Cambiamenti di stato della coscienza sperimentabili e loro conseguenze sulla psiche ed il fisico degli esseri umani.

Alcune informazioni per chi vuole almeno provare a comprendere perché ci siamo ridotti in questo stato pietoso.

Come ci si riduce in uno stato di incapacità di intendere e volere facendo di tutto per evitarlo?

Perché più cresce il progresso tecnologico e il benessere più l’essere umano perde le sue caratteristiche specifiche identificandosi con gli strumenti che ha ideato, diventandone dipendente?

 

Sono solo due domande che però mettono in evidenza l’esistenza di situazioni e stati critici in grado di determinare le caratteristiche delle cose e delle circostanze di cui riempiamo la nostra esistenza volgendola in direzioni a volte, o sempre più spesso, in contrasto tra di loro. Certamente non accade solo adesso, è così da sempre; tuttavia è oggi che possiamo e dobbiamo prenderle nuovamente in considerazione per comprendere se e come sia possibile modificarne le conseguenze.

 

Si dice che l’elemento discriminante possa essere lo stato di coscienza; in prima battuta quello del singolo individuo e poi, di conseguenza, dell’intera collettività. Tuttavia risulta difficile stabilire quali siano e dove si collochino tali stati di coscienza e quali caratteristiche abbiano. Giusto per cominciare ad esplorare gli sconosciuti universi che si spalancano davanti ad ognuno di tali stati di coscienza usiamo un approccio semplificato all’argomento, prendendo come esempi comparativi alcuni stati dell’acqua ai quali riferirci per analogia.

 

Caso A:

Se inseriamo un cubetto di ghiaccio in un contenitore chiuso da un tappo ermetico possiamo facilmente constatare che il suo intero peso grava sul fondo. Se muoviamo il contenitore il pezzo di ghiaccio potrà urtare ora l’una ora l’altra parete e, se lo capovolgiamo, perfino il coperchio, staccandosi dal fondo.

 

Caso B:

Se facciamo sciogliere il ghiaccio, facendolo cambiare di stato, diventa acqua e oltre a premere sul fondo eserciterà anche una certa pressione su parte delle pareti. Se mettiamo il contenitore su un fianco o lo capovolgiamo, l’acqua potrà disporsi diversamente su fondo, pareti e coperchio, ma una parete resterà comunque sempre libera o non interessata.

 

Caso C:

Se scaldiamo l’acqua, facendola cambiare di stato, diventa vapore acqueo che premerà in egual modo sia sul fondo che sulle pareti e sul tappo anche se si inclina o capovolge il contenitore. Però se si scalda troppo, la pressione interna crescerà e, dopo aver deformato il contenitore, finirà per farlo scoppiare.

 

Caso D:

Se intanto che si produce il vapore acqueo abbiamo cura di aprire il contenitore, togliendo il tappo, esso fluirà nell’ambiente circostante e, integrato nell’aria insieme ad altro vapore acqueo presente in essa, premerà sia sul fondo che sulle pareti e sul tappo allo stesso modo, lasciando libero il contenitore di muoversi o essere mosso senza dover subire troppe differenze di pressione tra l’interno e l’esterno e, nel momento in cui non dovrà muoversi, potrà in stato di quiete sia che venga appoggiato su un fianco oppure capovolto.

 

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Fin qui le cose sono abbastanza semplici e scientificamente provate oltre ogni legittimo dubbio, almeno per quanto riguarda le caratteristiche ed il comportamento dell’acqua nei diversi stati di equilibrio e di cambiamento.

 

Ora, come possiamo utilizzare tali informazioni per comprendere i comportamenti della coscienza nei diversi stati di equilibrio e cambiamento?

 

È quanto cercheremo di scoprire nei prossimi articoli.

 

grafica e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 26/01/2022