Oggi, 10 gennaio 2022, 93º anniversario dell’inesauribile artista torinese
Ezio Gribaudo è nato a Torino, in borgata Sassi, a due passi dalla stazione della funicolare Sassi-Superga. Era il 10 gennaio 1929 e sembra che da bambino desiderasse diventare direttore d’orchestra, ma le vicende della vita lo hanno avvicinato all’arte grafica, vera scuola di creatività e trampolino di lancio verso una multiforme, instancabile attività artistica, mai sazia di sperimentazioni e pioniera di se stessa.
Ben poche cose avvengono per caso, ed Ezio Gribaudo, ispirato e sospinto dal fascino dell’arte, ha tracciato il suo percorso viaggiando alla ricerca di ogni angolo sperduto nel mondo, frequentando gruppi artistici di varie nazionalità, affinando la sua tecnica pittorica ed esponendo le sue opere in un crescendo di riconoscimenti che culmina con il primo premio alla biennale di Venezia nel 66, seguito da una catena di riconoscimenti in Italia e nel mondo. Nel 2003 è stato insignito della medaglia d’oro città di Torino e due anni dopo è stato nominato presidente dell’Accademia Albertina.
Avere il privilegio di conoscere e frequentare Ezio Gribaudo vuol dire essere proiettati nel funambolico percorso di vita in cui si viene risucchiati fin quasi a farne parte. Accade in modo quasi naturale tra i locali del suo suggestivo studio che trasuda lavoro, cultura, e metaforica bellezza.
In quel luogo magico, dove si possono incrociare personaggi inattesi, Gribaudo libera quella sua arte di affrescare racconti senza tempo che intrecciano luoghi, personaggi eccezionali, ignoti avvenimenti ed altri leggendari, per poi riannodarsi senza perdere il filo critico e attento.
Avvincenti peripezie da tramandare e condividere, amarcord in cui rivivono vicende di stampa e di monografie, di intrighi politici, di incontri con i giganti dell’arte contemporanea, di Penny Guggenheim e quella mostra alla Galleria Civica di Torino, di spaghetti con Fidel Castro, di Arthur Miller e profumo di Marilyn, di tipografia e invincibile Grande Torino, di Picasso, di Fontana e de Chirico, di Giorgio Giugiaro ed Ennio Morricone, della storia infinita dell’arte e non soltanto di quella.
Chiacchiere che si snodano in una suggestiva “Casa dei balocchi”, audace palazzina aggettante, progettata dall’architetto Andrea Bruno e dimora per dinosauri, cavalli, pesci e cammelli incisi, appesi o riuniti in gabbia e poi, Pinocchi scolpiti nella roccia o camuffati in metaforici dipinti, quindi piramidi e planisferi mutati in iconiche tele tridimensionali. Tutto intorno: colori, pennelli, volumi, stampe, quadri, logogrifi e metallogrifi dai molteplici segreti…. Una selva di abitanti accomunati in un disordine perfetto, dove ogni cosa pare animata e felice di partecipare a un fantastico convegno dell’arte.
Ma è il Maestro stesso il primo portavoce dell’arte. L’arte d’indossare se stesso, avvolto nel maglione “Missoni”, fedele compagno, così come il largo cappello a falde e il bastone manico d’avorio; accessori di una gestualità elegante e misurata. Uomo suadente, affabulatore e protagonista in ogni platea, Gribaudo saluta con fisicità, vagliando l’interlocutore che troverà un maestro d’arte, di vita, riflessione e conoscenza. Così come è capitato a me.
Buon compleanno dunque, Ezio Gribaudo, patrimonio e custode di tante storie della città. Quella Torino che il Maestro racconta, porta nel cuore e nasconde nelle sue tele, ambasciatore nel mondo, e talvolta celebra fraseggiando in piemontese. Buon compleanno al grande artista che, attento alle cose del mondo, ci ha lanciato un messaggio universale: “La bellezza ci salverà”, imperdibile lungometraggio.
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Articolo pubblicato il 10/01/2022