Basta con l'uso dei bambini per parlare della guerra fra Russia e Ucraina

Il Garante per la protezione dei dati personali richiama i giornalisti all'etica professionale.

In questi giorni l’attenzione di tutti noi è rivolta a ciò che sta accadendo in Ucraina.

Come vi ho scritto in un mio precedente articolo il mainstream dell’informazione cerca di veicolare il pensiero degli spettatori contro la Federazione Russa usando le immagini di bambini in lacrime, chiusi nei bunker o davanti a palazzine distrutte dalle bombe.

Questo modo di fare informazione è disdicevole dal momento che compito del giornalista è quello di informare e non di “corrompere” il pensiero critico dei riceventi con messaggi subliminali o emozionali al fine di ottenere adesione ad un pensiero preconfezionato.

Sulla questione, grazie a Dio, è intervenuto il Garante italiano per la protezione dei dati personali che, senza inutili giri di parole, ha detto: “Basta con i volti disperati dei bambini in televisione, sui giornali e sui social network. Evitiamo di portare, almeno i più piccoli, in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale. L’immagine del bambino, come qualsiasi dato personale che lo riguarda in realtà, dovrebbe entrare nel sistema mediatico solo quando ciò sia indispensabile o, ancora meglio, solo quando la sua pubblicazione sia nell’interesse del bambino”.

Perché il Garante ritiene che le immagini dei bambini non debbano essere usate in questo modo “leggero”?

E’ proprio lui a spiegarlo. “Perché, altrimenti, quelle fotografie e quei dati, nella dimensione digitale, perseguiteranno quei bambini per sempre, e, magari, in molti casi li esporranno a conseguenze discriminatorie di carattere sociale, culturale, religioso o politico di ogni genere, conseguenze, forse, oggi, in molti casi persino imprevedibili. E, certamente, quelle immagini finiranno in pasto ad algoritmi di ogni genere per le ragioni più diverse”.

Noi di “Civico 20 News” grazie alle direttive dell’Editore e della Direzione abbiamo da sempre cercato di portare le notizie all’attenzione dei lettori senza giocare sul fattore emotivo/emozionale allo scopo di “acchiappare qualche like” in più sui social.

In questi giorni, purtroppo, in tutti i telegiornali e le trasmissioni televisive di carattere informativo si sono viste immagini di bambini in lacrime, sporchi o seduti a terra in freddi bunker col solo scopo di far vedere quando il Presidente Putin sia “brutto e cattivo”.

Per fortuna il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuto con autorità richiamando “tutti i mezzi di comunicazione di massa, pur nell’indispensabile lavoro di testimonianza dei tragici effetti della guerra, ad una maggior tutela dei minori”.

Nella guerra i bambini non c’entrano nulla e, anzi, sono le vittime più innocenti dei conflitti. Perché usare la loro sofferenza, la loro fragilità e la loro vulnerabilità per fare propaganda?

Chi lo fa, tra le altre cose, viene meno alla Carta di Treviso (approvata dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana nel 1990) in cui si ribadisce “l’impegno di tutta la Repubblica, nelle sue varie articolazioni istituzionali, a proteggere l’infanzia e la gioventù per attuare il diritto alla educazione ed una adeguata crescita umana; dichiarano di assumere i principi ribaditi nella Convenzione ONU del 1989 sui diritti del bambino e delle Convenzioni europee che trattano della materia, prevedendo le cautele per garantire l’armonico sviluppo delle personalità dei minori in relazione alla loro vita e al loro processo di maturazione”.

Si spera che il mainstream dell’informazione recepisca con effetto immediato quanto stabilito dal Garante per la protezione dei dati personali e lasci in pace i bambini che, poverini, stanno già subendo le conseguenze nefaste di una guerra della quale non hanno alcuna colpa.

Sicuramente monitoreremo anche questo aspetto del conflitto Russo-Ucraino e vi terremo informati.

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Articolo pubblicato il 06/03/2022