Scenari di guerra. Quando D'Alema autorizzò i nostri aerei a bombardare la Serbia

Nel 1999 il governo presieduto da Massimo D'Alema autorizzò l'uso dello spazio aereo italiano per la guerra della Nato contro la Serbia di Milosevic

Ieri si sono tenute importanti elezioni in Serbia, documentate alle 8 di stamane in un articolo di Luca Fiore Veneziano. Per associazione d’idee considerato il periodo bellico, con tutti i rischi e le incognite, vorremo ricordare ai nostri lettori, la partecipazione italiana a un altro conflitto sui cieli d’Europa, successivo alla seconda guerra mondiale.

Non ne parliamo a cuor leggero, perchè, con la situazione contingente, si tratterebbe di una deprecabile coincidenza, in quanto oggi corriamo il rischio che il conflitto tra Russia ed Ucraina possa espandersi anche vicino a noi, considerato che, oltre alla mille parole, pochi vogliono veramente giungere alla pace, Stati Uniti in primis.

Sono trascorsi all’incirca 23 anni e precisamente era il 24 marzo 1999, quando un governo di sinistra capeggiato da Massimo D’Alema, con Sergio Mattarella vice presidente del Consiglio dei ministri, mandò il nostro Paese in guerra. Era in corso la guerra in Kosovo (ma sarebbe più corretto dire la seconda fase della guerra), che vide contrapposta le forze della Nato alla Serbia di Milosevic. I bombardamenti durarono 78 giorni  con lui premier ed i morti furono 500 civili, caduti nel corso dei 600 raid aerei al giorno.

Nella seconda metà degli anni Novanta i separatisti albanesi dell'Uck iniziarono ad alzare sempre di più la voce, affiancando alla lotta politica per l'indipendenza una vera e propria azione militare contro i simboli dell'entità statale serba.

Belgrado rispose con una dura repressione, dapprima con le proprie forze di polizia, poi impiegando forze paramilitari. Lo scontro divenne una vera e propria guerra di matrice etnica, sempre più sanguinosa, con gravissime conseguenze per la popolazione civile.

Scoppiate nel 1996, le ostilità divennero particolarmente cruente e sanguinose nel 1998. Su pressione della comunità internazionale, l'Alleanza atlantica ottenne l'inizio dei negoziati di Rambouillet, che si conclusero bene. Ma poco dopo, a Parigi, quando si sarebbero dovuti decidere i dettagli tecnici dell'accordo, i serbi abbandonarono i lavori sbattendo la porta, dicendo che mai avrebbero accettato l'indipendenza stabilita in modo unilaterale dai kosovari. E fu la guerra: Nato contro Serbia. Il motivo ufficiale fu la difesa dei diritti umani violati dai serbi a scapito dei civili del Kosovo di etnia albanese.

Il casus belli di allora fu il cosiddetto massacro di Racak , un combattimento tra UCK e forze militari serbe che la propaganda mediatica USA trasformò in una strage di donne e bambini. Quella strage, di cui oggi è dimostrata l’invenzione, imperversò sui nostri mass media e nel suo nome partirono i bombardamenti “umanitari”.

In Italia anche CGIL, CISL UIL si schierarono con la guerra, giustificata ipocritamente come “contingente necessità”. Si metteva in moto allora quella macchina delle bugie che poi abbiamo visto in azione in Iraq, in Siria, in Libia in ogni guerra occidentale.

Il centro sinistra mondiale di allora, da Clinton a Prodi a D’Alema, fu uno dei principali responsabili dell’avvio di questa stagione di guerre e anche, e non è un caso, della distruzione della sinistra.

Il bombardamento di Belgrado fu un crimine e diffuse un veleno politico che continuerà ad intossicare il mondo occidentale.

Dalla base aerea Nato di Aviano si alzarono in volo i caccia bombardieri. La guerra contro Belgrado fu (quasi) tutta aerea. Anche l'Italia prese parte al conflitto. Il governo presieduto da Massimo D'Alema autorizzò l'utilizzo dello spazio aereo. Dal nostro territorio, quindi, partirono i raid offensivi. Fu il secondo intervento bellico italiano dal Dopoguerra, il primo era stato nel 1991, con la Guerra del Golfo (la prima) e i Tornado dell'Aeronautica mandati a bombardare l'Iraq di Saddam Hussein, che da pochi mesi aveva invaso un paese libero, il Kuwait.

Poi toccò alla Libia, nel 2011, nell'intervento militare della Nato contro Gheddafi. "Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici hanno rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il secondo conflitto mondiale", affermò in un'intervista il capo di stato maggiore delle forze aeree, generale Giuseppe Bernardis. Questo il bilancio della missione: 1.900 missioni con oltre 7.300 ore di volo, pari al 7% delle missioni complessivamente condotte dalla coalizione internazionale a guida Nato.

Scatterà, a breve, una nuova azione di guerra da parte dei militari italiani? Tra poco, anche se non lo auspichiamo, potremo scoprirlo.

 

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Articolo pubblicato il 04/04/2022