Il Covid19: destra o sinistra?

Cronache di un paese in preda alla follia (Di Alessandro Mella)

“Fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra”, così cantava Giorgio Gaber, indimenticato ed indimenticabile, in una nota canzone che ha fatto storia.

Non era, solo e soltanto, una forma amara di cinica satira ma la fotografia di un paese in cui ogni cosa deve ricevere un’etichetta politica e quasi sempre per via di ragionamenti contorti e di ambizioni prive di ogni solido buon senso.

Così è accaduto anche negli ultimi due anni, con un crescente aumento nei mesi scorsi, per l’emergenza legata al covid 19. L’evidenza scientifica ha dimostrato come il vaccino sia stato e resti la principale soluzione, la via d’uscita primaria, per uscire dalla pandemia e ritrovare una vita normale. Miliardi di somministrazioni, effetti aversi in percentuale minima ed in linea con molti altri farmaci, crollo delle morti (al netto dei ricalcoli su cui giocano certi titoloni dei media) e riduzione impressionante dell’impatto ospedaliero. Eppure ancora ci tocca leggere boutade tipo siero genico, siero sperimentale e altre espressioni simili. 

Il buon senso della maggioranza degli italiani, non sempre spontaneo purtroppo, ha permesso di creare una barriera che impedito ai tifosi dei lockdown di riapplicare questa soluzione medievale di scarso successo e con danni collaterali (questo sì) veramente devastanti. Il prezzo delle chiusure, non solo sul piano economico ma anche su quelli sociale, sanitario e psicologico, lo pagheremo per i prossimi vent’anni almeno. I lockdown ed il covid restano una delle più gravi ferite del dopoguerra.

La dimostrazione sta proprio nella spaccatura creata nel tessuto sociale del nostro paese dove sinistra e destra hanno cavalcato, etichettandoli, argomenti, proteste, follie e irrazionalità.

Rattrista vedere come in Italia la destra insegua le irrazionali teorie antiscientifiche contro i vaccini o le proteste contro quelle norme che ci hanno permesso di non chiudere quasi più nulla. Rattrista, ancora di più, vedere come temi importanti quale la campagna vaccinale, la lotta al virus nel senso limpido del termine, ed altri siano stati lasciati in gentile omaggio alla sinistra che ci ha messo, volentieri, il cappello sopra.

I liberali? Quasi non pervenuti purtroppo, non fosse per le coraggiose prese di posizioni di pochi cuori liberi e della Fondazione Einaudi. E nessuno, o quasi, ha parlato del dramma dei malati cronici, dei disabili, di coloro i quali hanno pagato più di tutto il prezzo delle chiusure. E dopo di loro le partite iva, in Italia ancora colpevoli a prescindere perché in fondo restano “il padrone”, le piccole e medie imprese e tutte quelle attività che producono posti di lavoro.

Paghiamo anche il prezzo di anni di divulgazione della famigerata cultura dell’Uno vale Uno che ha seminato diffidenza verso le competenze e verso la storia professionale delle persone. Voi se aveste un problema al cuore vorreste essere operati da un cardiologo di grande esperienza o vorreste “lasciar provare” un cantoniere? Fermo restando, si intende, il profondo rispetto per l’opera benemerita dei cantonieri nel loro prezioso settore.

Dobbiamo riacquisire la fiducia nella scienza e nella medicina invece di nutrire fede nei deliri letti sui social e sul web. La fiducia è un sentimento razionale basata sui fatti, i documenti e le evidenze. La fede è un qualcosa di irrazionale e mistico, una scommessa sul forse.

Il covid 19 ha distrutto le coscienze prima ancora di falciare vite umane, senza pietà, concentrandosi particolarmente, negli ultimi mesi, su chi ha scelto di rifiutare il vaccino. Tutti abbiamo visto mutilare il nostro paesaggio umano. Tutti abbiamo pianto qualcuno.

Smettiamola con le etichette di destra e di sinistra, il vaccino non è di sinistra, le cure non sono di destra. Dobbiamo fare uno sforzo collettivo per combattere i prodotti del web che hanno seminato il delirio nella società e insieme, tutti insieme, forti dei miracoli della medicina e della scienza, tornare a guardare al domani.

Non esistono nuove normalità, esiste solo la normalità ed essa è ancora nelle nostre mani. Non ne usciremo senza accantonare le ipocrisie di partito e senza anteporre la cultura e la scienza alla terra piatta, alle scie chimiche, al 5g nei vaccini.

Sono secoli che la scienza ci tira fuori dai guai e se proprio non vogliamo crederle, se non vogliamo accettare l’evidenza, almeno ricordiamoci sempre, e senza isterie, che le scelte di libertà comportano l’assunzione di oneri e responsabilità che non si possono ribaltare sul prossimo. Specialmente sui più deboli che, scusate tanto, hanno già pagato abbastanza. Legittimo criticare i governi, lo meritano, per la gestione della situazione ma non basta. Occorre fare la propria parte. Si inizia a morire quando si nasce e la morte è parte della quotidianità. Ma dal tunnel si esce solo con il buon senso. E di questo si sente viva nostalgia in una nazione in cui perfino il virus è diventato di destra o di sinistra e marcia salutando romanamente o al pugno chiuso secondo l’ottusità del caso.

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 28/01/2022