Guerra e pandemia: “noi “ e “loro”

Le opinioni diverse sulla pandemia e la guerra in Ucraina rischiano di creare profonde lacerazioni sociali sulla cui gravita' sarebbe bene riflettere

Di fronte alla pandemia del 2020 e all’invasione di Putin in Ucraina rimanere indifferenti o non provare preoccupazione e disagio davanti ad una realtà che improvvisamente cambia e assume contorni che mai avremmo immaginato sarebbe inumano. Grazie a Dio, “Homo sum,  humani nihil mihi alienum puto”; se la pandemia ci ha coinvolti tutti in prima persona, la guerra, o almeno questa guerra, per ora e nonostante la sua vicinanza, non ha ancora distrutto le nostre case e non dobbiamo ancora nasconderci sottoterra perché qualcuno ci bombarda dal cielo.

Ma non averne timore sarebbe irragionevole, quindi, ampliando il discorso, non essere preoccupati e non temere per il nostro futuro penso sarebbe  insensato. Ma da qui a vivere le restrizioni della pandemia  o i rincari della benzina cedendo al panico e alla rabbia contro tutto e contro tutti penso ne passi di strada. La paura e la mancanza di punti fermi, la polemica a priori e la sfiducia anche verso chi usa le sue competenze per il bene comune sono a mio avviso dannose e pericolose. Innanzitutto perché la paura spinge sempre a ricercare un colpevole, quale che sia, senza andare troppo per il sottile nel verificarne l’effettiva responsabilità.

Non solo: la paura, che come sempre prima di tutto è paura di ciò che non conosciamo, può spingere a dare fiducia a fonti che magari non avremmo mai considerato attendibili, a notizie che in altri momenti avremmo considerato fuorvianti.

Ma se in questa situazione di paura  e difficoltà sembrano rassicurarci oppure ci danno l’opportunità di accusare chiunque noi consideriamo nostro nemico, senza valutare se lo sia  davvero nella fattispecie, le prendiamo per buone.

Pensiamo per esempio all’antiamericanismo o antisovietismo, con tutto l’anacronismo di questo termine che tuttavia non mi pare abbia perso di efficacia in questo caso, al dogmatismo religioso di chi considera qualsiasi fede che non sia la propria portatrice di degrado morale, sociale e politico, così come all’anticlericalismo tanto dogmatico quanto il più feroce fanatismo religioso.

Sarebbe quindi forse preferibile, a mio parere, imparare a vivere questo momento storico indubbiamente difficile con consapevolezza, ma senza sottolineare troppo ciò che ci divide, bensì lavorando su ciò che ci unisce. Almeno noi che, come dicevo all’inizio, abbiamo la fortuna di poterci curare, gratuitamente per di più, se ci ammaliamo, non vediamo carrarmati nelle nostre strade e possiamo esprimere liberamente il nostro pensiero.

Sinceramente, infatti, più della pandemia  e della guerra in Ucraina, che noi abbiamo la possibilità di chiamare con il suo nome, mi spaventa la divisione che si è andata creando sempre più netta tra coloro che la pensano diversamente sulla pandemia e le sue conseguenze, nonché sull’invasione russa in Ucraina.

Una divisione che sta diventando sempre più pesante e presente nei rapporti sociali e famigliari, che spesso vede “l’un contro l’altro armati” amici e conoscenti che fino a poco tempo fa mai avrebbero immaginato di trovarsi su fronti diversi; ma fin qui non ci sarebbe niente di male.

Il fatto è che questa divisione tra “noi” e “loro” conduce spesso le due parti a volersi convincere reciprocamente, e non sempre con cortesia, della validità delle proprie idee. Insomma, a fare opera di proselitismo, ognuno convinto di possedere la verità rivelata. Personalmente mi sono sempre chiesta perché mai si ritenga necessario convincere gli altri delle proprie idee. Che ognuno si tenga le proprie, purché ovviamente i suoi pensieri non lo obblighino ad andare per le strade a sparare sui passanti.

Dov’è finita la tolleranza dei pensieri altrui? Perché è quasi impossibile assistere ad una conversazione sui vaccini o su Putin o sulla Nato che non degeneri in una discussione sgradevole che lascia l’amaro in bocca a tutti i partecipanti? Non ho e non credo esistano, al momento, risposte capaci di modificare questa brutta situazione che scioccamente noi fortunati che ci possiamo esprimere liberamente nei nostri comodi salotti ci stiamo creando da soli.

Ecco, sinceramente, più che  della pandemia e della guerra, alla cui soluzione tanti stanno lavorando, ho paura di questo, di questo continuo dividersi tra “noi” e “loro”, a cui nessuno sembra dare, a mio avviso, il grave peso che credo abbia. Un peso destinato ad essere foriero di altre separazioni, divisioni e scontri. Forse vale la pena di rifletterci.  

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Articolo pubblicato il 22/03/2022