Cos’è rimasto di Tangentopoli trent’anni dopo? Il declino inesorabile delle politica e delle istituzioni

Con l’arresto di Mario Chiesa Il 17 febbraio 1992, iniziò la rottamazione della classe politica della cosiddetta Prima Repubblica.

Il 2022 è anno di anniversari. Alcuni sono celebrativi, altri sono ormai sotto il giudizio della storia, altri ancora oggetto di discussioni e dividono ancora il Paese.

Nel nostro caso, sono stai versati fiumi di inchiostro, diffuse informazioni in parte fuorvianti, ma non sono ancora emerse le responsabilità anche internazionali, come il ruolo del regista che faceva ballare i burattini che ieri, in occasione del trentesimo anniversario, hanno ancora una volta, con dichiarazioni da voltastomaco voluto apparire come i rifondatori di una politica giusta. Ci riferiamo a Tangentopoli.

Il 17 febbraio 1992 Mario Chiesa veniva arrestato e da quel momento, grazie soprattutto all’iperattivismo della Procura di Milano, iniziò la rottamazione della classe politica della cosiddetta Prima Repubblica, con la decapitazione dei vertici di tutti i partiti ad eccezione del Pds (Partito democratico della sinistra), nato sulle ceneri e con lo stesso gruppo dirigente del vecchio Partito comunista italiano.

Questa scelta mirata deve fare riflettere e portarci ai giorni nostri. Il PD o parte di esso è divenuto la quinta colonna della Magistratura e sta governando  pur senza aver ottenuto il suffragio degli elettori.

La rivoluzione giudiziaria di quell’epoca, oltre a lasciare tante macerie, ha impoverito la società e la politica e ha accelerato il degrado delle istituzioni, tanto che oggi, per trovare una via d’uscita ai mali del nostro Paese, si stanno riesumando tutti i riti e i meccanismi della Prima Repubblica, che dunque sta rinascendo.

Si pensi anzitutto al sistema elettorale.

La Prima Repubblica si è retta sulle coalizioni, che non si formavano prima del voto, ma solo a urne chiuse, sulla base di alchimie e accordi verticistici tra i partiti e con un perno intangibile: la Democrazia Cristiana. Dunque il proporzionale, considerato intoccabile per favorire la rappresentanza parlamentare di tutte le opinioni politiche, veniva definito il sistema più equo e democratico.

Subito dopo le inchieste di “Mani pulite” arrivò il sistema maggioritario, che costringeva i partiti a costituire due blocchi contrapposti. I politologi sostenevano che il maggioritario ci avrebbe evitato la sequela di governi dalla durata breve ed ondivaga, citando gli esempi d’oltr’alpe.

La polarizzazione tra berlusconiani e anti-berlusconiani fu la costante per circa vent’anni, favorita appunto da un sistema che premiava le aggregazioni prima del voto e marginalizzava le forze più piccole.

Oggi, si sta tornando al proporzionale, cioè il sistema elettorale in vigore prima delle inchieste di Tangentopoli. Quasi tutti i partiti puntano a reintrodurlo, esattamente come nell’epoca pre-Tangentopoli, per continuare a coltivare i rispettivi orticelli, senza preoccuparsi della governabilità, anche perché le coalizioni,  per imbarcare tutti,  hanno bloccato il Paese e stanno facendo emergere le crepe e le incompatibilità tra singoli partiti ed i tanti galli nel pollaio.

Non parliamo poi della corruzione. Tangentopoli ha portato allo scoperto trame di potere pubblico-privato, con grandi aziende che finanziavano in maniera occulta la politica in cambio di favori, appalti, commesse, incarichi.

La cosiddetta moralizzazione del pool di “Mani pulite” può dirsi ampiamente incompiuta, nonostante i redivivi continuino a gloriarsi.

Oggi le intercettazioni ci fanno ascoltare imprenditori e personaggi di primo piano delle istituzioni che addirittura ridono di terremoti, di ponti che cadono, di tante altre tragedie e perfino del Covid, perché in questo modo si arricchiscono sulla pelle delle persone, pilotando la costruzione di opere inutili, la fornitura di prodotti più cari del normale  e di pessima qualità, perché gonfiati da tangenti, e tante altre degenerazioni del sistema. 

Anche qui siamo tornati al punto di partenza: corruzione estesa e ramificata, trasversale ai vari schieramenti.

Infine due aspetti che a trent’anni da Tangentopoli ci attestano il regresso ed il degrado.

Il primo riguarda la selezione della classe dirigente. Ci si lamentava, negli anni Novanta, delle guerre tra correnti nei vari partiti, additandole come esempio di cattiva gestione dei partiti. Ma almeno esisteva una sorta di cursus honorum e l’accesso alle cariche pubbliche prendeva almeno in parte in considerazione l’esperienza maturata sui territori, nel rapporto con la gente e nell’analisi e risoluzione dei problemi. Quei leader protagonisti, hanno saputo impostare, dal  dopoguerra agli anni 90, una politica di riforme, realizzazioni ed hanno contribuito ad elevare le condizioni economiche degli italiani ed il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale.

Nella cosiddetta Seconda Repubblica l’elemento economico, cioè attinente alle risorse necessarie per finanziare campagne elettorali costosissime e alla portata di pochi candidati, è dominante e fa premio su qualsiasi valutazione meritocratica.

Inoltre, il giustizialismo iniziato proprio con “Mani pulite” ha generato qualunquismo nell’opinione pubblica e ha provocato un progressivo scadimento della classe dirigente ove tutti sono nominati e nessuno si conquista il voto popolare.

Il trionfo del Movimento Cinque Stelle con il culto del “vaffa” rappresenta in questo senso il punto più basso della gestione della cosa pubblica, perché ha proiettato in Parlamento e verso le più alte cariche dello Stato, persone inadeguate e inqualificabili, senza titoli, improvvisate e prive dei requisiti minimi per esercitare funzioni pubbliche.

I risultati si vedono. Scelte mancate o errate con conseguenze pesanti che ricadranno anche sulle prossime generazioni.

Il secondo punto critico che Tangentopoli ci lascia in eredità è lo strapotere della magistratura, superiore a quello di qualunque altra autorità.

Il pool di Milano attribuì a se stesso il ruolo di nuovo “ Comitato di Liberazione Nazionale”, di nuovo “Comitato di Salute Pubblica” e, come accade sempre in questi tristi casi, non rispettò le esigenze della giustizia ma volle ricrearle, ponendosi così sullo stesso piano della politica che esso combatteva la quale pure, secondo il pool, voleva gestire la giustizia a modo proprio, senza rispettarla nelle sue esigenze originarie. Il criterio, quindi, era in fondo lo stesso: la giustizia venne strumentalizzata.

I magistrati, nonostante le denunce di Palamara sul mercato delle carriere, rimangono intoccabili e con le armi delle lungaggini processuali e dei verdetti arbitrari hanno potere di vita o di morte su cittadini e imprese. Possono ribaltare la volontà popolare e incidere sugli equilibri politici, pur non godendo assolutamente della popolarità che vantavano negli anni di Tangentopoli, quando erano visti come degli eroi.

Ecco perché l’anniversario  dovrebbe far riflettere più che altro su quanti danni possa provocare la prevaricazione del potere giudiziario sugli altri poteri.

Sarebbe sbagliato essere nostalgici verso un’era politica dominata dall’affarismo e da partiti scarsamente democratici al loro interno, ma non si può non prendere atto di quanto si sia degradato da allora il clima dentro e fuori le istituzioni.

Solo con il ritorno della democrazia nei partiti e la fine del cesarismo, la selezione della classe dirigente, con riforme pensate per il bene di tutti sarà possibile uscire dalla prolungata agonia che il nostro Paese vive da decenni.

La svolta è ormai indifferibile.

In questo contesto vorremo  ricordare che grazie al pool ed ai giornali compiacenti sono stati messi alla gogna personaggi di grande valore, mentre dal 2011 in Italia non c’è più stato  un presidente del consiglio  democraticamente eletto.

Gli Statisti sono stati messi all’angolo, sino a scomparire, con le note complicità ed i fantocci stanno determinato il nostro destino.

Rivolgiamo anche un mesto pensiero alle molte vittime (anche fisiche oltre che politiche e morali) che ne furono colpite, dal clima da caccia alle streghe che venne instaurato, alla condanna politica inflitta con un semplice avviso di garanzia.

Non dimentichiamo le indagini condotte solo da una parte, le aziende  “buone” (chissà perché?) privilegiate rispetto a quelle “cattive”, le valigette che di notte viaggiavano per l’Italia e compivano miracoli, il satanico protagonismo, molto oltre le righe degli attori.

Per non tralasciare quei politici messi alla gogna con la bava alla bocca con il sottotitolo Ecce homo!”.

Vergogna!

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Articolo pubblicato il 18/02/2022