Governo: Concessioni balneari - proroga delle concessioni fino al 2023 lidi a gara dal 2024.

Palazzo Chigi: tutela piccole aziende e freno al caro-spiagge; tra gli obiettivi promuovere maggiore concorrenza

Nei giorni scorsi era circolata l’informazione dell’imminente riunione del CdM per discutere e presentare l’indirizzo di politica energetica da adottare, comprese le misure  conseguenti all’impennata delle tariffe, a sostegno di aziende e famiglie.

Il CdM si è tenuto ieri nel pomeriggio ed ha solamente trattato un tema ampiamente divisivo; cioè la presentazione di un proposta emendativa  al disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (A.S. 2469) in materia di concessioni demaniali marittime.

Il Cdm ha quindi dato il via libera all'unanimità a un provvedimento sulle concessioni che, si spiega da palazzo Chigi, "si compone di due parti". Ovvero "un emendamento al ddl sulla concorrenza già incardinato in Parlamento, con norme applicabili in seguito all’approvazione definitiva, che prevedono che le concessioni attuali, comprese quelle in proroga, continuino a essere efficaci fino al 31 dicembre 2023. Dai 1 gennaio 2024 le concessione saranno assegnate tramite gara. Le concessioni assegnate con procedure concorsuali a evidenza pubblica proseguono fino alla naturale scadenza poi "un disegno di legge che prevede una delega al Governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative".

Gli obiettivi della delega, sottolinea palazzo Chigi, sono quelli di "assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo; favorirne la pubblica fruizione; promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari".

Per quanto riguardi i "principi e criteri dei decreti legislativi" questi vengono così sintetizzati: "Adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate; affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno dodici mesi prima della loro scadenza; favorire la massima partecipazione delle microimprese e piccole imprese, e di enti del terzo settore, con la definizione dei presupposti e dei casi per l’eventuale frazionamento in piccoli lotti delle aree demaniali da affidare in concessione".

Ed inoltre: "adeguato rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio; migliorare l’accessibilità e la fruibilità del demanio, anche da parte dei soggetti con disabilità; assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema".

Per quanto riguarda i "criteri per la scelta del concessionario" ne vengono messi alcuni: "Esperienza tecnica e professionale già acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori; soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare; previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente; durata della concessione per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici".

Seguono i primi commenti pervenutici: ”Il testo approvato dal Cdm è migliorato rispetto alla proposta iniziale, grazie all’accoglimento di alcune nostre proposte. Ora siamo già al lavoro, anche con le associazioni del settore, per cambiare e migliorare il testo in Parlamento. L’auspicio è farlo insieme al resto del centrodestra: è prioritario tutelare lavoro, investimenti e sacrifici di imprenditori e lavoratori balneari”.

Lo dice il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf e capo dipartimento Turismo e Agricoltura della Lega.

Decisamente problematica la posizione delle associazioni di categoria.

La Federbalneari invoca subito un tavolo tecnico per apporre modifiche: "Disconosciuti nell'emendamento i contenuti del tavolo tecnico indetto dal governo con associazioni e regioni. Enti concedenti impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo.

Mancanza di rispetto evidente verso Comuni e Regioni. Riforma dei canoni di concessione fuori dalla realtà: lo Stato esposto a rischio di danno erariale come per l'Osservatorio del Mercato Immobiliare". E' il commento sulle prime anticipazioni delle misure varate in Consiglio dei ministri fatto a caldo  da Marco Maurelli, presidente di Federbalneari, che chiede subito un tavolo urgente con governo, regioni ed associazioni di categoria "per valutare modifiche al testo che tengano conto della realtà". "Manca - spiega ancora - un impianto di tutela serio previsto per le pmi".

Ancor più distante la posizione di Assobalneari: "Con questo atteggiamento non è l'Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all'Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri". E' il commento sulle prime anticipazioni delle misure varate in Consiglio dei ministri fatto da Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria.

"Il governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo. Siamo stati chiamati a partecipare a tre riunioni che sono state dei monologhi in cui abbiamo spiegato perché non si deve applicare la normativa in Italia, ma risposte non ce ne sono state date", ha aggiunto Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria.

"Abbiamo fatto delle riunioni - aggiunge - e questi partoriscono un provvedimento senza confronto con le parti. Perché non ci è stata data la possibilità di far capire al governo che con una posizione seria, concreta si possono difendere nei confronti delle affermazione europee i beni strategici italiani?

Con questo atteggiamento non è l'Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all'Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri".

Licordari chiude sottolineando che "non c'è la reciprocità con gli altri Paesi e che non c'è stato assolutamente un confronto, ma ci hanno chiamato a una "parata" piuttosto.

Il dibattito parlamentare, salvo accordi tra le parti, non si preannuncia tranquillo, ma questo si sapeva, anche se al momento l’Europa non è intervenuta a condizionare il governo italiano.

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Articolo pubblicato il 16/02/2022