Torino. E’ mancato Francesco Forte

L’illustre economista e Uomo di Stato, nel 1961 succede a Luigi Einaudi nella cattedra di Scienze delle Finanze della nostra università.

E’ morto Francesco Forte, economista e politico. Fu ministro delle Finanze nel governo Fanfani e Craxi, professore universitario, ex responsabile economico del Partito socialista, giornalista. Aveva 92 anni.

Deputato per due legislature e senatore per altre due dal 1979 al 1994, presidente della Commissione Industria della Camera nel 1981, nel 1982 è chiamato al Ministero delle Finanze nel Governo Fanfani, e nel successivo Governo Craxi è Ministro per il Coordinamento delle Politiche Comunitarie e Sottosegretario straordinario agli Affari Esteri per la lotta contro la fame nel mondo. Nel 1992-94 è presidente della Commissione Finanza e tesoro del Senato.

È stato chiamato nel 1961 da Luigi Einaudi a succedergli nella cattedra di Scienza delle Finanze dell’Università di Torino. Negli anni che seguono, è Visting professor alla Virginia University, alla California University of Los Angeles (USA) e alla York University (UK). Collabora in vari saggi con James M. Buchanan e A. T. Peacock su tematiche della teoria di “public choice”.

Alla Brooking Institution di Washington DC e al Fondo Monetario dove è stato visiting professor of International Economics ha compiuto, sino ai mesi scorsi, ricerche di economia e finanza internazionale.

Ha svolto inoltre ricerche di finanza pubblica e di economia monetaria per l’Ocse e per l’Onu e partecipato ai gruppi di studio della Commissione europea riguardanti la creazione dell’euro. Da 1984 al 1986 è Ordinario di Politica Economica all’Università La Sapienza di Roma e dal 1986 è Ordinario di Scienza delle finanze.

Dal 2002 è docente presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Presidente della International Atlantic Economic Society nel biennio 1984-85, nel 1986-87 è Presidente della European Public Choice Society e nel 1987 presidente onorario dell’International Institute of Public Finance.

Editorialista economico per quotidiani e periodici, tra cui Panorama, L’Espresso, La Stampa, Il Sole 24 ore e il Giornale, è autore di saggi e manuali di scienza delle finanze, di economia monetaria, di politica economica, di economia industriale e di economia dei beni culturali.

Nel 2017 pubblica 'A onor del vero. Un’autobiografia politica e civile' (Rubbettino), il racconto del suo lungo impegno civile e della sua attività politica professionale che offre uno spaccato dell’Italia del Novecento, sino al primo quindicennio del 2000.

Molti i ricordi Torinesi. L'Avv. Edoardo Pezzoni Mauri, Vice Presidente Nazionale dell'U.M.I   ci ha dichiarato; ”Da molti anni ormai collaborava con l’Unione Monarchica Italiana partecipando attivamente alle attività della stessa. Da ultimo ha redatto per l’UMI un capitolo del volume su Cavour”.

Il Professor Forte era  stato anche presidente del Comitato Edgardo Sogno.

L’ormai storica presa di posizione a favore della TAV, lo vide in prima linea. Così lo ricorda Mino Giachino: “Mi onoro della sua amicizia e stima era il secondo firmatario della mia #PETIZIONE SITAV che ha raccolto 114.268 adesioni . Era molto intelligente ma anche molto umile . Venne sovente ai miei convegni lo andavo a prendere a casa o lo mandavo a prendere dai ragazzi di #SILAVORO.”

A poche ore dalla scomparsa stanno giungendo le espressioni  di cordoglio da parte del mondo accademico italiano ed internazionale, da economisti e Fondazioni-

Instancabile sino all’ultimo ha pubblicato articoli e saggi di politica economica. Pubblichiamo uno degli ultimi sui scritti, assai significativo.

Pmi, autonomi e risparmi: ecco la nostra risorsa

“Ciò che sta accadendo nell'economia italiana e in quella dell'euro e nei paesi Ocse rompe gli schemi tradizionali. Di colpo dalla deflazione, ossia dalla crescita negativa o nulla dei prezzi, in pochi mesi siamo balzati nell'inflazione. Nell'area Ocse, che contiene tutti i paesi industrializzati, il tasso medio di inflazione è al 5,2% in ottobre, contro il 4,6 di settembre e lo 1,2 dell'ottobre 2020.

Nell'area euro, che ha una tradizione di prudenza monetaria, il tetto dovrebbe essere il 2-2,5%: siamo al 4,1 in ottobre contro il 3,4 di settembre e lo 0,3 nel 2020 che era deflazione, in quanto inferiore allo 0,5-0,7 che è attrito.

Tradizionalmente, l'autorità monetaria fa salire i prezzi gradualmente, cioè «governa» la moneta. Invece le è sfuggita di mano. Un noto teorema che riguarda il rapporto fra politica monetaria e fiscale dice che quando c'è una inflazione che l'autorità monetaria non riesce a controllare, interviene la politica del fisco, che aumentando le imposte blocca l'inflazione e può generare deflazione, se esagera la dose: come è accaduto, con il governo Monti in Italia e con il Fondo monetario internazionale in Grecia che sbagliarono i calcoli fiscali in eccesso.

Ma ora la politica fiscale dell'euro, quella del dollaro, quella della sterlina non hanno attuato la manovra restrittiva, ma la manovra opposta, per combattere la crisi dovuta al Covid, che ha imposto molte chiusure di attività e perciò ha creato «capacità produttiva inutilizzata». Questa la si può utilizzare senza generare inflazione, «con un debito buono».


Però ci sono le «strozzature», ossia carenze di certe materie prime e semi lavorati. Alcune si risolvono con una nuova offerta e l'inflazione si ridurrà. Ma l'offerta di energia è limitata dalla politica ecologica ed ambientale riguardante petrolio e gas. I prezzi dell'energia in pochi mesi nell'Ocse sono aumentati del 24%: al top dal 1980.

L'ambientalismo fanatico di sinistra dice sempre no. Ma ciò fa aumentare le bollette delle famiglie, che chiedono e ottengono un indennizzo, per ragioni di equità distributiva. La carenza di energia dipende anche da guerre calde e fredde fra paesi produttori e con i paesi consumatori.

Berlusconi, l'unico leader con le idee chiare in materia, sostiene che in attesa di raggiungere l'autonomia con le energie rinnovabili artificiali e il nuovo nucleare sicuro e senza scorie radioattive, occorre utilizzare gli idrocarburi e sterilizzare la loro anidride carbonica con la riforestazione che distrugge anidride carbonica.

Interi continenti e subcontinenti sono stati disboscati da abitanti che non hanno altro mezzo per campare. Per i paesi ricchi il finanziare questi paesi per la riforestazione costa poco. Inoltre occorre utilizzare l'acqua per produrre energia idroelettrica. In interi continenti e sub continenti l'acqua non viene preservata e canalizzata, ma si disperde per incuria o costi che le comunità a basso reddito non possono sostenere. Ma investirvi per chi ha i mezzi genera reddito.

Il Pil nell'eurozona cresce più della media Ocse. E in Italia più che nella media euro, perché la crescita è trainata da export e investimenti. Le nostre piccole e medie imprese, il lavoro autonomo qualificato sono un sistema agile e diversificato, che si presta al rilancio, in situazione anomala e la nostra elevata propensione al risparmio genera investimento. Facciamone tesoro.”

Francesco Forte

3 Dicembre 2021 IL GIORNALE

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Articolo pubblicato il 02/01/2022