Il martirio di Bartolomeo Bruatto

Giovane eroe della Resistenza (di Alessandro Mella)

Qualche tempo fa avemmo modo di rievocare la bella figura di Giacomo Cat Berro, eroe della Resistenza che cadde sotto il piombo tedesco nel 1944. Diversi giovani, quel giorno terribile, condivisero la sua sfortunata sorte e caddero accanto a lui.

Come dicemmo a suo tempo la vicenda si svolse nel terribile clima dell’autunno 1944 quando le autorità della Repubblica Sociale Italiana e quelle tedesche avvertirono la pressione dei reparti partigiani sempre più operosi ed audaci nel loro agire.

Le iniziative dei resistenti preoccupavano moltissimo il fascismo repubblicano, al suo crepuscolo disperato, e nel basso Canavese, tra Favria, Rivarolo ed i comuni dei dintorni, la situazione si fece quantomeno esplosiva.

La Guardia Nazionale Repubblicana trasmise quindi un promemoria al suo capo di stato maggiore, Nicchiarelli, dai contenuti piuttosto chiari:

 

Fonte fiduciaria attendibile comunica: “I banditi preparerebbero nei prossimi giorni un’azione contro i reparti repubblicani di FELETTO e RIVAROLO (Torino)”. (1)

 

Quasi questa spiata non fosse sufficiente a scaldare gli animi, si aggiunse un’altra questione non trascurabile. Di tale peso che la GNR non inviò l’appunto riservato solo al console generale Nicchiarelli ma, anche, direttamente a Mussolini a Gargnano dove questi aveva posto l’ufficio personale al tempo della Repubblica Sociale:

 

Fonte fiduciaria segnala: “Nel CANAVESANO circola con insistenza la voce che truppe germaniche di stanza in RIVAROLO e COURGNE’ (AOSTA), siano venute ad accordi con le bande partigiane locali stringendo anche buoni rapporti di amicizia”. (2)

 

Non si sa i tedeschi agirono in forza di questo ciarlare o per scelte differenti legate ai propri interessi militari ma il fatto fu che da lì a poco essi iniziarono una serie di rastrellamenti a tappeto sul territorio al fine di eradicare i partigiani dallo stesso. Se accordi vi furono, certamente essi saltarono o vennero rapidamente vanificati.

In questo drammatico scenario si collocò la vicenda drammatica di Bartolomeo Bruatto.

Il nostro giovane era nato a Rivarossa, in provincia di Torino, il 40 aprile 1925 figlio di Pietro e di Caterina Borlo.

Come tanti giovani anche lui era stato letteralmente travolto dalla storia e di fronte all’imposizione dell’arruolamento nella RSI, con i bandi del maresciallo Graziani, scelse di unirsi alla Resistenza le cui formazioni già operavano efficacemente in zona. Raggiunse, quindi, la VI divisione Giustizia e Libertà nell’agosto del 1944 assumendo il nome di battaglia di “Nini”.

Pochi mesi dopo, nel quadro delle operazioni di polizia contro i “ribelli” messe in atto dai tedeschi, egli fu catturato. Il suo destino era certamente segnato ed egli probabilmente comprese subito quale sorte avrebbe dovuto subire. Andò incontro al martirio.

Le fonti, tuttavia, non concordano su ciò che accadde. La prima versione è quella reperita sul quotidiano La Stampa ed essa non concorda del tutto con le altre:

 

Rievocato ieri a Rivarolo il martirio di dieci patrioti. Rivarolo Can., lun. mattina. (.g.l.) Il ventennale della lotta di Liberazione è stato celebrato Ieri nella piccola frazione di Argentera di Rivarolo, dove il 9 ottobre 1944 vennero fucilati cinque partigiani: Mario D'Azzo, Giacomo Cat Berrò, Elio Mattioda, Bartolomeo Bruatto e Franco Dusi.

Pochi mesi più tardi, il 22 marzo 1945, furono uccisi dai nazifascisti altri cinque patrioti: il tenente Renzo Scognamiglio, Il sergente Mario Porzio, Antonio Ugolini, Sergio Tamietti ed Alessandro Bianco, tutti appartenenti alla 6a divisione alpina «G.L.» che erano stati catturati qualche giorno prima ad Argentera, portati a Volpiano dove vennero torturati nella caserma della «Folgore» e poi ricondotti ad Argentera per la fucilazione, avvenuta lungo il muro esterno del cimitero.

Il camposanto è stato ampliato nel dopoguerra, ma quel breve tratto di muro è stato giustamente conservato e si erge ora a ricordo nel mezzo del recinto.

Qui, dopo la messa, ha tenuto la commemorazione ufficiale l'on. Giovanni Bovetti il quale partecipò al movimento di Liberazione in questa zona.

Egli ha ricordato tutti i martiri di Argentera, a cominciare dal tenente Renzo Scognamiglio, giovane di Azione Cattolica che, prima della fucilazione, scrisse una nobilissima lettera alla madre con espressioni di perdono per i suoi carnefici.

Hanno poi parlato l'ex comandante partigiano Aldo Grassotti, ed il sindaco cav. Gianetto.

Erano presenti il nuovo presidente dell'Amministrazione provinciale avv. Oberto ed altre autorità, con i sindaci del circondario con i gonfaloni del loro Comuni. (3)

Come si vede, il quotidiano indicava come luogo del drammatico evento la Frazione Argentera di Rivarolo mentre le altre fonti indicano una località, Mastri di Bosconero, che si trova a circa un paio di chilometri di distanza. Tra l’altro secondo il giornale furono presenti anche reparti italiani nel rastrellamento.

La seconda testimonianza, invece, è quella che fornì Pietro Berta nelle sue cronache:

 

Nella notte tra l'8 e il 9 la brigata "Mario Costa" della VI° GL si trasferisce in Valchiusella a Rueglio. Cinque partigiani, che hanno dovuto ritardare la partenza per un guasto ad un automezzo, vengono sorpresi da un rastrellamento tedesco e catturati alle Benne di Oglianico. Legati ai polsi, le braccia dietro la schiena, vengono quindi condotti ai Mastri a piedi, e lì fucilati alla schiena con raffiche di fucile mitragliatore. Tra di loro vi è Franco Dusi, di anni 18, di Torino. Gli altri caduti sono: Dazzo Mario, Elio Mattioda, di 20 anni, da S. Anna di Castellamonte, Bruatto Bartolomeo e Ugo Marcone. (4)

Egli indicò con chiarezza la Frazione Mastri ove i più collocano l’evento.

Che questi possa essersi svolto lì sembra essere confermato anche dalla scheda di Bartolomeo Bruatto che fu redatta dalla Commissione per la Qualifiche Partigiane nel dopoguerra sul retro della quale si legge: “Caduto a Matri (Feletto) il 9/10/1944”. (5)

Al netto del refuso, errore di battitura, nella scheda si evince come la commissione avesse ritenuto attendibile questa versione.

Quello che è certo è che a soli diciannove anni, pieno di speranze e idealismo, il giovane Bartolomeo fece una scelta difficile in tempi ancora più difficili. Quella decisione fu da lui pagata con la vita e con il sacrificio più alto che un uomo possa fare per amore della libertà. Un bene di cui noi oggi beneficiamo grazie al sangue versato da quella gioventù. Almeno per gratitudine sta a noi perpetuarne il ricordo, con sobrio rispetto, e consegnarlo in staffetta ideale alle generazioni future.

Alessandro Mella

 

NOTE

1) Appunto per il Capo di Stato Maggiore della GNR, 5 ottobre 1944.

2) Promemoria inviato al Duce e al Capo di Stato Maggiore della GNR, 8 ottobre 1944.

3) La Stampa, 68, Anno XCVII, 2 marzo 1965, p. 5.

4) http://www.bertapiero.it/garibaldi/il%201944.htm (Consultato 15 gennaio 2022).

5) Deliberazione 2963, Ministero dell’Assistenza Postbellica, Commissione Regionale Piemontese per l’accettazione delle qualifiche partigiane, scheda Bartolomeo Bruatto.

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Articolo pubblicato il 25/04/2022