4 marzo, si ricorda Umberto III

Il primo Savoia salito all’onore degli altari

In un tempo lontanissimo e in un territorio geografico e politico molto diverso da oggi, nel quale le lotte feudali erano fortissime, nasce Umberto Conte di Moriana e di Savoia (1136? – 1189).

Come i suoi predecessori, porta il titolo di conte di Moriana (introdotto nella documentazione storica a partire da Amedeo III) e di marchese in Italia (adottato a partire da Umberto II). Dagli anni Settanta la documentazione prodotta per Umberto inizia ad usare, come eponimo, la Savoia in alternanza con la Moriana (alternanza riscontrabile, nello stesso periodo, anche nelle fonti narrative).

Umberto nasce verso il 1136 nel castello di Avigliana, vicino a Torino, figlio del conte Amedeo III (1095 – 1148) e di Matilde dei conti d’Albon.

Eredita dal padre e dal nonno Umberto II (detto il Rinforzato, 1065 – 1103) il sogno unitario di ricostituire il disciolto Regno di Borgogna; in contrasto con la politica accentratrice dei sovrani francesi e con l’affermazione universalistica di Federico I Barbarossa, si trova a svolgere un’accorta politica di assoggettamento delle signorie feudali confinanti con i suoi territori.

Dopo la morte del padre Amedeo III, avvenuta nel 1148 a Nicosia, l’educazione del giovane Umberto è affidata a Sant’Amedeo di Losanna (1110 - 1159, allievo di San Bernardo di Chiaravalle), già abate di Hautecombe, e sotto la sua guida il piccolo fa grandi progressi negli studi e nella formazione spirituale, arrivando in certi momenti a disprezzare lo splendore delle cose mondane per darsi alla preghiera, alla meditazione ed alla penitenza.

Umberto si impegna in un tentativo di intromissione nella politica della Contea di Provenza, come dimostrerebbe il suo matrimonio, entro il 1152, con una Faidiva che la tradizione storiografica colloca entro la dinastia dei conti di Tolosa, che morirà presto senza figli.

Il genealogista Carrone ha dubitato sulla nascita del conte nel 1136, già affermata dal Guichenon (che aveva pubblicato un documento con la data del matrimonio nell’anno 1151, quindi in un'età giovanissima di quattordici o quindici anni), ed antepone la nascita verso il 1132.

Bisogna tener conto che la vita umana allora era più breve ed i costumi medievali non disdegnavano impegni matrimoniali fra nascituri o fanciulli.

Più tardi Umberto sposa una cugina, Gertrude figlia del conte Thierry di Fiandra e di Clemenza di Borgogna, sua parente per essere sorella di papa Callisto II e di Gisella madre di Amedeo III. Questo secondo matrimonio viene annullato per sterilità.

Nella contesa fra Papato e Impero, “Federico giunge a Torino alla Madonna d’Agosto con la consorte Beatrice, con il seguito risale la valle di Susa e supera il Moncenisio” scrive Michele Ruggiero (Storia del Piemonte, pag. 112).

Nel 1154, dopo aver devastato Chieri, è raggiunto dal delfino Guigo V, che gli rinnova fedeltà e ottiene il permesso di istituire una zecca a Cesana, in alta valle di Susa, in concorrenza con quella segusina controllata dai Savoia.

Nel 1159 l’Imperatore accorda alla Chiesa torinese ampie concessioni, che comprendevano la giurisdizione pubblica sulla città e sulle dieci miglia circostanti, oltre al possesso di decine di “curtes” e castelli; alcuni dei diritti concessi, come le decime della valle di Susa e il controllo di Pinerolo e di San Michele della Chiusa, ricadevano entro l’area di influenza umbertina. Le concessioni del 1159 pongono le basi per il compattamento politico della pianura circostante la città di Torino entro un vero principato vescovile, che costituirà, sino ai primi anni del Duecento, il più serio ostacolo alla penetrazione sabauda in Piemonte

Nel 1164 Umberto sposa Clemenza di Zharinghen, sorella di Bertoldo IV, che gli dà due figlie: Alice e Sofia.

L’occasione per il decisivo avvicinamento all’Impero viene offerta dalle difficoltà incontrate da Barbarossa nell’inverno del 1167-68, al termine della quarta campagna in Italia. Umberto, grazie forse alla mediazione di Guglielmo V di Monferrato e di Bertoldo IV di Zähringen, offre al sovrano – il cui esercito, decimato dalle febbri, era bloccato tra forze ostili nella pianura Padana – una via d’uscita dall’Italia attraverso i suoi domini. Federico può così raggiungere la Borgogna attraverso il Moncenisio.

Giovanni di Salisbury racconta che Umberto si fa promettere da Barbarossa, in quell’occasione, ingenti contropartite in termini pecuniari e giurisdizionali. Può raccoglie ben presto i frutti del nuovo legame stabilito con l’Impero, con l’espansione dei suoi domini in Piemonte.

Scrive ancora Michele Ruggiero: “Quanto al conte di Savoia non deve sentirsi sicuro della propria posizione politica se nel 1171 invia ad Enrico il Plantageneto, re d’Inghilterra, l’abate della Sacra di San Michele, Benedetto III, con la proposta di un matrimonio: l’unione della propria figlia Alice con Giovanni, il Senza Terra, autore della Magna Charta e figlio di Enrico. Il conte di Savoia offre molto: se non avesse avuto eredi maschi, alla figlia Alice sarebbero andati i propri domini, ma degli accordi si fa nulla e la figlia muore nel 1178” (pag. 116).

Una pagina di storia locale poco esplorata, che meriterebbe maggiore spazio per comprendere fare ulteriore luce sulle origini della millenaria dinastia sabauda.

Rimasto nuovamente vedovo nel 1173, decise di ritirarsi ad Hautecombe, fin quando la nobiltà nel 1177 riesce a convincerlo a sposarsi per la quarta volta, con la speranza di un erede maschio, con Beatrice, figlia del conte Gerardo di Macon.

Nascono finalmente Tommaso (che gli succederà col titolo di Tommaso I), ed un’altra figlia che muore a sette anni.

L’esperienza politica di Umberto sarà condizionata, per quasi tutta la sua durata, dal confronto con il potere imperiale e con i vescovi – conti.

Il principale motivo di contrasto consiste nella protezione del Barbarossa a favore del Vescovo di Torino, che sognava di dominare sul capoluogo subalpino; questo fatto porta ad una progressiva riduzione dei possessi e dell’autorità di Umberto III sul versante italiano, dove non gli rimangono che la Val di Susa e la Valle d’Aosta.

Nel 1187 viene bandito dall’impero da Enrico VI, in quanto appoggiava gli oppositori dell’imperatore. Non gli rimane che ritirarsi nei suoi domini alpini. Promuove la fondazione della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, presso Buttigliera Alta, poco lontano da Avigliana, affidandola agli Antoniani provenienti da Vienne, in Francia.

La spiritualità di Umberto sboccia in un ambiente di antiche tradizioni cristiane, favorita in particolar modo dall’esempio di suo padre, pellegrino e crociato, e dal vescovo di Losanna, suo precettore.

La vita di questo sovrano trascorre quasi tutta nel segno delle contraddizioni: amante della pace, deve scontrarsi con frequenti ostilità e guerre; penitente e asceta contemplativo, per la cura del governo vive una vita d’azione.

Umberto III muore il 4 marzo 1189 a Chambéry; egli è il primo nobile sabaudo ad essere sepolto nell’abbazia cistercense di Hautecombe, che da allora diventa una necropoli per la dinastia (fra gli altri, vi riposano Umberto II e Maria José, ultimi sovrani italiani).

Il conte defunto riceve da subito una grande venerazione, supportata anche da alcuni miracoli; è soltanto nel 1838 che Carlo Alberto riesce ad ottenere da papa Gregorio XVI l’approvazione del titolo di “Beato” per il suo avo.

In Italia il Beato Umberto III è ricordato in particolare a Racconigi: nel Santuario Reale della Madonna delle Grazie è custodito un quadro che lo raffigura, donato dalla Regina Elena e fatto restaurare da Umberto II.

Un precedente articolo è stato dedicato a questo Santuario.

Il Beato Umberto è anche venerato ad Aosta, ove è raffigurato sulla facciata della cattedrale, e nel castello di Sarre, sempre in Valle d’Aosta.

 

Bibliografia

Michele Ruggiero – Storia del Piemonte – Piemonte in Bancarella - 1979.

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Articolo pubblicato il 04/03/2022