Legge di Bilancio: Il governo arranca al Senato

Strategia di politica economica basata su mance e spartizioni selvagge

I giornaloni del weekend e le dichiarazione dei virologi  preannunciano la vigilia di Natale foriera di ulteriori limitazioni alla libera circolazione ed alla socialità anche per i vaccinati. Quando si parla di politica poi, riprende il tormentone Quirinale mettendo in evidenza i possibili compromessi e le ragioni dominati da affrontare, non finalizzate alla scelta di un presidente della repubblica degno e altamente rappresentativo, ma badando a non mandare a casa anzitempo parlamentari che essendo minus habens, rischierebbero la  disoccupazione e fame certa, perché privi di onorevoli alternative.

C’è invece un capitolo fondamentale tra le scadenze certe del Governo che sfugge ai riflettori ed è la legge sul bilancio sul cui contento ruota l’economia e la vita del Paese almeno per il prossimo anno.

La manovra è stata varata dal governo sin dal 28 ottobre: da allora il Parlamento non si è ancora mai minimamente pronunciato sul testo. Eppure la scadenza si avvicina a grandi passi. La data del 31 dicembre che segna lo spartiacque dall’esercizio provvisorio è dietro l’angolo.

La Camera vedrà transitare il testo per non più di 2 o 4 giorni, tra il 27, o il 28, e il 30 dicembre e sarà chiamata a un compito meramente notarile apponendo il sigillo finale senza poter in alcuno modo modificare l’articolato. Ciò già di per sé rappresenta un vulnus per la democrazia.

Entrando nel merito, se qualcuno, sotto il cappello di Draghi si aspettava una legge di bilancio coraggiosa, dovrà rassegnarsi. Nella redazione del suo atto più importante, il governo sembra aver scelto di interpretare un mero ruolo notarile. Ha dato a ciascun partito qualcosa di quello che chiedeva, lasciandoli tutti con un po’ di amaro in bocca, e cercando di rendere questo incastro tecnicamente sostenibile. Ma manca sia un senso di marcia, sia una razionalità, sia – soprattutto – il senso dell’emergenza che dovrebbe contrassegnare il provvedimento. Mai come oggi, infatti, il paese si è trovato in un fragile equilibrio tra i postumi della recessione dell’anno scorso (non ancora pienamente riassorbita), il ritorno dell’inflazione, e l’incapacità di fare i conti con una stagnazione pluridecennale.

La legge di bilancio, insomma, cerca di fare ordine tra le richieste della maggioranza, ma non fa ordine nel paese. Così, propone la riforma fiscale già zoppa e nata pasticciata, ammorbidisce l’uscita da Quota 100 per mezzo di Quota 102; rifinanzia il reddito di cittadinanza smussandone gli spigoli più osceni, ma senza mettervi mano in profondità; ripropone, con poche modifiche, i bonus edilizi più generosi al mondo.

Tutto ciò senza alcun riguardo ai vincoli di bilancio, come peraltro l’esecutivo aveva sostenuto nei mesi scorsi, con la Nota di aggiornamento al Def. Così passa quasi inosservato il livello record che quest’anno raggiungeranno la spesa pubblica (prevista sopra i mille miliardi di euro), il deficit (ancora superiore al 9 per cento del Pil) e il debito (153,5 per cento del Pil).

Forse il governo confida nel combinato disposto tra una crescita che pare vigorosa (ma sembra più un rimbalzo che una ripresa) e un’inflazione che potrebbe alleggerire il peso del debito pubblico (ma rischia di azzoppare la crescita stessa). Il problema è che la strategia di politica economica sottostante è puramente opportunistica: non persegue alcun obiettivo di lungo termine e si limita ad approfittare della situazione. A renderla ancora più grave è il fatto che l’Italia è tra i pochissimi Stati membri dell’Unione europea che ha chiesto per intero non solo i trasferimenti a fondo perduto, ma anche i prestiti di Next Generation EU: e, dunque, si candida a essere il paese con la massima spesa senza un percorso discernibile per alzare il potenziale di crescita del Pil.

Se ci soffermiamo sulle cronache parlamentari emerge che a rallentare, fino a quasi bloccarlo del tutto, il cammino della manovra a Palazzo Madama sono state anzitutto le tensioni tra maggioranza e governo per la composizione del puzzle finale delle modifiche. A cominciare da quelle che hanno accompagnato fino dalle prime settimane la richiesta di tutte le forze politiche di liberare il Superbonus dal vincolo del tetto Isee di 25mila euro sulle villette e quello di concentrare l’agevolazione solo sulla prima abitazione. Una richiesta di fronte alla quale il ministero dell’Economia si è trovato in difficoltà per la ricerca delle necessarie coperture. C’è poi stato il braccio di ferro tra il centrodestra. Forza Italia in testa, e Pd sulla questione del nuovo rinvio per le cartelle esattoriali, con il PD che ha minacciato di ridiscutere tutto l’accordo sulla ripartizione del fondo taglia tasse da 8 miliardi nel caso in cui la proroga fosse scattata immediatamente rimettendo in discussione i saldi di finanza pubblica già fissati per il 2021.

Ma a fare da freno ai lavori in commissione è stata anche la decisione di diversi ministeri di introdurre, senza quasi preavviso, alcuni interventi in sospeso, come le misure anti-delocalizzazione, il patent box e la stabilizzazione dei magistrati onorari, nel «corpaccione» della Manovra da oltre 200 articoli, che aveva già imbarcato in corso ben due decreti (quello anti-frodi sui bonus edilizi e il Dl con cui sono stati aperti gli spazi fiscali per far salire a 3,8 miliardi la dote complessiva contro il caro-bollette).

Il finale della farsa della Manovra al Senato è già scritto: un unico maxiemendamento su cui il governo porrà la fiducia. Ma rimane ancora un po’ di «suspense» su come si arriverà a questo finale. Il copione originario prevede che il maxiemendamento rimanga assolutamente fedele al testo uscito dalla commissione Bilancio con tutti i correttivi approvati. Ma un ulteriore allungamento dei tempi potrebbe costringere la commissione ad abbassare la saracinesca senza dare mandato di riferire in Aula ai relatori.

In conclusione, il documento fondamentale del Governo segue l’iter del salto agli ostacoli escludendo problematiche annose e rilevanti, a vantaggio delle mancette da campanile.

Che orrore!

 

 

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Articolo pubblicato il 20/12/2021