano capito che dal “Sacro Serpente della Terra” salivano quelle energie profonde che rendevano più propizi certi luoghi del pianeta vivente. Su quelle aree, già note i “popoli dell’osservanza” vi costruirono altari e remoti complessi megalitici. I monaci benedettini, cistercensi e cluniacensi vi edificarono le più maestose abbazie medioevali, come sugli intrecci di “Lay lines”, tangenti di forza terrestre ed astrale che si muove sulla Terra niente affatto a casaccio. Luoghi in cui si assorbe ancora oggi aria di misticismo, fede e antica sapienza. Ma questi ed altri misteri li conoscevano bene i nostri antenati. Oggi non fanno più storia. Stiamo guardando verso Marte mentre il nostro pianeta boccheggia.

Ed è questo il primo paradosso. Stiamo masticando i suoli delle terre emerse, per far posto ai bisogni spesso superflui delle nostre conquiste, ma il suolo non è un bene rinnovabile. Lo sanno bene i pigmei, ne sfruttano una parte, poi migrano per tornare quando il suolo riprende vita. Il suolo è un organismo  vivente complesso e dinamico, che può essere considerato la pelle della Terra. È composto da elementi minerali e  organici, oltre che da aria e acqua alla bisogna. Nel suolo vive una quota compresa tra 1/3 e ¼ di tutti gli organismi, eppure è considerato solo per il suo valore d’uso al metro quadro.

L’altro paradosso è matematico. Lo sviluppo numerico della razza umana ha prodotto uno sviluppo dimensionale di ciò che la circonda e di quel che produce. Il prefisso “Mega” è di grande attualità e rende l’idea: Megalopoli, Mega strutture, Megafabbriche… indicano la tendenza al gigantismo dell’attività umana su una superficie planetaria che non si può ampliare, né rinnovare, prima vittima dello sviluppo “insostenibile”. Una volta rovinata è da considerarsi un X% sottratto al rimanente. Al consumismo del supermercato globale, non gliene frega niente

Ma se consideriamo il pianeta Terra un insieme vivente, umanità compresa, e in armonia con l’appartenenza all’universo infinito, e se si ammette che nulla nel Creato è casuale, ma il tutto è governato da leggi fisiche, energia cosmica e un che di soprannaturale un po’ più matematico e meno di parte rispetto a quel buon Dio nostrano, allora qualcosa cambia. La visione di ciò che siamo, di quel che abbiamo fatto, e del perché spaccheremo tutto, andando fino in fondo seguendo un inquinamento perfetto, prende forma all’interno di un ragionamento forse fin troppo esatto, oppure scaturito da chi dà di matto. Al lettore l’onere del calcolo e del giudizio.

L’intero Universo, stando al fisico teorico Lee Smolin, sarebbe un organismo vivente e noi le sue cellule. Teoria anticipata da Alexander von Humboldt nel 1834 e più volte ribadita da fisici teorici. Tesi ripresa da James Lovelock che nel 1972 ha proposto l'unità vivente della Terra ("Gaia, un nuovo sguardo alla Vita sulla Terra"). Stephen Hawking, uno dei più celebri luminari del nostro secolo, riferendosi al più grande mistero di sempre: “si tratterebbe dell'Universo stesso”, in cui molto di quel che conosciamo ruota intorno a una costante, a un rapporto geometrico-numerico perfetto che si ritrova in ogni angolo dell’universo.

È la sezione aurea, detta anche “proporzione divina”, pari a 1,618, un numero irrazionale già noto a remote civiltà, al quale, attorno al VIº sec. A.C. un allievo di scuola pitagorica associò il concetto di “illimitato”. Oggi, l’intero delle nostre conoscenze, dal minuscolo del DNA, all’immensità delle galassie, esiste e si sviluppa sempre con quella stessa proporzione matematica.

Dunque, se calcoliamo il valore degli impatti invasivi dell’uomo sulla Terra, secondo uno “sviluppo esponenziale”, ne deriva una “proporzione divina” che si espande seguendo la curva dell’inquinamento “perfetto”, fino al momento della fine, o se vogliamo, il punto di non ritorno verso l’olocausto… Biblico?  

Questa proiezione deriva dell’azione dominante dell’inarrestabile economia di mercato. Antiche popolazioni adoravano altro. Le civiltà mesopotamiche, ad esempio personificavano le forze della natura: Anu era il dio del cielo, Enki il dio della terra e delle acque, Enlil il dio dei fenomeni atmosferici e Ishtar la dea dell'amore e della fedeltà. I Sumeri avevano una complessa religione politeistica, in cui le divinità erano figure antropomorfe delle forze della natura, i monaci tibetani predicano il distacco dalle cose materiali e la pratica della meditazione.

I druidi Celti adoravano la natura e praticavano i loro riti nei boschi o in luoghi ritenuti magici per la presenza di energie “profonde”, corsi d'acqua o pietre dalle misteriose proprietà magnetiche. Gli indiani d’America, credono tuttora che ogni elemento della natura, piante e pietre comprese, sia abitato da un potere che si diffonde e influenza gli altri elementi. E via dicendo. A rendere omaggio alla madre Terra, sono stati in tanti. Ma a cosa di esoterico e di mistico, crediamo noi adesso? A cosa non crediamo più? Triste supporlo in questi giorni in cui anche il cristiano Natale, per comodo e riverenza, ha corso il rischio di essere rimosso nel nome del commercio e di altre, discutibili, politiche, ideologiche, sterili cose!

V’ è stato un tempo in cui il “pensiero” umano era attento all’evolversi della bellezza fisica e metafisica. Ad es: la poetica di Esiodo ed il concetto dei Pitagorici, certi che l’unica legge in grado di capire la natura che regge e guida l'Universo era la matematica. Unica scienza capace di guidare il pensiero fino ai confini dell'Universo, e farci sentire parte di esso. Dove siamo noi adesso? Siamo certi che sia quello giusto il nostro Dio dello sviluppo? Nel frattempo, cosa “penseranno” per salvare il mondo i leader-sacerdoti del prossimo G20?

 

     Civico20News

Carlo Mariano Sartoris

        Redattore

 

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Articolo pubblicato il 05/12/2021