L'arte del Palindromo

...a proposito di cose bizzarre...

Abbiamo sentito parlare, durante questa settimana, del 22.02.2022, una data palindroma portatrice di grande fortuna o di chissà quali fantastiche occasioni... Si tratta di un caso raro ma non eccezionale. la precedente data palindroma è stata poco più di due anni fa il 02 02 2020. La prossima sarà il 12 12 2121.

Casi assai differenti sono le date palindrome assolute, ovvero quelle che si esprimono con una sola cifra numerica. Quella precedente è stata l'undici novembre dell'anno 1111, ovvero: 11-11-1111. Quelle anteriori sono state: l'11-11-111,  l'11-11-11 e  l'11-11-1.

La prossima, non sarà il 22-22-2222, perchè nel nostro calendario ci vorrebbero 22 mesi (che ovviamente non abbiamo).

In tempi di pandemia, quando da reclusi cercavamo delle risorse per non spegnere almeno il cervello… alcuni hanno avuto modo di riscoprire antichi giochi enigmistici, a volte particolarmente curiosi, come i palindromi e i componimenti monovocalici

I palindromi, come tutti sanno, sono parole, frasi o addirittura racconti che possiedono la rara caratteristica di poter essere letti nei due sensi. I racconti sono particolarmente articolati ed estremamente difficili da comporre. In questo articolo presenteremo il palindromo più lungo del mondo, composto dal Dr. Giuseppe Varaldo, Medico Dermatologo di La Spezia, che ha scritto un testo di 4587 lettere!

Qualche breve notizia sui Palindromi.

Il più antico è stato scritto circa due millenni fa e ritrovato negli scavi di Pompei. Si tratta del notissimo quadrato magico del Sator. Le cinque parole che lo compongono: SATOR – AREPO – TENET – OPERA – ROTAS, possono essere lette anche al contrario.

Sul suo significato rimandiamo il Lettore ad un nostro precedente articolo.

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=15939

Una parola palindroma è sicuramente ANILINA, mentre una frase dal bizzarro significato è I TOPI NON AVEVANO NIPOTI. Come si potrà notare esiste una reale complessità tecnica nel produrre palindromi di una certa lunghezza, quindi il racconto del Dr. Varaldo risulta essere un esempio di unicità e di grandissima perizia.

Quello composto nel 1982 da Varaldo, come abbiamo detto, è il palindromo più lungo del mondo, in lingua italiana. Quello più lungo in assoluto è stato creato da Giles Selig (nome anch’esso palindromo), che nel 1980 pubblicò un palindromo di 58.000 versi!

Recentemente, con il discutibile uso di mega PC, sono stati creati altri palindromi… dei quali volutamente non ci occuperemo.

 

Giuseppe Varaldo (nella foto a sinistra) è assai noto anche per i sonetti monovocalici. Nel 1993 pubblica per Vallardi, "All’alba Shahrazad andrà ammazzata. Capolavori in sonetti monovocalici .

Il titolo riprende proprio uno dei sonetti, riassunto delle mille e una notte. Un libro assolutamente da leggere. Qui sotto trovate un esempio della sua produzione poetica, un sonetto monovocalico (con solo la lettera "A", che riassume il Vangelo.

 

Dalla casa natal (capanna? stalla?)

all’annata fatal, dal mar a Cana,

Satana scansa, campa alla spartana,

va tra la massa scalza, spalla a spalla.

Ama parlar d’amar, l’amar avalla:

ma la gamba malata, la mattana,

l’anca ch’arranca – abracadabra – sana.

La sacra saga al dramma s’accavalla:

data la bastardata mal pagata,

fatta dal tal ch’avrà dannata l’alma,

data la tanta calca scalmanata

ch’all’affrancar Barabba starà calma,

l’ammazzan; ma alla bara spalancata

manca (fantasma par!) la cara salma.

 

 

Proponiamo, ora, il testo del Palindromo più lungo del mondo, composto da Giuseppe Varaldo per celebrare la vittoria dell'Italia nella finale dei campionati del Mondo del 1982... provate a leggerlo partendo dalla fine...:

 

 

Ai lati, a esordir, dama e re, Pertini trepida, tira lieti moccoli,

dialoga – vocina, pipa… -, ricorre alle battute. È durata!… ne

patì Trap: allena – mèritasi lodi testé – Juvitalia, mai amata.

Il boato n’eruppe su filato, mero atto d’ira: assorga da gai palati,

ingoi l’arena! Si rise, noi: gara azzurra – felicità, reti – e ricca!

Né tacerò pose, ire, rapidi miti; citerò paure… però meritan oro. Ci

sono rari tiri? Sia! ma i latini eroi goderono di rigore – c’è fallo

-; “Fatale far tale rete”: lassa prosopopea nei peani dona aìre

facile. Ma “fatale” malessere globi dilata, rene, vene ci necrotizza:

ratto, vago, da finir al còre (l’oblierà? Dall’idea – l’Erinni! –

trepiderà: tic e tac…)… Lapsus saliente (idra! sillabo!): non amai

Cabrini; flusso acre – pus era? sudore? -, bile d’ittero ci assalì:

risa brutali, amaro icore… Fiore italo, cari miei, secca, alidirà

vizzito là, se sol – a foci nuove diretti, fisi – a metà recedete:

l’itala idea di vis (i redivivi, noti, ilari miti!) trapasserà, inerte

e vana, in italianità lisa, banal. Attutite relativa ira, correte:

eterni onori n’avrete!

Sibili – tre “fi” – di arbitro: finita lì metà partita; reca loro

l’animo di lotta, fidata ripresa! mira, birra rida’! attuta ire, bile!

La si disse “eterea”, la Catalogna: alla pari terrò cotali favolose

ore… Notte molle, da re!

Poeti m’illusero “Va’!”, “Fa’!”, “Osa!”) colla fusione – esile,

serica, viva -, rime lepide, tra anelito d’età d’oro e rudezze

d’orpello; così cederò all’eros, ai sensi rei; amai -l’amavo… – una

grata città, la gag, la vita; nutro famosa cara sete, relativa a Lalo,

Varese, De Falla, Petrassi, e Ravel, e Adam, e Nono… Sor… bene,

totale opaca arte; né pago fui per attori, dive, divi (lo sarò?)… Là

ogni avuto, mai sopito piacere s’evaporò, leggera falena era: se con

amor, lì, alla cara – cotale! – virile sera – coi gaudi sereni, grevi

da dare angine, beati – lo paragono, decàde a ludo, mollica, vile

cineseria, onere. Sì! Taccola barocca allora rimane, meno mi tange:

solo apatia apporterà, goffa noia…

Paride, Ettore e soci trovarono sì dure sorti – riverberare di pira

desueta! – coi gelosi re dei Dori (trono era d’ira, Era, Muse); a Ilio

nati e no, di elato tono, di rango, là tacitati – re… mogi -, videro

Elleni libare, simil a Titani, su al Pergamo: idem i Renani e noi…

“… caparbi”, vaticinò – tono trepido -, ed ora tange là tale

causale trofeo (coppa di rito è la meta della partita), trainer fisso;

mìralo come l’anemone: fisso, raro, da elogi… D’animo nobile, divo

mai, mai tetro, fatale varò la tattica.

Cito Gay, ognor abile devo dir: da Maracanà sono tacco, battuta…

Ai lati issò vela l’ala latina Bruno: cerca la rete, si batte assai,

opera lì, fora, rimargina… Bergomi, nauta ragazzo, riserra giù sì

care fila: è l’età…

Coi gradi vedo – troppa la soavità… – capitano Dino, razza ladina.

Rete vigila! dilàtati…!: la turba, l’arena, ti venera. Ad ogni rado,

torpido e no, tirabile tiro, trapelò rapidità sua: parò (la tivù, lì,

diè nitidi casi). Di tutto – fiero, mai di fatica, vivace – raccatta:

e, se tarpate, le ali loro – è la verità – paion logore. Zoff (ùtinam

!) è dei.. Parà: para… Piede, mani, tuffo: zero gol, noi a patire.

Vale oro: lì, là… è l’età…

“Pratese, attacca! reca vivacità!”, “Fidiamo!”, “Rei fottuti

disaciditi!”… Nei diluvi, talora pausati, di parole partorite lì,

baritone o di proto, da ring o da arene (“Vita nera là, brutalità tali

da ligi veterani, da… lazzaroni!”, “Dònati! pàcati! va’! osa!:

l’apporto devi dar!”, “Giocate leali, feraci!”, “Su i garresi!”,

“Rozza gara!”, “Tu, animo!”, “Grèbani! Grami!”, “Raro filare!”; poi:

“Assaetta!”, “Bis!” e “Ter!”), alacre, con urbanità, l’alalà levossi:

“Italia!”, a tutta bocca, tonò.

Sana cara Madrid, ove delibaron Goya… gotica città talora velata:

forte ti amiamo! Vi delibo nomina di goleador a Rossi – fenomenale! -:

mo’, colà, rimossi freni artati (tra palle date male o tiri dappoco è

forte la sua celata legnata), rode, o d’ipertono, tonicità, vibra.

Pacione inane, rimediò magre, plausi – nati tali – miserabili nelle

ore di Vigo (meritàti!); Catalogna ridonò totale idoneità – noi lì a

esumare, a ridare onor -, tiro diede, riso; le giocate use – da

ripide, rare, brevi, ritrose, rudi – son ora vorticose e rotte, e

d’ira paion affogare (troppa?). Aìta, Paolo!: segna, timone mena,

mira, rolla, accora, balòccati sereno, aìre – se Nice lì vacillò –

modula e da’ (cedono…): gara polita e benigna – e rada, di vergine

residua… – gioca. Re s’è lì rivelato (Caracalla? Il romano Cesare!):

anela, fa, regge loro, pavese reca…: ipotiposi amo. Tu va’ in goal,

ora! Sol, ivi, devi dirottare più foga: penetra a capo elato –

tenebroso non è… -, ma da elevare, issar te, palla, fede, sera

(vola, là) a vitale rete! Sarà caso… Ma Fortuna ti valga galattica

targa, nuova malìa: mai Eris ne sia sorella! Or è deciso; colle

prodezze, dure o rodate doti – lena, arte di Pelé, mira -, vivaci rese

lì sé e noi: su fallo (caso a favore sul limite, opera dell’ometto

nero) è solo, va filato, corre, tira, palla angolata cala… è rete!

Essi di sale, l’Iberia tutta a dir “Arriba!”, rimaser. Pirata? Di

fatto li domina… Loro lacerati tra patemi; Latini forti, braidi,

fertili: bis e ter van, ìrono in rete… E terrò cari a vita: le reti;

tutta l’anabasi latina; i Latini, a nave e treni, a ressa partiti

(mìrali!); i toni vivi, derisivi, d’aedi alati; le tede cerate (“Mai

sì fitte” ridevo: unico falò s’esalò, tizzi vari di là accesi); e i

miracolati eroi, feroci…

Oramai la turba si rilassa: i coretti deliberò d’usare. Supercaos

sul finir! Baciamano? No: balli sardi, etnei lassù (spalcate!);

citaredi per tinnire, là, ed il “la” dare; il Bolero, clarini, fado,

gavotta, razzi, torce (Nice n’è venerata) lì. Di bolge, resse, la

melata famelica “feria” anodina è piena, e po’ po’ sorpassa l’etere la

trafelata folla. Fecero giri d’onore: dogi o re, in Italia, mai si

ritirarono sì coronati. Remore, Perù, aporetici timidi pareri… e

sopore, catenacci reiterati, Cile, far ruzza: a ragione si risanerà lì

ogni itala piaga; da grossa a ridotta, o remota, lì fu, seppure nota,

obliata.

Mai amai la tivù: jet-set, idoli, satire…; ma nella partita –

penata, rude e tutta bella: erro? – ci rapì: panico vago, lai di

locco, mite ilarità di Pertini… tre pere a Madrid, rosea Italia!

 

***

 

Di Gianni Micheloni: Ho l'orto (incredibile monologo monovocalico, solo lettera "O", declamato da Ugo Dighero)

https://www.youtube.com/watch?v=0MgJ9Dowoe4

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 26/02/2022