Governo. Parla Draghi (con 17 minuti di ritardo) ed è flop.

Nella conferenza stampa indetta per ieri pomeriggio, il Premier non ha illustrato il pacchetto di misure messe in campo per contrastare l'avanzata della variante omicron, e tace sul Quirinale!

E’ stata un flop la tanto attesa conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio dal Presidente del Consiglio, ma per essere obiettivi sono state più rinunciatarie le domande del giornalisti, rispetto al taglio minimalista di Draghi.

Nelle ultime ore l’istinto alla sensazione e l’insipienza dei nostri politicanti, hanno cercato di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sul Quirinale caricando di attesa l’incontro di Draghi con la stampa. Ma qui Draghi ha sgombrato il campo non solo dichiarando che non avrebbe risposto ad alcuna domanda, ma coerentemente respingendo ogni richiamo al tema.

Dove sta la delusione?

Nella serata del 5 gennaio il Governo ha partorito l’ultima serie delle quinte disposizioni impartire nelle quattro settimane precedenti, sulle limitazioni di socialità per i non vaccinati, sino d arrivare al blocco all’accesso alle attività lavorative ed alla possibilità di consumare un panino all’aperto. Molte norme sono subito apparse in contraddizione con le precedenti, ancora in vigore. La mancata illustrazione da parte del governo, ha ingigantito aspettative e difficoltà interpretative da parte dei cittadini.

Norme non di poco conto. Dall’obbligo del buster per poter svolgere qualsiasi attività lavorativa, il divieto a viaggiare anche sui mezzi pubblici locali e consumare uno snack all’aperto, con date e scadenze  in contraddizione tra loro.

Draghi si è invece presentato con toni ecumenici predicando sicurezza, prudenza e umiltà, ma ha scagliato anatemi sui non vaccinati ed in particolare  verso gli ultracinquantenni come responsabili dei picchi di infettività e di eccessiva occupazione dei reparti ospedalieri negando, di fatto, il posto letto ad altri  pazienti in attesa di interventi chirurgici e di cure vitali.

Si continua purtroppo ad assegnare un ruolo politico ed ideologico ai così detti NOVAX che scendono in piazza.

Per inciso il circa 10% della popolazione under 12 anni non è  vaccinata. E’ aliena da motivazioni collettive o di parte, ma la miopia governativa rischia, gioco forza di far crescere un movimento ideologico che di per sé sarebbe privo di dignità e che invece di fatto potrà fungere da elemento collettore e di difesa per chi si ritiene schiacciato dall’ultima tagliola governativa.

Se le mezze maniche al governo imparassero ad ascoltare e dialogare con il Paese, la situazione avrebbe potuto prendere un’altra piega. Il picco a volte impressionante che dopo il 24 dicembre ha elevato la curva dei contagi, è costituito in gran parte da quella  popolazione che si è concessa vacanze e in località amene,  è tornata a casa e sta infettando amici e famigliari.

Gli ultimi obblighi governativi di ricorso al tampone per poter svolgere funzioni basilari, hanno anche contribuito ad evidenziare un numero significativo di asintomatici e quindi di persone che purtroppo infettano senza patire ed accorgersene.

Più volte e da più parti si è concordato sulle pessime scelte  comunicative del ministero della salute e del governo, in tema di pandemia. Ebbene, per calarci nei problemi di ogni giorno, cos’è successo negli ultimi mesi?

Molti cittadini hanno obbedito alle disposizione impartite, sono ricorsi al vaccino, ma sono stati colpiti da sintomi dolorosi e persistenti di varia natura. Costoro non hanno ricevuto indicazioni e cure adeguate da parte dei medici  di famiglia, dalle ASL e da ogni altro soggetto discendente dalla Sanità pubblica.

Alle proteste e segnalazioni seguite, il governo ha sempre minimizzato.

Quindi molti di questi cittadini ed i loro famigliari ed amici, si sono limitati alla prima od alla seconda dose del vaccino  e non vogliono più sentire parlare di sieri.

Essere colpiti da misure rilevanti e penalizzati, con la sospensione del lavoro e dalla stipendio, provoca in costoro, ancor più livore nei conforti di uno Stato sempre pronto a concionare, ma non ad aiutare i cittadini, penalizzati da un obbligo coercitivo.

C’è poi una significativa aliquota di persone portatrici di patologie incompatibili con la vaccinazione.

Anche costoro non hanno trovato accesso a richieste ed esposti, finalizzati alla presa in considerazione del loro caso, per ottenere  l’esenzione o il differimento della vaccinazione. Tanto è vero che stanno aumentando i ricorsi e sono in corso azioni legali verso la magistratura e le Istituzioni europee.

Questa è anche l’Italia. Draghi e i suoi ministri hanno enfatizzato la via italiana al vaccino, ma si sono astenuti dal comprendere le motivazioni per le quali pochi milioni di italiani non si sono sottoposti all’inoculazione.

C’è poi stato un accenno alle richieste avanzate da presidi e presidenti di regione sul differimento dell’apertura delle scuole, per evitare d’incorrere nel picco dei contagi. Oltre ad aver motivato il suo diniego, Draghi ha passato la palla al Ministro dell’Istruzione che ha dichiarato:”  Ad oggi i docenti assenti perché positivi o in quarantena sono il 6%, gli studenti il 4,5%. Stiamo controllando la situazione perché abbiamo operato con attenzione, non siamo stati fermi", ha detto il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, aggiungendo che i docenti sospesi perché non vaccinati sono lo 0,72%. "Il 3,07% dei Comuni ha disposto ordinanze di chiusura: una situazione che non è, quindi, dilagata". 

Quale sarà la strada vincente? Il bastone? Ma sino a quando?

Per la cronaca il presidente del consiglio, in chiusura della conferenza stampa si è scusato per la fuga del 5 gennaio, negandosi ai giornalisti. "Ci sono molti motivi di carattere più circostanziale, ma c'è stato da parte mia una sottovalutazione delle attese che tutti avevano per quella conferenza stampa, per cui mi scuso e vi chiedo di considerare questo un atto riparatorio, spero che sia adeguato", ha spiegato il premier.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 11/01/2022