Torino. L’incontro tra i vertici Stellantis, Cirio e Lo Russo

Elkann:” indissociabili da Torino e dal Piemonte”

Ieri nel tardo pomeriggio si è tenuto a Mirafiori, il primo incontro tra John Elkann, Carlos Tavares, il presidente della giunta regionale del Piemonte Alberto Cirio ed il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.  Un appuntamento che, stando alle dichiarazioni dei politici, avrebbe dovuto far emergere  l’impegno di Stellantis per il ruolo, la potenzialità e le prospettive riservate agli insediamenti piemontesi del Gruppo, Mirafiori in primis.

Prospettive un po’ offuscate negli ultimi mesi, dopo il trasferimento a Termoli, nel sud d’Italia, del polo elettrico, concordato e finanziato dal governo Italiano e la chiusura dello stabilimento Maserati a Grugliasco.

Clima cordiale e impegni sbandierati sulla centralità di Mirafiori da parte di Elkann "Stellantis è nata con lo spirito coraggioso e visionario dei nostri padri fondatori per cogliere le grandi opportunità del 21esimo secolo. Piemonte e Torino sono indissociabili da Stellantis e il futuro della mobilità che stiamo costruendo". Lo ha affermato John Elkann, presidente di Stellantis”, che così conclude:” "Cosa che vogliamo fare insieme ai nostri partner locali e alle parti interessate per essere più forti e raggiungere il nostro scopo in Italia e nel mondo".

Carlos Tavares così interviene” Sono molto contento della discussione costruttiva che abbiamo avuto oggi per creare la condizione di un futuro sostenibile per le attività di Stellantis in Piemonte e a Torino nell'ambito del nostro piano strategico Dare Forward 2030”.

“Nell'attuale contesto caotico in cui operiamo, prosegue il Ceo, vincere Insieme non è solo uno dei valori di Stellantis, ma è il modo in cui affronteremo le opportunità che abbiamo davanti, beneficiando del decisivo sostegno della Regione e della Città". 

Viene ancor ribadito che nella strategia di Stellantis Torino occupa "una posizione centrale": oltre a essere un polo di produzione di veicoli e il cuore del design di tutti i marchi italiani del gruppo e che assumerà anche il ruolo di centro di competenza ingegneristico internazionale per l'elettrificazione. Non si parla minimamente di occupazione, né pare che Cirio e Lo Russo abbiano accennato all’argomento.

Felici e contenti lasciano Mirafiori, il Presidente e il sindaco. Il primo, ormai si sente di casa ed ipotizza il proseguo di un percorso di verifiche e comunicazioni sui programmi della multinazionale che riguardino il Piemonte, il secondo  ribadisce l’importanza della mutazione elettrica delle produzioni nei tempi e nei modi stabiliti.

Sono trascorsi lunghi anni durante i quali, la politica torinese e piemontese snobbava l’industria e la Fiat in particolare che nel frattempo decresceva e delocalizzava, mentre Torino cavalcava miti perdenti.

In  ben altre stanze invece partiva l’esigenza di capire in quale direzione si muovesse Stellantis, a difesa della vita e occupazione degli stabilimenti torinesi.

Mino Giachino, l’intrepido leader di Si Lavoro, Si Tav,  quando ha scoperto che nella finanziaria 2022 non venivano neppure citate le problematiche dell’Automotive, si è mosso a livello parlamentare ed è riuscito a coinvolgere deputati di centro destra e centro sinistra che, sotto la guida del capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, Riccardo Molinari, espongono a livello analitico e senza giri di parole  i rischi e le conseguenze che l’accelerato passaggio all’elettrico causerebbe ai livelli occupazionali di Mirafiori e ai 70000 dipendenti dell’indotto auto che sarebbe falcidiati da questo cambio repentino.

La Mozione Molinari verrà illustrata e discussa oggi.

All’incontro di Mirafiori era presente anche il presidente dell’Unione Industriale Giorgio Marsiaj per documentare e attestare i rischi che corre l’indotto auto.

Questi aspetti che sono fondamentali , non sono stati neppure accennati da Cirio e Lo Russo.

In un recente convengo con le parti sociali, Giachino ha focalizzato i punti nevralgici per Torino.

“Ogni scelta che penalizzasse la crescita e il lavoro non è positiva nè per il Paese, nè soprattutto per Torino.

L’elettrico è una prospettiva importante ma non l’unica verso la crescita sostenibile. La crescita è una priorità per il nostro Paese e per Torino, in declino da venticinque anni”.

“Dobbiamo difendere il settore automotive, prosegue Giachino, per difendere il lavoro e per difendere Torino. Abbiamo bisogno di una politica industriale del settore auto e conto molto , dopo la grave dimenticanza della Legge Finanziaria , sui nuovi stanziamenti decisi da Giorgetti (che hanno stupito per la loro entità molto degli autorevoli partecipanti, il che mi gratifica molto per l’essere stato il primo a ribellarmi con forza alla dimenticanza nella Legge Finanziaria) e sui paletti della Mozione parlamentare primo firmatario MOLINARI.”

 

Qual è la ricetta di Mino Giachino?

“Occorrono incentivi al rinnovo del parco circolante italiano, che consta di 15 milioni di veicoli e di 400.000 TIR vecchi, inquinanti e insicuri, per ridurre inquinamento e aumentare la sicurezza della mobilità.

Incentivare mezzi elettrici ma anche gli ibridi e anche i mezzi Euro 6 più recenti e meno inquinanti. Puntare solo sull’ ‘elettrico impatterebbe negativamente su molte aziende dell’indotto e su oltre 70.000 occupati. 

La politica industriale del settore che ha caratterizzato l’industria torinese e italiana del 900 deve coinvolgere i Politecnici e i Centri Ricerca attorno alle varie possibili soluzioni per rendere sostenibile la mobilità del futuro”.

La conclusione di Giachino è lapidaria:

“Difendere il settore auto è basilare per fermare il Declino economico e sociale.”

Vengono altresì citati dati eloquenti che i sindaci che si sono succeduti hanno bellamente dimenticato:

“Il Paese negli ultimi venticinque anni ha perso 25 punti di PIL procapite rispetto ai Paesi europei, ecco perché la crescita e la sostenibilità debbono viaggiare di pari passo. Ecco perché difenderemo il settore auto come abbiamo difeso la TAV.”

Anche i delegati di Mirafiori, dimenticata qualche velleità antiaziendale del passato, hanno redatto una nota in cui si dicono preoccupati per il declino industriale ed il rischio che il passaggio all’elettrico comporta sui posti di lavoro.

Sindaco e presidente della regione che non hanno mezzi e poteri per mutare gli indirizzi di una multinazionale, dovrebbero invece esercitare il loro ruolo istituzionale per fare pressione nei confronti del  Governo perché si renda protagonista e portavoce per spostare al 2050, la camicia di forza  imposta dall’Unione europea per il passaggio all’elettrico entro il 2025.

Ciò significherebbe aver a cuore il “bene comune” e difendere la continuità  delle aziende e l’occupazione in Piemonte.

Il resto, cari Presidente e Sindaco, sono passerelle e, quando ci sono in ballo posti di lavoro, assumono un aspetto cinico e di pessimo gusto.

 

 

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Articolo pubblicato il 29/03/2022