Polizia Penitenziaria in sofferenza. Al Ministro Cartabia la cosa non interessa.

Il personale della Polizia Penitenziaria non ha più condizioni di lavoro dignitose. Il Governo Draghi ignora le molte istanze presentate.

Non è la prima volta che mi occupo della Polizia Penitenziaria e delle tremende condizioni in cui si trova a dover operare. Il carcere è una galera per i detenuti, sì, ma anche per chi vi lavora.

Il 21 febbraio scorso davanti al Carcere di Taranto si è svolta una mobilitazione da parte dei sindacati Osapp, UilPa, Sinappe, Uspp, Fns Cisl e Cnpp per attirare le attenzioni delle autorità e della cittadinanza sul problema del sovraffollamento della casa circondariale e della gravissima carenza di organico fra le fila della Polizia Penitenziaria.

Le organizzazioni sindacali – come riporta “Cronache Tarantine” – hanno lamentato che “nonostante l’incontro con il Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Puglia e Basilicata Giuseppe Martone e con il Sottosegretario alla Giustizia On.le Anna Macina alla presenza anche del direttore del carcere Sonia Fiorentino, nulla è ancora cambiato”.

Il personale del carcere chiede che vengano onorate le promesse fatte dallo Stato Italiano. Al Carcere di Taranto sono stati promessi 45 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria per aprire il nuovo padiglione detentivo denominato “Jonio”.

Attualmente a Taranto sono detenute 690 persone ed il personale non ha sufficiente organico per riuscire a mantenere la sicurezza e la tranquillità all’interno del carcere.

Il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria negli scorsi mesi ha inviato 20 agenti del Gruppo Operativo Mobile (G.O.M.) della Polizia Penitenziaria di Roma. Ora, però, il Ministero ha previsto il rientro del personale del G.O.M. ed il personale della Polizia Penitenziaria di Taranto tornerà in una situazione di affanno.

Come può il Ministro della Giustizia Marta Cartabia non prendere atto di quel che sta succedendo a Taranto? Come può il Ministero avere così poca cura del personale della Polizia Penitenziaria?

Taranto può essere considerato un caso isolato? Assolutamente no!

Il 22 febbraio scorso Giuseppe Bandiera, Segretario Provinciale del Si.N.A.P.Pe., ha diramato un comunicato stampa in cui denuncia una situazione di lavoro insostenibile per gli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio presso il Carcere di Arghillà in provincia di Reggio Calabria.

All’Arghillà “la carenza di personale” scrive Bandiera “si assesta intorno alla soglia del 20% nel ruolo di base, fino a superare la soglia del 90% nei ruoli dei sovrintendenti e degli ispettori. Una carenza così importante incide negativamente sulla sicurezza dell’Istituto, la cui sorveglianza generale – compito precipuo degli ispettori e dei sovrintendenti – è demandata quasi interamente dagli appartenenti al ruolo di base, senza considerare che anche quest’ultimo risulta essere in sofferenza. A tutto ciò si aggiunge la piaga dei detenuti psichiatrici, la cui gestione dovrebbe essere devoluta ad apposite strutture sanitarie e che invece affollano i penitenziari del Paese. Servono azioni concrete per ridare respiro al personale di Arghillà”.

Il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia non possono far finta di nulla. Il personale della Polizia Penitenziaria merita rispetto e, soprattutto, merita di lavorare in condizioni di sicurezza. E’ all’ordine del giorno leggere di aggressioni agli agenti, fughe dal carcere (l’ultima quella di Varese) e suicidi del personale della Penitenziaria.

Un Paese civile e responsabile deve prendere atto della situazione e correre ai rimedi.

Sicuramente mi premurerò di seguire la vicenda e di tenervi informati perché non si celebrano le persone in uniforme solo al 4 novembre ma, bensì, ogni giorno.

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Articolo pubblicato il 24/02/2022