
Quando la ragione sfida l'irrazionalità
Sentiamo parlare molto spesso di Infinito relativo allo Spazio, e di Eterno riferito al Tempo.
Si tratta di due concetti che la nostra immaginazione non riesce e non può concepire, poiché esulano da qualsiasi speculazione logica o razionale.
Il concetto di Infinito sembra sfuggire a ogni possibile comprensione, forse proprio perché essendo privo di confini non può essere com-preso.
Basti un piccolo esempio:
1 + Infinito è uguale a infinito.
10.000.000.000 + infinito è sempre uguale a infinito.
Non riuscendo né a vedere, né a scorgere i confini dell’infinito dovremo rassegnarci a ipotizzarne l’esistenza senza la pretesa di com-prenderlo razionalmente.
Su questo complesso argomento si sono spesi fiumi d’inchiostro. Filosofi, teologi e scienziati hanno da sempre giocato con le parole per descrivere nel modo migliore quali fossero gli ambiti nei quali esercitare la mente alla consapevolezza delle dimensioni non finite.
Secondo il pensiero di Aristotele l’Universo era finito. I cieli articolati in un complesso meccanismo di sfere di cristallo, trasparenti e concentriche, al di sopra di questi vi era un Primo motore immobile, che rappresentava la Causa prima del divenire dell’Universo.
Sempre secondo Aristotele, ogni movimento e ogni trasformazione avevano una causa. All’origine della catena delle cause, secondo il filosofo greco, doveva esserci una causa priva di causa, o Causa prima, ovvero una Fonte originaria di tutti i movimenti dell’Universo, priva di moto, chiamata Motore immobile.
Dante, nella Divina Commedia, sembra sposare l’ipotesi aristotelica, ripresa anche da Tolomeo. Il Poeta considera la Terra il centro dell’Universo, circondata da nove Cieli: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle fisse, Primo Mobile.
Al di sopra del Primo Mobile vi è l’Empireo, ovvero la Sede di Dio, circondato dagli Angeli e dalla Rosa dei Beati.
A questo proposito il dantista rumeno Horia-Roman Patapievici sostiene che la forma geometrica che maggiormente descrive il Paradiso di Dante sia l’Ipersfera, cioè la Sfera a 4 dimensioni. L’ipotesi nasce dall’osservazione che una volta superato il Primo Mobile, Dante, raggiunga il confine e il centro del Paradiso. L’unica figura geometrica nella quale il centro coincide con tutti i punti della superficie è proprio l’Ipersfera.
Come sappiamo la visione dell’Universo descritta da Tolomeo fu scardinata da Copernico e da Giordano Bruno. Ma la dimostrazione più evidente e osservabile fu quella offerta da Galileo Galilei e dal suo mirabile cannocchiale. Poca importanza riveste la paternità della costruzione dell’oggetto ottico, progettato nei Paesi Bassi all’inizio del XVII sec., chi lo introdusse come strumento di indagine scientifica fu proprio Galilei che per primo rivolse le lenti del proprio cannocchiale in direzione dei corpi celesti.
Nel 1610, l’astronomo italiano, scoprì i satelliti medicei. Tale scoperta risultò essere un fatto straordinario perché mise in crisi l’ipotesi delle sfere celesti alle quali avrebbero dovuto essere uniti i corpi come Giove. Osservare dei satelliti che orbitano intorno al grande Pianeta significava negare la presenza di una sfera di cristallo che sarebbe andata necessariamente in frantumi.
Torniamo al nostro concetto di Infinito:
Come abbiamo anticipato fu Giordano Bruno a sposare, tra i primi, l’ipotesi copernicana, relegando il Pianeta Terra ad un semplice satellite del Sole. La centralità del nostro mondo era stata demolita.
Come se non bastasse il Nolano introdusse, nel 1584, in una raccolta di scritti i Dialoghi Filosofici Italiani ambientati a Londra e dedicati all’ambasciatore di Francia Castelnau, i concetti di Infinito universo e di Universi infiniti.
La prima di queste opere, “De l’Infinito universo e mondi”, tratta proprio del tema della non finitezza del cosmo, proclamando che essendo Dio Infinito e privo di limitazioni ha sicuramente creato infiniti mondi simili alla Terra:
“Io penso a un universo infinito. Stimo infatti cosa indegna della infinita potenza divina che, potendo creare oltre a questo mondo un altro e altri ancora, infiniti, ne avesse prodotto uno solo, finito. Così io ho parlato di infiniti mondi particolari simili alla Terra.” (G.Bruno, De infinito universo e mondi)
Per Giordano Bruno Dio è immanente e trascendente al tempo stesso, cosa che lo poneva in antitesi con la visione cattolica che descrive un Dio esclusivamente trascendente.
Il Nolano descrive una divinità partecipe della propria Manifestazione, una divinità che non può essere definita o limitata da connotazioni manichee che ne limiterebbero l’Essenza.
Bruno si avvicina, forse, ad una definizione simile a quella dei cabalisti spagnoli, come Luria e Cordovero, che con il termine Ein Sof indicano un concetto di Dio che può tradursi come Senza fine, Nulla infinito, Interminabile o Infinito. Tale concetto prevede la negazione di qualunque attributo, per l’impossibilità di definire anche solo un’”esistenza” di Dio, poiché non avendo Egli un inizio e non potendone presumere una fine, essendo Causa Prima, non può essere oggetto di limitazione o definizione alcuna.
In altre parole, Ein Sof sta a significare l'essere innominabile. In un altro passo dello Zohar, si riduce il termine a Ein (non-esistente), perché Dio trascende talmente la comprensione umana da essere "praticamente" inesistente.
Ben lungi dall’aver sviscerato in modo esaustivo il concetto di Infinito e di Eterno, quello che abbiamo proposto è solamente una sintetica serie di suggerimenti che potrebbero stimolare altri e ben più validi approfondimenti su un tema così straordinariamente affascinante.
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Articolo pubblicato il 30/03/2022