«Il cammello è un cavallo progettato dal designer dopo una riunione di direttori»

Giovanni Michelotti, geniale designer (di Michele Franco)

Giovanni Michelotti, geniale designer - In quarant’anni di attività disegnò e inventò qualcosa come 1.200 vetture, di cui 300 per il solo carrozziere Vignale. Dopo le fuoriserie arrivarono le grandi commesse con BMW, Triumph, Alpine, DAF...  

Nei decenni favolosi del dopoguerra l’auto viveva una estrema sperimentazione, percorrendo strade nuove e stupefacenti, tanto nella meccanica che nella forma estetica. Oggi, appiattiti su concetti d’auto standardizzati, ci riesce difficile pensare a cosa si vedeva nel traffico negli anni del boom economico. Motivi di sicurezza verso pedoni e occupanti hanno portato a similari parametri di sviluppi estetici. E la gamma ristretta di colori delle auto odierne la dice lunga sull’appiattimento dei gusti.

Ma ci fu un’epoca in cui i colori di carrozzerie ed interni erano un’esplosione di vitalità e creatività, mica il nero-grigioscuro d’oggi! Per le strade viaggiavano mezzi dai colori più vivaci o in tinta pastello che han segnato periodi irripetibili. In questo contesto, i carrozzieri realizzavano auto personalizzate, reinventate o ricavate dalla produzione seriale. Tra i carrozzieri italiani che portarono nel mondo l’italian style, una figura emerge imperiosa: quella di GIOVANNI MICHELOTTI, “il carrozziere dei carrozzieri”.

Un “Signor designer” dotato di immaginazione fervida, capace di preveggenza intuitiva sull’auto del futuro, sperimentatore dotato di grande energia creativa, esempio del self-made man di quel periodo. Una perla rara capace di emergere dal ricco panorama di altri geni del design d’auto, sia italiani che stranieri.

Michelotti World al Mauto prorogata fino al 20 febbraio - Lo dico in modo semplice: im-per-di-bi-le!

Grande successo di pubblico per la mostra che celebra il centenario dalla nascita del geniale e sofisticato ideatore di carrozzerie, e le sue affascinanti creature. Inaugurata il 6 ottobre 2021, la mostra è straricca di documentazione e ha gran numero di prestigiose auto esposte. Il MAuTo ha fatto un grande sforzo, in tempi non facili, per allestire un evento di questa portata: le auto provengono da numerose collezioni private, club, associazioni e musei del mondo. Il percorso espositivo è molto ben strutturato, con le auto fronteggiate da grandi pannelli ricchi di studi, bozzetti, disegni, fotografie che danno un’idea dell’ecletticità e della genialità delle soluzioni stilistiche create da Michelotti.

Da ambienti più rientrati occhieggiano i musi maestosi e filanti di auto incredibili, in cui forme e colori si sposano in un connubio di alto livello stilistico e di potente impatto visivo, mentre la galleria principale ha un taglio scenografico di grande effetto: le auto commissionate a Michelotti sono affiancate da profili a grandezza naturale di auto dello stesso marchio ma di versione precedente. Le carrozzerie create dal genio rappresentano, anche qui, un gigantesco balzo in avanti nell’estetica. Il paragone è impietoso: Michelotti porta nel futuro ogni modello su cui pone occhio e matita, rendendo assolutamente obsolete le auto delle serie precedenti di partenza.

Dai prototipi innovativi ai lussuosi bolidi per pochi fortunati, alle auto di piccola serie, alle preparazioni sportive, l’occhio scivola su meraviglie della meccanica e del più grande design made in Italy, in una sorprendente sequela di forme e cromature, colori e abbinamenti che ci offrono la precisa sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di pressoché perfetto. Dappertutto, dal particolare all’insieme, emergono “segno” e disegno della matita di Michelotti, estensione della sua forma-pensiero applicata all’automobile.

E una lacrimuccia di nostalgia scende, guardando i nostri SUV e le nostre berline che ci attendono parcheggiate fuori dal MAuTo.

Non perdetevi questa mostra: non avrete molte occasioni, in futuro anche lontano, di vedere un parco auto di questo livello, con tante meraviglie ideate dalla mente del geniale designer.

Un grande, spesso misconosciuto ai non addetti ai lavori, e che   merita invece un posto luminoso nella Storia dell’automobile. MAuTo gli rende l’omaggio che merita con una mostra riuscitissima.

Ascesa di un genio - Quello che sarà uno dei designer più prolifici ed eclettici di sempre entra nel mondo dell’auto a 16 anni. Vetrinista, inizia il lavoro negli STABILIMENTI FARINA, nati a Torino nel 1906 con Giovanni Farina. Dopo decenni di successi, nel 1953 l’azienda fallirà sotto la direzione dei figli del fondatore, ma il fratello minore di Giovanni fu quel Battista Farina detto PININ (Giuseppino, per la somiglianza col padre Giuseppe), che fondò nel 1930 la sua PININFARINA, leggenda del design italiano tutt’oggi operativa.

Michelotti si fa notare in Farina. È gran lavoratore con idee personali e innovative in fatto di disegno delle carrozzerie. I suoi studi e bozzetti non passano inosservati: Pietro FRUA sarà il maestro che intuirà le potenzialità del “bòcia” (in piemontese, recluta, giovane di bottega). Michelotti “brucia” i tempi: nel 1949 apre il suo studio professionale in Via Ormea a Torino a cui segue l’apertura, in Corso Duca degli Abruzzi, di uffici più vasti. E negli anni ‘60 inaugura l’attico di Corso Francia, fucina creativa e punto di riferimento per designer e carrozzieri.

È il primo studio specificamente dedicato allo studio di carrozzerie d’auto in Italia. Nel 1959 prende in affitto un’officina in via Levanna dove realizza carrozzerie e maquette 1:1 per Vignale, Bertone, Allemano, Ghia, tutti carrozzieri coi quali Michelotti instaura un rapporto di collaborazione ottimale, riuscendo a passare dal figurino al prototipo funzionante in poche settimane. Nel 1967, vista la mole di commesse, sposta la sede dell’azienda ad Orbassano.

È una meravigliosa corsa professionale dagli esiti straordinari in Italia e nel mondo. Le carrozzerie firmate “Michelotti” danno, alle auto di ogni singolo costruttore, una personalità specifica e un preciso “family feeling”. Anticipano le mode, coniugano abitabilità, comfort, ergonomia, aerodinamica, estetica e stile in modo inappuntabile.           

Chi può permettersi l’auto “vestita” Michelotti sa di avere un esterno abito metallico e un appagante interno d’abitacolo, entrambi su misura e in perfetta sintonia. E nei Saloni dell’auto di Torino fino a 40 auto con la sua firma vengono esposte nelle edizioni degli anni d’oro.

Il successo è unanime, in Italia e ancor di più all’estero.

Muore indipendente: ha sempre rifiutato laute offerte di grandi case automobilistiche che volevano assumerlo. “Un cammello è un cavallo progettato dal designer dopo una riunione di direttori” diceva, e lui mica voleva cacciarsi nel vespaio di compromessi che avrebbero stravolto le sue idee originali. La libertà creativa la difese per tutta la vita, fino a quel tumore incurabile che lo portò via. Era il 1980.

Di lì a poco arriveranno i “Centri stile” interni alle aziende, mentre robotizzazione e digitalizzazione apriranno nuovi orizzonti produttivi. Una gigantesca pagina di storia umana e creativa si chiudeva, e con lui scompariva uno dei più alti esponenti del design di un’epoca mitica e irripetibile.

Michele Franco

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Articolo pubblicato il 17/01/2022