Ucraina, Zelensky porta la guerra alla Camera: “Genova come Mariupol”

Il premier Draghi al presidente: "Sì all'invio di armi a Kiev. Vogliamo il vostro Paese nell'Unione europea"

Un'ovazione ha accolto e salutato ieri mattina,  l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alle Camere riunite.

Un discorso durato 12 minuti, cui è seguita la replica del presidente del Consiglio Mario Draghi.

Zelensky è un abile comunicatore, calibra abilmente la forza di immagini drammatiche (come il numero di bambini morti) che mostrano quanto siano brutali le devastazioni conseguenti all’invasione russa.

Richiama, in modo strumentale  il contrasto tra alcune città italiane (Roma, Firenze e Genova), così belle e pacifiche, e le città ucraine martoriate, ieri altrettanto belle e pacifiche, oggi distrutte dalla guerra. Un passaggio che fa emergere come i veri interlocutori di questo intervento non siano stati i parlamentari e le istituzioni, ma i cittadini italiani.

Il presidente dell’Ucraina  personalizza lo scontro e catalizza l’attenzione sul profilo personale di Putin, che pure non nomina mai per nome, definendo questa guerra come “preparata da anni e voluta da una sola persona”.

Non richiede mai esplicitamente interventi, e cerca invece di porsi come leader (europeo) parlando dell’Ucraina come “cancello d’Europa” e interpretando l’invasione russa come un attacco al sistema valoriale europeo. Toni e contenuti che non apportano nulla di nuovo rispetto alle aspettative.

L’intervento “forte” della seduta, che ha sorpreso molti osservatori è stato invece  quello pronunciato da Mario Draghi, che  afferma nettamente che l’Italia “vuole”  l’Ucraina nell’Unione europea, che “tutti gli italiani” sono al fianco dell’Ucraina.

Quest’ultima affermazione è, tecnicamente, inesatta: il sostegno all’Ucraina e la condanna alla Russia sono largamente maggioritari, questo sì, ma non unanimi (un sondaggio Swg registra un 79% di italiani su questa posizione); mentre l’ingresso dell’Ucraina nella Ue è tema ancor più divisivo (solo il 45% degli italiani secondo Swg).

Siamo stati abituati a pensare a Mario Draghi come un leader tecnico e freddo,  invece il presidente del Consiglio, accogliendo il presidente ucraino, prende una posizione forte, non scontata, per certi versi inaspettata e che mette definitivamente a tacere le accuse di scarsa “risolutezza” contro la Russia che lo stesso presidente ucraino aveva, nelle prime fasi del conflitto, rivolto a Mario Draghi.

Il premier incassa dall’aula dieci applausi unanimi, ma su armi e adesioni Ue in realtà, quando il videocollegamento con Kiev si chiude, le differenze restano eccome.

“Sono favorevole a aiutare in tutti i modi l’Ucraina e Zelensky contro l’invasione. Non sono favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Ue”, ribadisce Carlo Calenda.

“Quando si parla di armi fatico ad applaudire, quando si parla di pace sono felice. La risposta militare e una risposta sbagliata”, dice Matteo Salvini e anche il M5S è in fibrillazione per quel che riguarda le spese per la difesa e l’invio di armi.

A far discutere, poi, sono le oltre 350 assenze. Erano annunciate quelle degli ex pentastellati di Alternativa, poche e mirate quelle del Carroccio, ma anche tra le fila M5S sono diversi i parlamentari a non presentarsi in aula per il videocollegamento.

“Vengo, non vengo ad ascoltare Zalensky”.  Enrico Letta. Scuote la testa dinanzi ai tentennamenti.

Dopo che Nato e UE, pur avendo dimostrato vicinanza all’Ucraina, prendono tempo sull’Ingresso dell’Ucraina nella Nato e  nell’Unione europea, forse Draghi ha mostrato un po’ troppa emozione, precludendo all’Italia  la via diplomatica per risolvere  il conflitto e forse esponendo il nostro Paese  a qualche rappresaglia, quando si impegna nettamente all’invio di armi.

La prudenza è virtù di pochi..…

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Articolo pubblicato il 23/03/2022