I Servi di Maria a Torino

Il Vescovo visita la chiesa di san Carlo Borromeo

Domenica 20 febbraio 2022, alle ore 18, nella chiesa di San Carlo Borromeo, in piazza San Carlo, si è svolta una partecipatissima funzione religiosa.

Il Vescovo di Torino e Susa, monsignor Cesare Nosiglia, ha concelebrato insieme ad altri sacerdoti (in gran parte dell’Ordine dei Servi di Maria) una Messa in omaggio alla ricorrenza del 17 febbraio, quando si ricordano i loro Sette Santi Fondatori.

Ripercorriamo brevemente la storia dell’edificio sacro.

La posa della prima pietra della chiesa avviene il primo settembre 1619, sull'area ceduta dal duca Carlo Emanuele I agli Agostiniani Scalzi. Alla chiesa era annesso il convento (non più esistente). La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo (canonizzato da pochi anni, il 21 agosto 1610), per volontà di Carlo Emanuele I, e risulta già officiata nel 1620.

Per la realizzazione della decorazione interna saranno necessari decenni.

Nel 1653 la reggente Cristina di Francia affida a Bernardino Quadri (le notizie sulla sua vita vanno dal 1649 al 1695) l’esecuzione dell’altare maggiore e la decorazione a stucco dello stesso e del coro, su disegno di Amedeo di Castellamonte (1618-1683). La pala dell'altar maggiore raffigura San Carlo in adorazione della Sindone, opera di Giacomo e Giovanni Andrea Casella, datata intorno al 1655.

Nel 1834 è bandito un concorso per la realizzazione della facciata, il progetto vincente sarà quello di Ferdinando Caronesi (1794 - 1842) che si ispira alla facciata juvarriana della vicina chiesa di Santa Cristina.

Nel 1863, quando agli Agostiniani si sostituiscono i Secolari, la chiesa è interessata da importanti interventi decorativi, su disegno di Carlo Ceppi (1829 - 1921), ad opera di Rodolfo Morgari (1827 - 1909).

Nel 1892 - 1894 la chiesa fu interessata da nuovi interventi, conseguenti al ritorno dei Servi di Maria, avvenuto nel 1871.

Fra il 1935 ed il 1937 la chiesa è incorporata nei nuovi edifici di via Roma e vengono ridisegnati, da Marcello Piacentini e Giuseppe Momo, il fianco sinistro, l'abside e parte del fianco destro.

In questa fastosa cornice barocca il Vescovo ha porto un saluto ai partecipanti, a brevissima distanza di tempo dalla comunicazione ufficiale che prevede la sua sostituzione da parte di don Roberto Repole, rettore della facoltà teologica torinese.

Dopo la celebrazione è sceso tra i banchi, a salutare personalmente, uno ad uno, i fedeli che sono rimasti ad attenderlo, ed è stato un momento d’emozione per tutti, il Pastore diocesano in mezzo ai suoi cristiani.

Dalle pareti lo sguardo di San Pellegrino Laziosi, effigiato in un grande dipinto, osservava la scena. Egli è stato uno dei tanti Servi di Maria che si sono distinti per prove di fede e umanità.

Dopo una storia travagliata, sarà il Papa dell’apertura al sociale (con l’enciclica “Rerum Novarum”), Leone XIII a proclamare santi i fondatori dell’Ordine.

Dobbiamo andare molto indietro nel tempo per fare la loro conoscenza: incontriamo, così, un gruppo evangelico nel Duecento fiorentino, dilaniato da guerre e lotte intestine tra fazioni avverse.

Il resoconto di questa vicenda è affidato alla Legenda de origine Ordinis fratrum Servorum Virginis Mariae (in breve, i Servi di Maria).

Correva l’anno 1223 (direbbe un programma attuale di divulgazione televisiva), pochi anni dopo la morte di Francesco d’Assisi e di Domenico di Guzman. Nella chiesa vi è fermento e desiderio di rinnovamento, per riportare la nave di Pietro alla purezza delle origini, molti chiedono l’abbandono dei fasti medievali a cui la corte papale si è abituata.

I primi documenti risalgono ad appena dieci anni dopo; mentre i nomi dei sette fondatori assumono già un carattere epico e leggendario, alla pari del testo storico che ancora oggi possiamo esaminare.

Nel 1488 si staccano dalla Provincia Lombarda 12 comunità che vengono a delineare l’ossatura di una futura importante Provincia nel territorio piemontese e ligure (che assume appunto la denominazione di Provincia Genovese).

Nel 1580, fra i conventi che si aggiungono alla suddetta area risulta quello di Caselle, piccolo insediamento prossimo a Torino.

Si inizia a parlare di provincia piemontese dell’Ordine dopo il 1750, oltre un secolo dopo la chiamata dei Serviti a Torino, a San Salvario, da parte della Duchessa Maria Cristina.

Una scossa alla vita dell’Ordine torinese sopraggiunge nel 1837: il 27 settembre Carlo Alberto consegna le chiavi del convento di San Salvario alla Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli e concede ai Serviti, in sostituzione di quel che devono lasciare, la chiesa di San Carlo Borromeo, sino ad allora retta dagli Agostiniani.

La loro travagliata storia a Torino si complica ancora, circa dieci anni dopo.

La concessione o meno dei sacramenti, in punto di morte, al ministro Pietro De Rossi di Santarosa (1805 – 1850), che aveva votato le Leggi Siccardi (emanate fra il 9 aprile e il 5 giugno 1850), crea un vero e proprio “affaire” politico e religioso, mentre parroco di san Carlo è Padre Pittavino.

Come conseguenza, la Curia decide di allontanare da San Carlo i Servi di Maria, la chiesa viene affidata al clero secolare.

Finalmente, nel 1872, San Carlo e i Serviti suggellano di nuovo la loro unione, che prosegue tutt’oggi.

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Articolo pubblicato il 23/02/2022