Lo strappo tra il governo e il M5s sul Superbonus

Il provvedimento continua a essere difeso a spada tratta dai pentastellati, Giorgetti: "Con il Superbonus droghiamo l'edilizia senza aiutare le imprese"

Da più parti, in occasione della messa a punto della Finanziaria 2022, si chiedeva la rigida regolamentazione del reddito di cittadinanza, in quanto, oltre alla truffe a danno dello stato già scoperte, appariva amorale mantenere a casa, per la maggior parte malavitosi e pelandroni, quando molte attività dell’edilizia, dell’agricoltura e  dei servizi, si stavano muovendo con difficoltà e perdevano clienti in quanto mancava la forza lavoro.

Prima ancora dell’impennata delle bollette, era inoltre emersa la crescita dei nuovi poveri, senza sussidi degni, in quanto il finanziamento ingente da parte dello Stato, andava ai pelandroni sostenuti pesantemente e a spada tratta dai grillini.

Ma il frutto della nefasta  permanenza del M5S nei tre governi della legislatura, sta presentando risvolti ben peggiori.

 Il Superbonus per l'edilizia, altro cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, continua ad esser difeso a spada tratta dai pentastellati, ancora di più da quando il presidente del Consiglio Mario Draghi ha messo in guardia: ci sono "pochissimi controlli" e "situazioni fraudolente che hanno raggiunto importi di 2,3 miliardi di sequestri". Insomma, l'incentivo deve essere aggiustato.

Le parole del premier non potevano passare inosservate fra i pentastellati che sono addirittura arrivati a lanciare un pesante j'accuse: "fakenews", come ha scritto il senatore Maurizio Santangelo. L'ex sottosegretario Riccardo Fraccaro non ha usato mezzi termini per rispondere: "Draghi sbaglia due volte" 

Ma vediamo esattamente che cosa hanno detto Mario Draghi e il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso della conferenza stampa della scorsa settimana.

"L'edilizia ha dato un contributo pari all’1% al totale della crescita che è stato del 6,5%, ma non è che l'edilizia senza superbonus non funziona - ha detto Draghi - L'edilizia funziona e si è giovata sicuramente di questo, ma non bisogna pensare che senza superbonus l'edilizia italiana non vada avanti, altrimenti tutti i Paesi che non hanno il superbonus starebbero a zero con l'edilizia, ma non è così.

 Questo giusto per dare un quadro del complesso in cui questa misura si inquadra. Per inciso, alcuni di quelli che più tuonano oggi su superbonus, sulla necessità che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso, che l'industria non può aspettare…alcuni di loro sono quelli che hanno scritto questa legge, dove è stato possibile fare quello che si è fatto senza controlli. Su un dépliant delle Poste del 2020 è scritto che non è necessario fornire alcuna documentazione a supporto della richiesta, è sufficiente verificare preliminarmente di essere titolare del credito da cedere. Va bene".

Accuse pesanti e come vedremo tra poco, documentate.

Prosegue il presidente del Consiglio: ”Allora se ci troviamo in questa situazione qui è per il fatto che si è voluto costruire un sistema che prevedeva pochissimi controlli. Questo è il punto. Adesso il funzionamento del superbonus ha rallentato moltissimo e si è anche fermato non tanto per questi ostacoli, questo divieto di cessione, ma per i sequestri deliberati dalla magistratura a fronte di situazioni fraudolente che hanno raggiunto importi di 2,3 miliardi di sequestri. Naturalmente le somme oggetto di indagine della magistratura sono molto più alte di 2,3 miliardi”, ha aggiunto.

Nell'affrontare questo tema - ha poi esordito il titolare del Mef –“ partirei dalle audizioni svolte dalla Guardia di Finanza e dall'Agenzia delle Entrate in Parlamento sul tema delle frodi, che vi invito tutti a leggere. Il punto, come ricordava il Presidente, nasce dal fatto che - parliamo del problema della cessione dei bonus edilizi la possibilità di cedere i crediti fiscali relativi ai vari bonus edilizi è diventata nel 2020 pressoché illimitata: senza limiti nel numero dei passaggi, estesa a tutte le tipologie di lavori edilizi e senza presidi di garanzia, quali potevano essere i visti di conformità o le asseverazioni". 

"Questa situazione di fatto ha trasformato questi crediti di imposta in una sorta di moneta fiscale. Si è creato un mercato dei crediti fiscali non regolamentato nel quale il collegamento con i lavori edilizi su cui questi crediti nascevano è diventato via via più labile e in alcuni casi è stato del tutto assente. Al 31 dicembre scorso, le cessioni di credito relative ai bonus edilizi comunicati all'Agenzia delle Entrate erano 4,8 milioni, per un controvalore di circa 38 miliardi di euro", ha aggiunto.

Immediate le repliche dei 5stelle, eccone alcune: "Draghi sbaglia due volte quando parla di truffe in edilizia: la prima perché fa di tutta un’erba un fascio confondendo il Superbonus con tutti gli altri bonus. La seconda perché riconduce tutte le truffe al solo Superbonus 110%", dichiara Riccardo Fraccaro.

A prescindere dalla difesa d’ufficio del M5S, lasciamo parlare i fatti. Come si sono comportati i malavitosi? Avevano incassato 110 milioni di euro per lavori in regime di Superbonus mai eseguiti. La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di un Consorzio operante nel settore, nonché perquisizioni e sequestri nei confronti di altre persone che, a vario titolo, possono esser coinvolte nell’illecito.

In totale sono state eseguite attività di perquisizione e sequestro presso le residenze di 21 persone fisiche, le sedi di 3 enti/società nonché sequestri preventivi di crediti presso 16 tra istituti finanziari, società e persone fisiche.

L’inchiesta nasce da un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate – Divisione Contribuenti – Settore Contrasto Illeciti. 

Così è emerso un sistema fraudolento. Il Consorzio, per i pm, attraverso una rete di procacciatori di clientisi proponeva a privati intenzionati a effettuare i lavori rientranti nell’applicazione del superbonus, facendo stipulare loro dei contratti per appalto lavori con cessione del credito d’imposta e chiedendo la consegna della documentazione necessaria, salvo interrompere subito dopo i rapporti o eseguire solo attività di carattere burocratico.

Ricevuti i contratti, il Consorzio emetteva fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati committenti in cui si faceva riferimento a uno stato di avanzamento lavori per una percentuale non inferiore al 30% (percentuale minima richiesta per vantare la cessione del credito d’imposta); i lavori non erano mai eseguiti, nonostante le correlate successive cessioni di crediti a favore del Consorzio, precedute dalla comunicazione dei commercialisti che apponevano il visto di conformità.

Le prescritte asseverazioni tecniche sui lavori svolti dal Consorzio, rilasciate da professionisti abilitati, presentavano rilevanti anomalie, evidenziate dall'Enea.

Il Consorzio così ha accumulato benefici per oltre 109 milioni di euro di crediti d’imposta da dicembre 2020, poi ceduti a intermediari finanziari, ottenendone la monetizzazione, per un importo di oltre 83 milioni di euro.

Eseguiti decreti di perquisizione e sequestro così da interrompere la circolazione dei crediti, individuare i responsabili e consentire ai cittadini coinvolti di adottare iniziative legali a propria tutela.

Il provvedimento ha riguardato il Consorzio e i componenti del consiglio di amministrazione, i cessionari finali dei crediti, gli intermediari nonché professionisti tra Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Sul malaffare accettato benevolmente dai fautori della legge, interviene il ministro Giorgetti: “SI, del superbonus bisogna parlare perché da più parti si chiede che torni la politica industriale in Italia". Lo dice il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in una intervista al Corriere della Sera.

"E il superbonus c'entra - aggiunge - perché in legge di Bilancio il governo aveva cercato di limitarlo, poi il Parlamento ha deciso di allargare le maglie, anche troppo. Ora costerà moltissimo. Stiamo mettendo un sacco di soldi sull'edilizia che, per carità, può aver avuto senso sostenere nella fase più dura della pandemia e di certo contribuisce chiaramente alla crescita. Ma ora droghiamo un settore in cui l'offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all'inflazione".

"Chiediamoci cosa può fare lo Stato - sottolinea Giorgetti - di fronte alla rivoluzione digitale e energetica o allo choc che investe l'automotive, che deve uscire dai modelli endotermici tradizionali. Invece diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo. Intanto rischiamo che dilaghi la disoccupazione nell'industria. Se ci sono decine di miliardi per ridisegnare le filiere industriali, bene. Ma in caso contrario, che stiamo facendo? Droghiamo certi settori e ne lasciamo a languire altri, quelli strategici per l'Italia". 

 

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Articolo pubblicato il 14/02/2022