
La Dottrina Putin sogna la ricostruzione della Grande Russia degli zar di un tempo
Massimo Giannini, direttore de La stampa, apre il suo giornale di domenica 6 marzo scorso con la citazione di un verso di Isaia, che è stato anche titolo di un mio pezzo pubblicato su questo giornale il 26.9.2021: “Sentinella, quanto resta della notte?” - “Shomer ma mi-llailah?” (Isaia 2.11). Mi interrogavo allora sul Covid pandemico, che pare abbia imboccato finalmente la più gestibile strada della endemia. L’illustre collega si interroga oggi sulla “fredda ferocia dello Zar di Mosca”, che continua; ma fino a quando?
Anche dopo questa lunga notte della guerra in Ucraina, che dura ormai da 12 giorni, un nuovo mattino, una nuova alba certo arriverà; ma non ci sono ancora i chiarori dell'aurora ad annunciarla e siamo qui, a scrutare con ansia l’orizzonte lontano, levando il capo oltre la catena degli aiuti umanitari formatasi con slancio comune ed improvviso, per viscerale ribellione contro le decisioni non condivisibili di un regime statale pressoché dittatoriale, velato di democrazia.
Vladimir Vladimirovi? Putin è capo di Stato della Federazione Russa e comandante in capo delle forze armate di quel Paese, che potrebbe continuare a presiedere almeno fino al 2036, grazie a una modifica legislativa “ad personam”, che dice molto del suo molto potere.
Il 21 febbraio scorso Putin ha riunito il Consiglio di sicurezza russo nel quale, in un clima surreale, ha riconosciuto l'indipendenza delle autoproclamatesi Repubbliche di Donetsk e Lugans’k in Ucraina, nella regione del Dombass e ha fatto il giro del mondo quella sua diretta tv, che ha visto tra l’altro balbettare Sergei Naryshkin, redarguito per la non pronta adesione alle sue decisioni: Naryshkin non è un funzionario qualunque, ma il capo di SVR, il Servizio di intelligence internazionale della Federazione russa, uno dei rami nei quali è confluito il disciolto KGB, già servizio segreto e polizia segreta dell’Unione Sovietica, in cui Putin era stato arruolato e aveva raggiunto il grado di tenente colonnello; trascorsi, questi, che hanno in lui lasciato il segno, visto anche, da ultimo, il suo comportamento nei confronti di Naryshkin, non sfuggito a nessuno degli analisti della politica internazionale, i quali non hanno potuto fare a meno di notare anche gli spasmi nervosi nei volti di chi era stato costretto ad assistere al suo show mediatico nella grande sala ad incongrua distanza da lui, non solo fisica, come è apparso evidente.
Ma, osserva Thomas Nichols, insegnante statunitense di relazioni internazionali e affari sovietici e russi all'Università di Georgetown, "la postura accasciata e l'atteggiamento smorto di Putin mi hanno portato a sospettare che non sia stabile come speravamo. Aveva la presenza non di un presidente sicuro di sé, ma di un adolescente burbero preso in una disavventura, che alza gli occhi al cielo verso gli adulti stupidi, che non capiscono quanto sia stato crudele il mondo con lui".
Il 23 febbraio scorso, alle prime luci dell’alba, con una seconda diretta TV, ma certo preregistrata, Putin ha dato poi notizia al mondo di aver autorizzato "un'operazione speciale" per "proteggere il Donbass" da possibili reazioni dell’Ucraina. La operazione, spacciata come di “peacekiiping”, cioè di sorveglianza per garantire il mantenimento della pace, porta però l’esercito russo, da molti giorni attestato ai confini per presunte esercitazioni, ad entrare in Ucraina; ed è guerra. Così, mentre noi c’eravamo illusi che non c’era ormai più spazio in Europa per la guerra e in Russia è stato vietato subito dopo in modo assoluto ai media perfino di pronunciare questa parola, ritornano certe paure, da tempo sepolte in fondo al nostro cuore.
Ma cosa vuole Putin, che attacca l’Ucraina senza essere stato provocato a farlo, come riconoscono i più? Putin vuole, innanzitutto, rimettere l’Ucraina sotto la cappa di Mosca.
Dopo la Rivoluzione di ottobre del 1917 che, capeggiata da Lenin, portò al crollo del grande Impero russo degli zar, l’Ucraina fu nel 1922 tra i Paesi fondatori dell’URSS, primo stato socialista della storia, e in questa Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche rimase fino al 1991, quando divenne uno Stato indipendente e democratico. Da quel momento, lo spirito filorusso di buona parte degli Ucraini cominciò a degradarsi per l’azione attrattiva della Unione Europea, che è una unione politica, alla quale in vari modi l’Ucraina ha più volte bussato chiedendo di essere ammessa. Farne parte, potrebbe aprire all’Ucraina anche le porte della NATO, che è invece una alleanza difensiva stretta tra certi Paesi dell’area atlantica e si interdice, pertanto, di far guerra; ma è pronta a difendersi da chi dovesse farle guerra. Questo porta dunque ad escludere un intervento della NATO in Ucraina, poiché al momento non ne fa parte, ma lascia perplesso il fatto che la Federazione Russa, nella Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) dal 1991, ne è anche membro permanente del suo Consiglio di sicurezza, cui compete il compito di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, con facoltà comunque di adottare misure implicanti l'uso della forza, quali le azioni di polizia internazionale, contro uno Stato colpevole di aggressione, di minaccia alla pace, di violazione della pace.
Putin, che teme la espansione della NATO verso oriente col possibile coinvolgimento dell’Ucraina, non tollera la indipendenza di questo Paese; ma non è solo questa la ragione per cui vuole riportarlo sotto la bandiera del Cremlino. La “Dottrina Putin” prevede la ricostruzione della Grande Russia e la cosa fa temere che le ambizioni espansionistiche, un sogno di Putin, possano allargarsi anche ad altri Paesi, quali quelli del Baltico, che un tempo ne facevano parte e ora sono Stati sovrani e indipendenti. (Nella foto d’apertura, l’Impero Russo nel 1914).
Definito nel 2013 da Forbes come “l’uomo più potente del mondo”, con l’Ucraina, intanto, oltre che coi bombardamenti, Putin ci va giù pesante anche con le parole: “E’ solo una espressione geografica”, l’ha definita, rispolverando ciò che disse dell’Italia nel 1847 lo statista austriaco Klemens Von Metternich, il quale si sbagliò; e siamo certi che la storia smentirà anche questo zar fuori dal tempo… e per tanti anche fuori di testa, che dice: “Russi e Ucraini sono un popolo solo” e intanto manda i Russi a falcidiare gli Ucraini.
Si può dare un nome a questo delitto, la cui unanime condanna vede finalmente una Europa Unita davvero? Nella solidarietà degli aiuti alle vittime di questa guerra assurda c’è l’ombra, però, della paura collettiva che possa coinvolgerci tutti, e non può essere, questo, il collante dell’EU.
Si vales, vàleo.
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Articolo pubblicato il 08/03/2022