I Re Magi e le loro reliquie

Un viaggio infinito che tocca anche Torino

La devozione di Torino per i Re Magi è dimostrata dalle grandi tele conservate nella Cappella dei Banchieri e dei Mercanti, in via Garibaldi 25...

La storia dei Magi ha, peraltro, origini lontane, nel tempo e nello spazio, e viene considerata una leggenda perché le fonti al riguardo sono poche e imprecise.

I tre misteriosi personaggi sono menzionati soltanto nel Vangelo di Matteo, nel quale i Magi provenienti dall’Oriente arrivano a Gerusalemme, durante il Regno di Erode, alla ricerca del neonato Re dei Giudei.

Essi giungono 12 notti dopo la sua nascita, nel giorno che viene definito con il nome di Epifania (cioè apparizione, manifestazione della divinità di Cristo).

La tradizione vuole che i Magi portassero altrettanti doni:

l’oro, il regalo riservato ai re (Gesù è considerato il Re dei Re);  

l’incenso, per venerare la sua divinità;

la mirra, usata nel culto dei morti, in quanto Gesù è un mortale e dovrà morire sulla Croce.

Ad un certo punto la loro storia si intreccia con quella della Befana: nel XII secolo si diffonde la leggenda che vuole incontrassero una serie di difficoltà, mentre erano diretti a Betlemme; smarriti, chiedono aiuto ad una signora donna, che non li segue fin dal piccolo Gesù (nonostante le loro insistenze); in seguito, pentita di non essere andata con loro, prepara un cesto di dolci ed esce di casa alla loro ricerca, senza trovarli.

Si ferma, quindi, ad ogni casa che incontra sul suo cammino, donando dolci ai bambini che incontrava in cambio delle informazioni che riceveva per raggiungere il luogo della Natività.

Da quel momento i bambini si sarebbero aspettati ogni Epifania i dolci e per ringraziare l’anziana signora, lasciavano le scarpe fuori dall’uscio di casa, così che la donna potesse cambiarsele durante il lungo viaggio (se non ne avesse avuto bisogno, avrebbe riempito questi scarponcini di dolci regali).

Leggenda o no... è una storia piacevole da raccontare e da ascoltare!

A Milano la Basilica di Sant’Eustorgio conserva le reliquie dei Magi, tuttora oggetto di culto e di una devozione mai interrotta.

Secondo un’antica tradizione i Magi ritornano a Gerusalemme dopo la crocifissione di Cristo e vi muoiono martiri.

I loro corpi vengono recuperati e trasferiti da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel 334 a Costantinopoli, in Santa Sofia.

Eustorgio, recatosi a Costantinopoli prima di insediarsi quale Vescovo di Milano, ottiene le reliquie in dono dall’imperatore Costante.

Le spoglie dei Magi arrivano a Milano in un grande e pesante sarcofago marmoreo trainato da due buoi che, giunti alle porte della città lombarda, crollano esausti.

In questo luogo Eustorgio decide di fondare una basilica.

I corpi sono deposti in un’arca marmorea (il quinto capitello a destra della navata centrale raffigura l’episodio).

Durante il saccheggio di Milano, compiuto da Federico Barbarossa nel 1164, i fedeli, per paura che le sacre reliquie venissero profanate, le nascondono nella vicina chiesa di San Giorgio in Palazzo, entro le mura cittadine.

L’Arcivescovo Rainald von Dassel (1114 - 1167), cancelliere imperiale del Barbarossa, si impossessa dei corpi dei Magi e li fa trasportare nel Duomo di Colonia, dove si trovano ancora, custodite in un prezioso reliquiario attribuito all’orafo Nicola di Verdun.

Durante il viaggio di trasferimento da Milano a Colonia, avvenuto nel 1164, i torinesi hanno potuto vedere le reliquie.

Una descrizione dettagliata di questo viaggio si trova in un testo redatto, circa due secoli dopo, dal carmelitano Giovanni di Hildesheim (1310 - 1375), che riporta le 42 tappe effettuate (in Italia: Milano, Pavia, Vercelli, Torino, l’attraversamento delle Alpi...) nella sua opera Liber de trium regum corporibus Coloniam translatis, dedicata alla traslazione delle reliquie dei Re Magi a Colonia, tradotta in varie lingue, che contribuì a diffondere in tutto il mondo le principali leggende riguardanti i Magi .

Fra Vercelli e Torino il corteo entra nel Marchesato di Monferrato, passando per Asti e Chieri.

Di quel passaggio è rimasta traccia nelle denominazioni di alberghi e locande: Ai Tre Re, Della Stella, Le Tre Corone e altri similari...

Ad Asti sopravvive l’angolo dei Tre Re, fra la torre medievale della famiglia Deregibus e la cosiddetta Torre Quartero, sullo slargo aperto fra via Roero e corso Vittorio Alfieri.

A Chieri troviamo il Vicolo Tre Re, che conduceva all’omonimo albergo; ancora in Chieri (non so fino a quando) l’Albergo Tre Re versa in grave stato di abbandono e degrado. La sua ultima apparizione è stata nella serie tv “Non uccidere2”, con Miriam Leone protagonista femminile.

A Castellamonte è ancora in esercizio l’albergo e ristorante Tre Re... Un volume racconta questa piccola grande storia ("Due soldi d’ombra di campanile. La storia dei Tre Re di Castellamonte"), che ha visto passare di qui, fra gli altri, Pietro Badoglio, Togliatti e Nilde Jotti, Luigi Einaudi e Adriano Olivetti, Gianni Brera, Giovanni Arpino, Mario Soldati, Mario Rigoni Stern ed Enzo Biagi...

 

In Sant’Eustorgio rimane il grande sarcofago sul cui coperchio sono scolpite una stella e la scritta settecentesca “Sepulcrum trium Magorum”.

Nei secoli successivi i milanesi tentano invano di ottenere la restituzione delle reliquie.

Solo nel 1903, grazie all’intervento del Cardinale Andrea Carlo Ferrari (1850 - 1921), alcuni frammenti dei sacri resti tornano nella Basilica di Sant’Eustorgio.

Tuttora le reliquie sono conservate in una teca sopra l’altare dei Magi, nel transetto destro della basilica, esposte alla devozione dei fedeli.

Nella solennità dell’Epifania una grande processione parte dal Duomo di Milano e si conclude davanti alla Basilica di Sant’Eustorgio.

Questi ‘sapienti’ rappresentano la dinamica dell’andare al di là di sé – intrinseca alle religioni – una dinamica che è ricerca del vero Dio e quindi anche filosofia nel senso originario della parola… Essi rappresentano il cammino delle religioni verso Cristo…

Questi uomini sono dei precursori, dei ricercatori della verità, che riguardano tutti i tempi!”.

(Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, 2002).

Torniamo a Torino, in via Garibaldi 25, dove...

La Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti viene istituita nel 1662 presso la chiesa della Compagnia di Gesù della città, i Santi Martiri, ufficialmente riconosciuta da Papa Alessandro VII nel 1663.

Inizialmente la Congregazione stabilisce la sua sede in un piccolo oratorio, che nel 1692 è sostituito dall’attuale e più ampia cappella, grazie al diretto interessamento di padre Agostino Provana (1641-1726), che riesce a coinvolgere nell’impresa il pittore Andrea Pozzo (1642-1709), sotto la guida dell’ingegnere civile e militare Michelangelo Garove (1648-1713).

Nel 1694 padre Provana chiama da Milano il pittore Stefano Maria Legnani (detto Il Legnanino, 1661-1713) per affrescare le volte con temi incentrati sulla “Storia della Salvezza” tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento.

Nei due decenni successivi le pareti della Cappella vengono progressivamente ornate con dodici grandi quadri ispirati al tema dell’Epifania.

I primi dipinti sono registrati nei documenti della Congregazione nel 1694, l’ultimo nel 1712: sono opera di artisti di primo livello come Guglielmo Caccia, detto Il Moncalvo (attribuito a lui, ora in sacrestia), Andrea Pozzo, Sebastiano Taricco, Luigi Vannier, Stefano Maria Legnani e Niccolò Carlone.

All’interno della sacrestia viene gelosamente custodito un autentico tesoro: il Calendario Meccanico Universale, realizzato da Giovanni Amedeo Plana (1781 – 1864, astronomo di fama mondiale e fondatore dell’Osservatorio Astronomico di Torino), composto essenzialmente da legno e carta, che permette di calcolare in un arco temporale di 4000 anni (a partire dall’anno zero) lunazioni, maree, festività e santi del giorno. Fin dalla sua costruzione, l’estrema precisione del congegno e l’ampio spettro temporale che il Calendario ricopre hanno suscitato interesse ed ammirazione.

Grazie ad un concorso organizzato dal Politecnico di Torino nel 2015, quattro team di studenti dell’Ateneo sono entrati nel cuore pulsante della macchina per svelare, quasi 200 anni dopo la sua realizzazione, il complesso funzionamento. La ricerca degli studenti ha rivelato che il Calendario funziona come un vero e proprio computer, composto da memorie a tamburo (ovvero cilindri su cui sono scritti dati in forma numerica), a disco e a nastro in grado di memorizzare oltre 46.000 dati.

Una volta l’anno, proprio il 6 gennaio, in questa Cappella la Congregazione ufficializza l’investitura dei nuovi confratelli e congregati e celebra la propria festa annuale

Curioso, infine, è il cosiddetto Libro d’Oro: posizionato al centro dell’altare di marmo, raccoglie le firme di tutti i compagni che hanno fatto e fanno tuttora parte della Pia Congregazione.

Si conclude qui questa camminata, fra storia e leggenda, arte e scienza, alla ricerca delle tracce dei Magi a Torino e in Piemonte.

Buona visita a chi visiterà la Cappella dei Mercanti e buona ricerca a tutti gli instancabili curiosi della conoscenza!

@Ezio Marinoni

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Articolo pubblicato il 06/01/2022