"L'Europa prima delle crociate. Fede & guerre nella formazione della Cristianità occidentale" di Alberto Leoni

Tra fede e guerre per la formazione della cristianità europea - Parte 2

E' incredibile per Leoni come un regno possa cadere sotto i colpi di 15.000 berberi. Anche se poi subentrano altri fattori come, per esempio, le porte di Toledo, di Siviglia e di altre città furono aperte dagli Ebrei. Tuttavia, gli arabi furono fermati a Tolosa il 9 giugno del 721, dal duca Eudo d'Aquitania, per Leoni fu una vittoria epocale, ingiustamente sottovalutata.

 

Da qui nasce la riconquista spagnola, poi affermatasi con la battaglia di Covadonga. Certo la prima vittoria dei cristiani spagnoli c'è stata «nei propri cuori, con la resistenza alla tentazione di abiurare il cristianesimo e di abbracciare l'Islam». E comunque Leoni racconta l'epopea della battaglia di Covadonga guidata dal nobile goto don Pelayo con i suoi montanari asturiani che combatteva per Cristo e la sua Chiesa. Infatti, l'unica sua insegna era una croce di quercia.

 

Il capitolo si conclude con un'altra battaglia epocale, quella di Poitiers, con la vittoria di Carlo Martello.

Il quinto capitolo dedicato tutto a Carlo Magno e la formazione dell'Europa: la spada & la missione. «Vi sono momenti, nella Storia umana, nei quali individui o interi popoli sono chiamati a compiti sovrumani, molto superiori alle proprie qualità o ai propri meriti: è il caso di Carlo Magno e dei Franchi». Basterebbe questa introduzione di Leoni al capitolo per descrivere la grande opera compiuta da Carlo Magno.

 

E ancora meglio la successiva citazione, sempre in riferimento ai Franchi: «I loro pregi, in fondo, sono stati fondamentalmente due: essere impavidi in battaglia e fedeli alla Chiesa, come nessun popolo lo era mai stato fino ad allora. Così un re e il suo popolo hanno costruito l'Europa, unendola con una serie di campagne militari e un'organizzazione amministrativa quali non si vedevano più dal tempo dell'impero romano».

 

Abbiamo visto che in poco più di settant'anni dalla morte del profeta, la Dar al Islam, la casa della sottomissione ai precetti del Corano, si era estesa dall'Armenia fino all'Oceano Atlantico. Ora c'era la Dar al Arb (la Casa della guerra), l'impero bizantino resisteva, il regno visigoto fu conquistato, quello dei Franchi ora era il confine. La stirpe franca, di eccezionale bellezza, audace, lesta e virile, convertita alla fede cattolica, saranno loro a creare l'Europa cristiana.

 

Leoni anche qui esprime la sua conoscenza sull'organizzazione sociale e militare del regno dei Franchi. In particolare, la sua attenzione si rivolge alla guerra di conquista, alle campagne e alle spedizioni militari, al costoso esercito carolingio. E poi l'altra attenzione verso l'altro popolo antagonista, i Sassoni, armati più o meno come i Franchi.

 

Il sesto capitolo tratta della “Prima Grande Guerra europea”. Le invasioni barbariche del IX secolo. E' un secolo di ferro. Qui Leoni abbandona lo schema narrativo fin qui adoperato, per narrarlo col vecchio metodo cronologico. Per scrivere che si trattò «del conflitto più colossale mai combattuto dalla cristianità per la sopravvivenza di tutto ciò che oggi è nostro, più decisivo, per certi aspetti, dei due conflitti mondiali del secolo scorso».

 

Leoni inizia la sua narrazione partendo dal monastero: arca di cultura a bersaglio prioritario. Infatti, furono proprio i conventi e le abbazie gli obiettivi più colpiti dai barbari di ogni razza e latitudine e proprio per reazione a questi attacchi, «fu proprio nei conventi che si sviluppò una mentalità guerriera prima assolutamente sconosciuta». Leoni ricorda come per gli attacchi dei guerrieri del Nord nell'isola di Iona (Scozia), culla della civiltà britannica, il monastero subì la morte di ben sessantotto monaci.

 

Ma c'è anche l'esempio del monastero di Monkwearmouth a sud di Lindsfarne, quando fu attaccato dai pirati, questa volta i monaci rifiutarono di farsi sgozzare, difendendosi con le armi. Poi anche altri monaci fecero lo stesso. Naturalmente Leoni inizia dall'opera gigantesca di san Benedetto che, «ricostruendo, praticamente dal nulla, sparute comunità di monaci, insegnò nuovamente a un'Italia e a un'Europa distrutte come si poteva uscire dalla mera lotta per la sopravvivenza e ritornare a vedere la luce della civiltà».

 

Intanto l'impero carolingio si disintegra sotto i colpi di una delle più sanguinose guerre civili del Medioevo. Figli, fratellastri, nipoti dell'imperatore Carlo Magno si scagliano l'uno contro l'altro. Addirittura in una battaglia morirono ben 40.000 uomini. I signori non riuscirono più a difendere le popolazioni cristiane che restarono in balia dei predoni del Nord, che arrivavano sulle coste con le loro navi con la prora a forma di drago, razziando tutto e massacrando tutti.

 

«Scene terrificanti si ripeterono molte e molte volte in tutta l'Europa e non solo nelle zone costiere, giacchè i pirati del nord avevano imparato a navigare lungo i fiumi e a colpire ben all'interno del continente europeo».  Parigi e Amburgo furono saccheggiate nell'845 e più avanti consistenti gruppi di danesi si stabilirono sui principali fiumi europei.

 

Leoni riesce a descrivere nei particolari il modo di combattere di questi uomini del Nord, siano Normanni che Vichinghi, ma anche dei Magiari e sei Saraceni. Popoli che non arretreranno più davanti al solo nome dell'imperatore, come accadeva con Carlo Magno.

Adesso il ruolo di protagonisti passa a una folla di contadini, cittadini, cavalieri, uomini d'arme, monaci, re guerrieri e Pontefici senza paura.

 

Si trattò di una lotta per la sopravvivenza di questa nuova Cristianità appena iniziata, sottoposta a una dura prova. Pertanto Leoni scrive: «lo stesso “scandalo” delle Crociate e del clero combattente non è pensabile senza uno studio approfondito di questi due secoli di lotta per la sopravvivenza […] se la nostra società attuale dovesse subire una simile prova, diventerebbe inconcepibilmente più violenta e più barbarica di quella, con molte minori probabilità di salvare l'arte, la cultura e l'amore per il bello, impresa nella quale i nostri antenati ebbero pieno successo».

 

Il viaggio che metaforicamente sta compiendo Leoni, percorrerà i campi di battaglia dell'Irlanda, della Gran Bretagna, della Francia, della Sassonia e dell'Italia, con una sosta temporale attorno alla fine del IX secolo, riprenderà successivamente nell'anno Mille e nell'XI secolo.

Brevemente accenno agli assalti dei Saraceni verso la Sicilia e la stessa Roma. Ci sarà sempre lo stesso schema nel M, sottolinea Leoni. Incursioni da una parte e dall'altra,rappresaglie, distruzioni di basi navali.

 

«I saraceni prendevano e distruggevano, logorando così il potenziale economico, umano e militare dei cristiani: questi rispondevano con grandi spedizioni tese ad annientare i covi dei pirati, partendo da quelli più vicini e pericolosi». Il colpo più grave subito dalla Cristianità avvenne il 23 agosto 846, quando una flotta saracena di 73 navi con 11.000 uomini approdò a Ostia e poi arrivando a Roma saccheggiarono tutto e soprattutto profanando come mai nessuno aveva fatto, la Basilica di S. Pietro.

 

I tesori accumulati furono depredati e perduti per sempre: furono asportate perfino le lamine d'oro delle porte. Questo evento portò alla riorganizzazione degli Italici, nell'849, il Papa di allora, Leone IV guidò le forze cristiane e con una flotta navale riuscì a vincere i potenti saraceni. «Si può dire che la storia militare della Chiesa nasce quel giorno, così importante da essere celebrato negli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane».

 

Leoni a questo proposito invita a non fare processi sommari sull'uso delle armi da parte della Chiesa. «lo scandalizzarsi di tanti contemporanei per l'intervento dei Papi e vescovi in questioni belliche è quanto meno sciocco e vano, in quanto non comprende quale partita per la vita o per la morte fosse giocata in quei tempi». Anche se la Chiesa per la verità combatteva soprattutto una battaglia diplomatica a tutto campo.

 

Tuttavia fu grazie ai pontefici se tanti territori italiani furono conquistati, come quando Giovanni X, si mise su un cavallo bianco, alla testa di una coalizione per annientare i saraceni del Garigliano, in una delle prime “guerre sante” della Storia.

Altre pagine gloriose si svolsero in Irlanda di fronte alle invasioni vichinghe e poi in Inghilterra salvata dai santi guerrieri.

 

Leoni racconta diversi episodi interessanti e soprattutto fa conoscere una serie di grandi personaggi. Tra questi spiccano due figure: Edmondo con il suo martirio e l'epopea di Alfredo, un grande sovrano, venerato come santo. E' interessante la storia di Alfredo, non solo per le sue capacità militari, ma soprattutto per sapere riorganizzare la società e il suo popolo. Puntando molto sulla cultura e l'istruzione, facendo tradurre in anglosassone i classici latini e greci, recuperando opere che sembravano perdute.

 

Leoni giustamente si sofferma sulle parole di Alfredo che sono un monito per oggi, per la nostra epoca volgare e rozza, sprezzante del proprio passato fin dalle aule scolastiche. «Considerate quali punizioni si siano abbattute su di noi in questo mondo, allorchè noi stessi non amavamo il sapere né lo trasmettevamo ad altri [...]». Pertanto il re Alfredo dispone di far tradurre i libri, perché «tutti i giovani liberi ora in Inghilterra che abbiano i mezzi per dedicarvisi siano messi allo studio [...]». Altro che secoli bui.

 

Il capitolo termina con una considerazione teologica di Leoni piena di grande significato. Dopo aver descritto brutalità efferate commessi dai tanti popoli in armi, in particolare da quelli venuti dal Nord, Leoni scrive: «i tempi della storia sono questi e chi li contempla, secoli e secoli dopo, ha la sensazione di trovarsi su un altissimo monte,più vicino ai disegni di Dio di chiunque altro. Perché come spiegare altrimenti che una normanna, discendente dei Vichinghi che sgozzavano i bambini nelle chiese, avrebbe avuto i capelli biondi, occhi e carnagione chiari come quegli assassini e si sarebbe chiamata Teresa Martin, santa Teresa del Bambin Gesù e del Sacro Volto?».

 

Negli ultimi due capitoli si da conto della vittoria e rinascita dell'Europa cristiana. Era chiaro che di fronte alle orde di predoni i contadini non avessero la minima speranza di vittoria, servivano dei guerrieri, dei miles professionisti, protetti da una cotta di maglia di ferro e addestrati fin dalla giovinezza a combattere a cavallo. Ecco che si ha l'affermazione definitiva della cavalleria.

 

Leoni descrive il percorso che dovrà fare il giovane cavaliere, la disciplina che dovrà affrontare. Gli ultimi passaggi storici affrontati riguardano la conquista della Sicilia ad opera dei Saraceni, quindi la venuta in Italia dei Normanni, infine la grande riforma della Chiesa voluta da papa Leone X. L'ultima scheda storica prodotta da Leoni riguarda la nascita delle Crociate.

 

L'Europa diventa prima potenza mondiale grazie alla rivoluzione demografica. Artefice di questa rinascita fu il popolo cristiano, che grazie ai guerrieri europei combatterono per tre secoli contro popoli invasori e poi alla Chiesa che nonostante la miseria morale di tanti suoi esponenti ma grazie al gran numero di santi si è riformata e purificata.

 

Così si può arrivare alla Crociata, che è la sintesi di secoli di Storia. Brevemente il testo prende in considerazione la grande avventura di un'intera società cristiana piena di fede e vogliosa di liberare il Santo Sepolcro.

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/01/2022