Dronero, porta della Val Maira (Cuneo)

Una piccola capitale fiera del suo passato

Saluzzo non ha vinto, per ora, la sua battaglia per diventare Capitale Italiana della Cultura e tutto il territorio circostante non potrà beneficiare del positivo effetto di visibilità, correlato alla sua storia di capitale di un importante Marchesato, che avrebbe potuto ricevere.

Dronero si raggiunge da Saluzzo, ed è considerata la Porta della Val Maira, che da lì inizia.

Nel XII secolo il Signore Enrico di Montemale dona Durcolicum (Dronero) alla Abbazia di Staffarda. Tra Medioevo e Rinascimento Dronero è soggetta prima ai Marchesi di Busca e poi al Marchesato di Saluzzo.

Anche Dronero vanta il suo Ponte del Diavolo, costruito nel 1428 sul torrente Maira per favorire l’accesso al paese e alla Valle Maira per chi veniva dalla pianura di Cuneo. Nell’Archivio Comunale è conservata la pergamena originale della quietanza di 700 fiorini di un certo magister Antonius il quale si definisce magister pontis lapidum Dranerii. La quietanza è rilasciata a Bernardo de Butinonis e a Domenico Poynta, Sindaci della Comunità di Dronero per la costruzione e le connesse opere.

Il miracolo eucaristico avviene domenica 3 agosto 1631.

Verso l’ora dei Vespri, si sprigiona un grande incendio in città: una giovane contadina dà fuoco a un covone di paglia secca proprio nel momento in cui il vento si stava alzando a causa del sopraggiungere di un temprale. In pochi istanti le fiamme si espandono con violenza fino a raggiungere le abitazioni del Borgo Maira. La popolazione cerca in ogni modo di domare il fuoco, ma ogni tentativo si rivela vano e il fuoco divampa. Padre Maurizio da Ceva, cappuccino, ha l’ispirazione di ricorrere al Salvatore sotto le specie eucaristiche. Subito organizza una solenne processione con il Santissimo Sacramento e si dirige al luogo dell’incendio. All’avanzare del Santissimo Sacramento il fuoco si arresta miracolosamente. Una lapide nella chiesetta di Santa Brigida descrive in modo dettagliato il miracolo e ogni anno, in occasione della festa del Corpus Domini, i cittadini di Dronero onorano la memoria del prodigio con una solenne processione.

Giovanni Giolitti nasce a Mondovì (1842 - 1928), uomo politico e statista dell’ultima Italia liberale prima del fascismo. A Dronero, il Centro Studi che porta il suo nome, ne ricorda la memoria e l’opera: vive purtroppo le difficoltà di tutti gli enti culturali in questo periodo.

Basta muovere pochi passi fra le vie centrali per capire come Dronero trasmetta ancora il senso di un grande passato.

Appena fuori Dronero, in un ambiente delle ex caserme, si trova l’Espaci Occitan, attività impossibile da definire: è al tempo stesso una associazione, una scuola, un museo, una biblioteca, un luogo di cultura e presentazioni, un fulcro di attività editoriali e per il territorio, proteso con entusiasmo e capacità organizzativa alla salvaguardia della cultura occitana. Questa fucina di idee e di lavoro è coordinata da Rosella Pellerino, in qualità di Direttore Scientifico.

Per raccontare Dronero è meglio fare un ulteriore passo indietro e partire da quella che oggi si può leggere come una epopea delle ferrovie, linee minori e locali che nel Novecento sono state man mano ridotte fino ad essere dismesse e del tutto abbandonate.

La ex stazione ferroviaria è ridotta ad un edificio isolato e privo di senso, attiguo ad un supermercato costruito nel 2018; è un monumento alla ferrovia che non passa più da qui. Il supermercato ha da poco occupato anche gli spazi degli ex magazzini ferroviari; inoltre, rimane solo più un piccolo tratto di binario, lasciato a titolo dimostrativo per un passato che non si vuole ricostruire, con due carretti rotabili a fare da astratta e spaesata coreografia.

E dire che movimento ce n’era, sia di merci che di passeggeri!

La linea ferroviaria non elettrificata Dronero – Busca è stata aperta nel 1912 e ha cessato la sua funzione nel 1982.

La breve linea della Val Maira si diramava dalla Cuneo - Saluzzo al km 14+943, in corrispondenza del bivio Dronero, a sud della stazione di Busca. La lunghezza del tronco dismesso è di 11,954 km.

Il concessionario della linea era il Comune di Dronero, ma l’esercizio è sempre stato svolto dalle Ferrovie dello Stato.

Lungo il tracciato non vi erano opere importanti, eccetto il ponte sul torrente Maira a 5 archi di 10 metri, in comune alla linea Saluzzo - Cuneo.

Lungo il percorso venivano servite le due fermate intermedie di Castelletto di Busca e Monastero-Pratavecchia per giungere alla stazione terminale di Dronero, dotata di una rimessa locomotive; vi erano anche dieci caselli.

La sede ferroviaria è ancora armata per l’intera estensione; la sede stessa, le opere ed i fabbricati di servizio sono in stato di totale abbandono.

Raccontiamo, quindi, la sua storia eroica!

Con l’avvio della costruzione della linea Cuneo-Saluzzo, iniziata nel 1890 e aperta il 1° giugno 1892, s’intensificano le richieste da parte del comune di Dronero per la realizzazione di un tronco che unisse Dronero alla medesima ferrovia Cuneo-Saluzzo.

Nonostante l’interessamento di Giovanni Giolitti, la genesi della ferrovia è molto travagliata e i lavori iniziano solamente il 9 marzo 1911 a cura dell’impresa Antonio Boggio.

La linea viene aperta all’esercizio il 20 settembre 1912, ma l’inaugurazione sarà posticipata al 13 ottobre 1913 per consentire a Giolitti, allora Presidente del Consiglio. di partecipare ai festeggiamenti organizzati dall’amministrazione comunale.

Nel 1966 la linea viene chiusa al traffico viaggiatori, ma rimane in esercizio con due o tre navette settimanali per trasporti militari, di legname e di prodotti metallurgici, con locomotive a vapore 880 e successivamente con locomotive diesel D 345.

La chiusura definitiva avviene il 16 novembre 1982; il successivo decreto di soppressione risale al 25 aprile 1987, sebbene la stazione di Dronero risulti ancora abilitata al servizio merci fino al 1988, perché i i carri vi venivano trasportati mediante traffico su strada.

Dopo il Duemila è stato presentato un progetto di recupero turistico della Busca-Dronero, che prevedeva di far percorrere la linea con l’uso di draisine a pedali, a cui affiancare successivamente la messa in servizio di un treno a vapore.

Allo scopo di riaprire la linea ai fini turistici si è costituita la Associazione Amici della Ferrovia Turistica Valle Maira, che il 13 settembre 2009 ha presentato nell’ex stazione di Dronero il carro pianale T123, della ferrovia Torino - Ceres, concesso in comodato gratuito dal Museo Ferroviario Piemontese e restaurato; tale iniziativa non ha, purtroppo, portato a risultati concreti.

Lungo il percorso venivano servite le due fermate intermedie di Castelletto di Busca e Monastero-Pratavecchia per giungere alla stazione terminale di Dronero, dotata di una rimessa locomotive.

Come detto, presso Busca la linea era attraversata a livello del suolo dalla Tranvia Saluzzo - Cuneo (in funzione dal 1880 al 1948).

Dronero fu capolinea anche della tranvia Cuneo – Caraglio – Dronero.

La sua genesi è remota. A luglio 1877 il banchiere bretone Alfonso Raoul Berrier-Delaleu (in società con Giuseppe Bonardi di Bra e Clemente Giachetti di Vinovo) presenta domanda per la concessione della linea ferroviaria Cuneo – Caraglio – Dronero. La linea viene costruita in soli settanta giorni e inaugurata il 23 novembre 1879. Il 7 ottobre 1879 si era costituita a Cuneo per impulso di Berrier-Delaleu la Società Anonima Tramway da Cuneo a Dronero, con sede a Cuneo.

Nel 1882 il banchiere belga Rodolfo Coumond, concessionario della tranvia Torino - Saluzzo, rileva da Berrier-Delaleu, in difficoltà economiche per la costruzione delle ulteriori tranvie Asti – Cortanze e Asti - Canale, le concessioni delle linee Cuneo - Saluzzo, Cuneo - Dronero, Pinerolo – Cavour e Saluzzo - Revello.

Con l’assorbimento delle linee di Berrier-Delaleu si costituisce la Compagnia Generale dei Tramways Piemontesi (CGTP), con sede a Bruxelles, che sino alla Prima guerra mondiale espande la propria rete fino a raggiungere una lunghezza totale di 189,965 km.

 

Dronero si trova così inserita in una ramificatissima rete di moderni trasporti.

Nel 1936 il capitale della CGTP passò in mani italiane; la società cambiò denominazione in Società Anonima Tramvie Interprovinciali Piemontesi (SATIP) con sede a Torino e direzione d’esercizio a Saluzzo.

Sarà il secondo dopoguerra a decretare la fine di questo genere di trasporti su rotaia.

Il 30 novembre 1948 la Cuneo - Dronero, insieme alle tratte Virle - Carmagnola, Saluzzo - Cuneo e Costigliole – Venasca, è chiusa e sostituita da autobus; della rete SATIP, dopo proteste da parte dell’utenza rimane attiva solo la Torino - Saluzzo, che chiude il 10 aprile 1950, sostituita da autobus della Nuova SATIP, nuova denominazione assunta dalla SATIP

Uscendo da Dronero, in direzione Val Maira, poco prima dell’Espaci Occitan, si incontra un luogo di lavoro che conta un passato di valore e sta guardando al futuro dell’imprenditoria agricola e vinicola: la Mauro Vini.

Un antenato della famiglia è stato, nelle Langhe, tra i primi attivisti del Partito dei Contadini, del quale ho iniziato a raccontare qualcosa:

Mauro Vini è una azienda tradizionale e innovativa al tempo stesso, si è radicata sul territorio e vi sta investendo energie e risorse.

Fondata nel 1895 a Roddino d’Alba da Vittorio Emanuele Mauro, dal 1924 la MAURO VINI ha sede a Dronero, con l’inizio dell’attività da parte di Osvaldo Mauro (classe 1907), arrivato con i fratelli da Roddino.

Già il papà Vittorio Emanuele ed il nonno Giuseppe lavoravano nel settore, il loro vino arrivava anche in Argentina, dove Vittorio Emanuele era emigrato.

A Dronero si è sempre continuata l’attività, producendo vini tipici piemontesi.

Tra le diverse qualità di uve primeggia il ‘Nebbiolo di Dronero’ (Drôné), diffuso anche in altre zone dell’area pedemontana (Pinerolese e Saluzzese); questo vitigno è una derivazione dello Chatus francese portato in Italia nel Medioevo dai monaci dell’Ordine di San Colombano.

A Dronero si hanno notizie certe di detta coltivazione già dal 1300.

Tra i documenti più antichi vi è un testamento del 1399 conservato nell’archivio della Chiesa della Confraternita di Dronero, che lega a tale ente un vigneto posto tra Villar San Costanzo e Dronero, ed uno del 1268 che menziona un “Nebiolius”.  

Gli Statuti Comunali di Dronero del 1746 si occupano della coltivazione della vite e della produzione del vino, per disciplinarne la coltivazione, la produzione e la vendita. Nella “collatio 7” viene fatto divieto di introdurre in Dronero e nel suo territorio vino ed uva da vino provenienti da fuori i confini comunali, segno che la produzione locale era elevata e sufficiente per il consumo interno. Inoltre, gli abitanti della Valle Maira dovevano acquistare vino esclusivamente in Dronero.

Se oggi dovessi dare una interpretazione alla moderna parola “resilienza” mi sembrerebbe giusto calarla su questa azienda e mi piacerebbe immaginare un grande racconto, come una favola contemporanea, che abbia per protagonisti Giuseppe e Rossana Mauro, lavoratori e imprenditori della terra in Val Maira dopo la morte di papà Emanuele Oscar.

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Articolo pubblicato il 25/02/2022