"Habeas corpus"

Inviolabilità della libertà personale di Massimo Triolo

Essere firmatari del Manifesto “Fissando in volto il gelo - Poeti contro il green pass” significa non accettare il ricatto (perché tale è) di doversi sottoporre a un’inoculazione, reputata non gradita, per poter ottenere un “lasciapassare” senza il quale si è esclusi dal lavoro e da mille altre attività.

Nel corso della storia “Habeas corpus” - citato nelle fonti del diritto inglese fin dal 1305 sotto il regno di Edoardo I - è stato un importante strumento per la libertà individuale contro ogni forma di sopruso quandanche perpetrata da un’azione arbitraria dello Stato.

In Italia, il diritto alla legalità della restrizione della libertà personale fu sancito in primis nel 1812 nella Costituzione del Regno di Sicilia, successivamente ripreso dallo Statuto Albertino (1848) e dalla Costituzione repubblicana (1948).

Restrizioni dell'habeas corpus furono introdotte con le leggi speciali antiterrorismo degli anni di piombo.

Non mi risulta che negli ultimi due anni si possano definire “terroristi” le persone che abbiano rifiutato l’idea di una tessera per poter usufruire delle libertà sancite dalla Costituzione, anche se un vero e proprio terrorismo è stato fatto nei confronti dei cosiddetti “no-vax”.

Ecco quindi Massimo Triolo, poeta, scrittore teatrale, conduttore radiofonico, traduttore e artista del disegno, nato e residente ad Arezzo che ci dedica queste riflessioni sull’attuale situazione post-pandemica nel nostro paese.

 

"L'aria che si respira non mi piace affatto, abbiamo perso anche il diritto alla felicità (e pensare che fin dai primordi la filosofia si fondava su analisi improntate all'eudemonismo) e si va consolidando una perniciosa forma di consenso plebiscitario a una conduzione politica che slitterà sicuramente verso il personalismo politico e una specie di bonapartismo moderno.

In nome dell'emergenza stanno conculcando diritti di primaria importanza e indottrinando un popolo già fortemente omologato, mesmerizzando la capacità critica e la facoltà di vedere oltre o avere anche solo un quadro non parcellizzato della situazione in cui versiamo.

I cosiddetti intellettuali sembrano ripetere luoghi comuni e vendere verità surrettizie a ogni presso, ma sono solo mezzibusti da arena televisiva o prezzolati da un sistema cattivo maestro di intere generazioni...

Stiamo anche perdendo il diritto a un contraddittorio rigoroso e al pluralismo di voci che è il sale della democrazia.

Il fatto è che scienza e mercato, questi mostri sacri di oggi, senza un serio ordito assiologico risultano essere altrettante fonti di dogmi, assiomi e dettami apodittici... Questa non è scienza ma scientismo e, quanto al mercato, sappiamo bene che non crea benessere, non assolve al Bene Comune tanto strombazzato, ma porta concentrazioni di ricchezza vertiginose a favore di tanta diseguaglianza e povertà...

Già anni fa sostenevo che il fulcro dei ragionamenti di Foucault e Deleuze e Guattari era il passaporto filosofico per comprendere la dimensione attuale di una politica disastrosa e paranoide (a tal proposito è bene ricordare “Massa e Potere” di Canetti) ...

Bisognerebbe poi sostenere il principio, a livello orientativo e normativo, perlomeno in certi casi, che dal particolare va al generale piuttosto che dal generale al particolare.

Mercato e scienza, come detto, non possono diventare altrettante religioni...

Niente di nuovo per Pasolini che conosceva la deriva autoritaria di istituzioni Oggi genuflesse di fronte a una discrezionalità amministrativa che scorda il Diritto, e anzi il diritto della persona all'autodeterminazione, per mezzo della rivendicazione di continui stati di eccezione… E crea disorientamento, panico e incapacità di pensare una pratica di vita non eterodiretta e un linguaggio che ci riscatti dalla normalizzazione di termini falsificatori, mistificanti.

Termini in cui il significante eccede in blocco il significato e la sua veridicità e aderenza a quelli che sono i fatti; parole come enormi contenitori di cose e concetti eterogenei in un frullato informe che uccide la particolarità e la sua cogenza.

Credo che l’argomento vaccini necessiterebbe di un contraddittorio serio rispetto allo strapotere, alla maggioranza di fatto, di chi considera un tabù finanche manifestare dubbi in merito all’efficacia delle vaccinazioni stesse e all’opportunità di sottrarre diritti fondamentali, almeno tali in uno Stato democratico; e considera un incosciente chi liberamente scelga di non fruire di una cura esercitando un diritto di sovranità sul proprio corpo - che è sua proprietà intima e privata.

A meno di non sollevare una sorta di paradosso, difendendo i più, e non solo in un’area blandamente liberale, la proprietà privata di determinati beni (ahimè in chiave più mercuriale che intellettualmente scevra da interessi) ma osteggiando poi l’esercizio appunto di un diritto che dovrebbe essere inalienabile: quello di avere sovranità totale sul proprio corpo come proprietà privata e assoluta di chi lo possiede dalla culla alla tomba.

A chi si fosse svegliato dal greve sonno dell’ingenuità solo di fronte a ciò che si vocifera rispetto all’obbligo vaccinale, farei presente che abbiamo già ampia esperienza quotidiana di TSO in ambito psichiatrico, in numero assai maggiore che non nella sfera di un principio dello stretto necessario (minimum decet libere cui multum licet) e purtroppo il potere decisionale affidato a norma di legge agli psichiatri non rispetta questa massima.

Se non avete dimestichezza con questo genere di provvedimenti, sappiate che la persona ritenuta bisognosa di cure viene forzosamente ricoverata sine die (nonostante una durata massima di sette giorni, questa disposizione forzosa può essere rinnovata di volta in volta, ovvero fin tanto ritengano opportuno gli psichiatri che tengono la persona in ostaggio della propria “illuminata” scienza, e talvolta con la pretesa di volerla salvaguardare da sé stessa) e obbligata ad assumere pesanti farmaci in dosi massicce senza bisogno del suo consenso; spesso senza poter neanche uscire dalla struttura di “contenimento” per prendere una salubre boccata d’aria.

Quella che dovrebbe essere una misura fatta valere estrema ratio è in uso assai frequente e disinvolto, nonostante i dubbi espressi in origine - contestualmente al superamento della legge Giolitti del 1904 in materia manicomiale a firma di Bruno Orsini (1978) e chiamata erroneamente Legge Basaglia - proprio dallo stesso Basaglia che aveva veicolato idee tanto incisive sul superamento di disposizioni di legge inumane e abominevoli, in Civitate Iuris, ma volgendo altresì critiche e dubbi alla nuova legge proprio relativamente alla pratica dei TSO.

Potremmo dire che lo Stato è legittimato a “sequestrare”, contenere e curare obbligatoriamente i soggetti che vengano ritenuti urgentemente bisognosi di tali cure e per un tempo indefinito, a discrezione degli psichiatri curanti.

Vorrei far presente ai difensori di un Diritto Naturale - Giusnaturalismo -, tanto sensibili al principio di non lesività della proprietà privata, che il proprio corpo è la prima e più fondamentale forma di proprietà privata di cui l’uomo fa esperienza nel corso di una vita…

E non revocabile secondo fumosi principi di tutela della salute degli individui, a seguito di un principio spesso opinabile e comunque sdrucciolo di pericolosità dei soggetti coattivamente internati e curati.

“L’etica è una vittima incosciente della storia”, azzardava Battiato in una sua celebre canzone, e tutti sanno che i dispositivi di legge, i costumi presso ciò che lice o meno cambiano, spesso inaspettatamente, nel corso delle diverse epoche.

Bisognerebbe definire cosa significa Oggi tutelare individui da sé stessi e verso gli altri; definire ciò che è morale o consentito: allora scopriremmo che è figlio di questo Tempo.

Se un giorno, per assurdo, venisse stabilito che è immorale e lesivo della salute (pubblica?) e della dignità umana propugnare determinate idee e pratiche (sociali e non) anche quando apparentemente innocue, si presenterebbe l’immediata necessità di vietarlo forzosamente, quando in conflitto con un ipotetico ordinamento di leggi che non lo comprenda come praticabile.

Il problema, ab ovo, è sempre lo stesso: secondo quali criteri e orientamenti? E ancora: con quale ordine di cogenza rispetto alla compromissione di un ipotetico concetto di Bene Comune e di una morale consolidata, se questi variano sensibilmente di epoca in epoca e relativamente all’esserci storico di Heidegger?

Vorremo poi ricordare che la scienza, oggi ritenuta una sorta di intoccabile mostro sacro, non è sempre e necessariamente sinonimo di reale progresso, a meno di non voler scordare l’epurazione nazista e i suoi brutali esperimenti per il progresso in chiave eugenetica, su ebrei e gruppi sociali ritenuti inferiori e sacrificabili come animali da laboratorio; ma venendo a una pratica in uso non così lontano dai tempi odierni, possiamo affermare che anche l’omosessualità è stata trattata da psichiatri molto poco illuminati alla stregua di una malattia, curata con elettroshock e altri barbari “rimedi” combattendola come fosse un morbo.

Se oggi tutto questo non avviene non vuol dire che non sia già avvenuto, e perfettamente in carattere con quanto azzardavamo in chiave critica come paradosso. Ammettiamo che quello dei no-vax sia un gruppo sociale - e in effetti lo è -, allora direi: a che giova sottrargli diritti come se fosse volto a delinquere (i recenti dispositivi normativi sembrano più di carattere punitivo che non costruttivo)?

Del resto in questo, come in casi analoghi, una logica meramente utilitarista (il maggior bene possibile per il maggior numero possibile) sembra del tutto inadeguata, poiché in democrazia dovrebbero essere garantiti i diritti sia pure delle minoranze, altrimenti diventerebbe una dittatura del numero.

A che giova, poi, fare di una fazione, per quanto maggioritaria (e parliamo degli entusiasti difensori dei vaccini) una sorta di primato e anzi una fede (dogmatica?) ammantata di scienza e progresso?

Dove non si dialoga e non ci si confronta seriamente e serenamente, lontano dalla logica da talk-show, quando non da avanspettacolo, che continuano a utilizzare i media, e non v’è un reale contraddittorio minimo garantito, là fa difetto il gradiente di democrazia.

Ci sarebbe molto da dire, in sintonia con Jaspers, riguardo a una scienza medica tecno-centrata che non si fa carico dei bisogni e delle peculiarità della persona (piuttosto che del cosiddetto gregge, espressione di per sé infelice) anche secondo la sua sfera soggettiva e relativa percezione a livello cognitivo…

Vorremmo piuttosto inoculare qualche dubbio (o è legittimo solo inoculare vaccini?) nella granitica convinzione che chi esercita il diritto a decidere per sé, quando in conflitto con un astratto concetto di Bene Comune, debba essere trattato come inferiore (intellettualmente), pericoloso per sé e per gli altri.

Fare appello a un bene ritenuto superiore per discriminare e ridicolizzare gruppi sociali non è un buon esempio di salute democratica.

Pasolini, nella sua ultima intervista, rivendicava il diritto dell’intellettuale, e non solo, a scandalizzare come a essere scandalizzato, ma non credo che intendesse come scandaloso il confronto quanto piuttosto la mancanza di esso. 

Per concludere, sembra adesso che si vada incontro ad un allentamento delle restrizioni imposte: il fatto più capzioso ed eclatante è che si sia creato un precedente assai rischioso a ragione del fatto che potrà essere declinato in futuro secondo altre forme di controllo e sottrazione di diritti in un clima repressivo rispetto alle voci fuori dal coro.

A ragione di tutto questo occorrerebbe forse esercitare una sana Epochè e passare a riflessioni più pacate ma incisive sul piano critico.

Come scriveva William Burroughs, si vive in una società “malata di controllo”; ed essendo giunti, Oggi, al debordante trionfo di una tecnica che inciprignisce questo carattere “paranoide” del Potere - conferendogli accresciuta operatività grazie agli stessi mezzi che sono ormai di uso comune e anzi divenuti irrinunciabili - è divenuto un imperativo morale farne un uso consapevole e non scriteriato, assieme all’utile esercizio del dubbio che fughi forme di dogmatismo cieco".

 

Immagine di copertina: Grazia Calabrò, Inondata di luce, 2014

 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/04/2022