Scenari di guerra e le calzette di casa nostra

Riflessioni sul vizio italico di parlare a sproposito

Deprechiamo la guerra e non ci compiacciamo a dilungarci sugli scenari della tragedia che sta sconvolgendo la vita degli ucraini.

Riteniamo comunque che l’informazione  puntuale e veritiera sia una caratteristica imprescindibile del vivere civile ed una preziosa dimostrazione di democrazia.

A volte, in modo particolare quando si riportano argomenti di massima criticità, ci tornano alla mente  i mezzibusti della Tv che anche se dovevano sempre privilegiare l’orientamento del governo in carica ed il rispetto degli equilibri internazionali, almeno non cadevano nel grottesco che in più occasioni riscontriamo nei contenitori odierni, ove ospiti prezzolati e di competenza discutibile, discorrono e, a volte con saccenteria, propinano all’ascoltatore le loro personalissime visioni.

Se torniamo indietro alle settimane scorse, per capire che Vladimir Putin, questa volta, stava facendo sul serio, bastava guardare un tg. Invece c'è chi, fino alla fine, ha continuato a declassare le minacce del Cremlino a piccole bagatelle di uno zar annoiato, con una cocciutaggine che tracima nel negazionismo dell'evidenza e del buonsenso.

La prima, lucidissima, centratissima e autorevolissima analisi arriva da Alessandro Di Battista, il quale, forte di qualche viaggio in giro per il mondo e una manciata di improbabili reportage, ora si spaccia per raffinato analista di geopolitica. Il 22 febbraio, con la certezza granitica di chi frequenta i grandi del mondo, l’innominabile Dibba spara  la sua previsione: «La Russia non sta invadendo l'Ucraina. Poi, per carità, tutto può accadere ma credo che Putin (e non solo) tutto voglia fuorché una guerra».

Esattamente l'opposto di quello che è successo. Ma il Che Guevara di Roma Nord è in buona compagnia. Il giorno dopo, il 23 febbraio, Marco Travaglio, principia il suo editoriale con un incipit fulminante: «L'altra sera, mentre tg e talk rilanciavano l'ennesima fake news americana dell'invasione russa dell'Ucraina (causa bel tempo) eravamo tutti col fiato sospeso in attesa del Verbo» (le parole di Draghi, ndr).

Essì, tutti matti quelli dei tg e dei talk che si occupavano della crisi ucraina; meno male che c'è Travaglio che fa da debunker e scopre le balle che ci propalano gli americani. Chissà se ora andrà a dire agli ucraini che le bombe sono false?

Per chiudere la rassegna minima di chi non si vuol rassegnare al fatto che la guerra c'è davvero, citiamo Piero Fassino. Ormai celeberrimo per le sue profezie al rovescio. Fassino, con il piglio di chi sta lanciando una sfida ed è certo della vittoria,  due sere fa a Otto e mezzo, aveva fatto il suo pronostico: «Non prevedo l'invasione, sarebbe azzardata». Se lo avessero ascoltato...

All’orrore non c’è mai fine e non è stata soltanto l’azione bellica ad averlo dimostrato.

Ci sono anche coloro che, per usare un’espressione celebre, non son in grado di stare a tavola.

Nella giornata del 24 febbraio 2022, la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina e le trasmissioni nostrane si sono dedicate al conflitto.

Nel corso dello speciale del Tg3 sono stati fatti commenti a microfono aperto a dir poco imbarazzanti. Non è solo la guerra a far spavento, ma anche alcuni pregiudizi che continuano ad essere in voga sul suolo italiano. Nel corso dello speciale del Tg3 dedicato al conflitto, il giornalista Mario Franco ha invitato in studio Lucia Annunziata e Antonio Di Bella per parlare del fatto del giorno.

Ad un certo punto, il conduttore ha aperto il collegamento con Enrico Letta, posizionato fuori dall’ambasciata russa di Roma dove si stava svolgendo un sit-in. Alla voce del segretario del Partito Democratico, però, si è sovrapposta quella degli ospiti in studio che, non rendendosi conto di avere il microfono aperto, si sono lasciati andare a commenti di basso livello. Mentre Letta parlava del sit in di protesta, esprimendo solidarietà nei confronti delle “centinaia di migliaia di persone che rappresentano la comunità ucraina in Italia“, si sente una voce esclamare: ”Centinaia di migliaia di cameriere e badanti…”.

Ad averla esclamata, se l’orecchio non mente, è Lucia Annunziata. A lei fa eco una voce maschile che, ridendo, aggiunge:

“… e amanti“.

Questo termine dovrebbe essere stato pronunciato da Antonio Di Bella, ex direttore di Rai3 e attuale responsabile del Day Time Rai.

Tantissime le reazioni, ovviamente tutte negative.

Come si può sostenere che la comunità ucraina in Italia, oltre 230 mila persone, sia composta solo da “cameriere, badanti e amanti“? Poi, anche se così fosse, che male c’è? Di certo, nessuno di questi lavoratori ruba uno stipendio, ma lo guadagna con il sudore della fronte.

Il vero sconcio  per l’Italia, ironia a parte, è rappresentato dalla permanenza di Di Maio alla Farnesina, i cui commenti sull’invasione dell’Ucraina hanno già ricevuto rimbotti e guadagnato figuracce a livello internazionale.

L’Italia ha quasi sempre primeggiato per aver svolto un ruolo accorto e prudente in politica estera, anche con provvidenziali iniziative fuori dal coro rispetto ai diktat di Nato e Stati Uniti. Sono passati vent’anni dal vertice di Pratica di Mare, scaturito dalla paziente e lungimirante strategia di Silvio Berlusconi.

Oggi in momenti così drammatici, ove la conoscenza delle problematiche internazionali, il ruolo della diplomazia ed i rapporti personali di stima con i partners occidentali ed il Cremlino, sarebbero fondamentali, né Draghi, né tanto meno i leader della coalizione hanno avvertito la necessità di dover rimuovere Giggino, persona sbagliata issata sulla sedia sbagliata!

Ma purtroppo il marcio sta nel metodo della lottizzazione ormai consolidato.

Una poltrona assolve e nobilita l’altra, senza esclusione alcuna.

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Articolo pubblicato il 26/02/2022