
Dal Patriarca Kirill a Steve Bennon: scopriamo dei punti di vista differenti rispetto alla narrazione comune.
Il secolo asiatico è il mito più diffuso del nostro tempo. Gemmato da un’idea numerica delle vicende umane, come se il ‘metros’ economico potesse decifrarne il pianeta e i suoi rapporti di forza interni.
Eppure, non esiste continente più rilevante dell’Europa. Per prestigio culturale, per collocazione geografica e per diffuse capacità dei suoi abitanti.
La grammatica geostrategica illumina tale realtà oggettiva. Un soggetto è superiore agli altri se possiede il territorio decisivo, altrimenti non lo è. Punto.
Gli Stati Uniti, prima potenza del globo, dominano abilmente il nostro continente, mentre non risultano egemonici in Asia. Di qui la scala gerarchica tra i due teatri contesi.
I cinesi ne sono perfettamente consapevoli. Per insidiare la superiorità talassocratica americana, per disarticolarne la globalizzazione (Pax Americana), puntano sull’Europa, là dove vorrebbero condurre le nuove vie della Seta tecnologiche, ideate per terminare nel bacino della Ruhr, non per rimanere in Asia. Ed è in questo quadro che si configura il conflitto russo-ucraino.
Anche l’attuale crisi ucraina origina dalla rilevanza del contesto. Per controllare l’intera Europa, da decenni gli Stati Uniti perseguono il contenimento della Russia. Sicuri che, qualora fosse libera di agire, Mosca ne insidierebbe la posizione dominante accordandosi con le principali nazioni occidentali. Anzitutto con la Germania e con l’Italia, Paesi storicamente simpatetici verso la ‘Terza Roma’ degli Zar.
Nel frattempo, dopo più di un mese da quella che Mosca definisce "operazione militare speciale" in Ucraina, e che il resto del mondo chiama guerra, la Russia rimette mano al proprio vertice militare: al comando delle truppe arriva il generale Alexander Dvornikov, un veterano pluridecorato, insignito nel 2015 del titolo di "Eroe della Federazione Russa" per aver guidato l'intervento militare in Siria.
Al netto della propaganda antirussa a reti unificate, noi di Civico20news riteniamo opportuno dare voce anche a figure contrastanti questo odioso pensiero unico.
Il primo pensiero interessante risulta essere quello del Patriarca di Mosca Kirill, il quale afferma che: "Siamo un Paese che ama la pace e non abbiamo alcun desiderio di guerra - ha detto nel corso di una celebrazione con le forze armate. Ma amiamo la nostra Patria e saremo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono difendere il loro Paese".
Per il patriarca di Mosca "la maggior parte dei Paesi del mondo è ora sotto l'influenza colossale di una forza, che oggi, purtroppo, si oppone alla forza del nostro popolo". " Allora dobbiamo essere anche molto forti. Quando dico 'noi', intendo, in primis, le forze armate ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi contro questo perverso potere mondialista".
Nei giorni scorsi, al pensiero del Patriarca è andato sommandosi anche quello dell’ex consigliere di Trump, Steve Bennon. Il quale ha spiegato le sue ragioni filorusse sia in funzione americana che italiana, sostenendo che "Chiunque si sia alzato in piedi in Parlamento per applaudire Zelensky non dovrebbe essere rieletto: questo vale sia per il congresso americano, sia per voi italiani. L'Italia non deve aiutarlo". L'ex consigliere di Donald Trump attacca duramente il presidente ucraino Zelensky in un'intervista concessa a "Zona Bianca": "È imbarazzante quando uno come lui, un attore comico, cita Churchill, l'Olocausto o si rifà all'11 settembre e a Pearl Harbor e quei pagliacci si alzano in piedi per battere le mani. Zelensky è solo un uomo: ha licenziato due dei suoi generali per tradimento solo perché non la pensavano come lui".
Secondo il politologo statunitense, la guerra in Ucraina non sarebbe iniziata se Donald Trump fosse ancora il presidente degli Stati Uniti: "Questa guerra non sarebbe mai dovuta accadere - spiega Bannon - gli ucraini sono stati usati come carne da macello. Se Trump fosse stato presidente, avrebbe visto che la Russia dal 2014 aveva già causato 14mila vittime nel Donbass e avrebbe cercato un negoziato per evitare il conflitto. Stiamo giocando con il fuoco, rischiando di far andare in metastasi un conflitto regionale. Ci stiamo avviando a una crisi finanziaria mondiale che porterà a un conflitto globale. È chiaro come il sole".
L'ex stratega di Trump, poi, dice la sua opinione sul ruolo della Nato: "Credo che la Nato non dovrebbe proprio essere coinvolta e tanto meno gli Stati Uniti. Persino nella Seconda guerra mondiale fu Hitler a dichiarare guerra agli Usa, non viceversa. La Nato è una barzelletta, questa è una guerra tra oligarchi e io l'ho detto fin dall’inizio. Donne, bambini, soldati, tutta questa gente morirà e le città ucraine saranno ridotte tutte come Dresda e per che cosa? Si parlerà di ridare le province dell’est alla Russia, si formalizzerà la posizione dell’Ucraina, alla quale non verrà permesso di entrare nella Nato, si dirà che faccia parte dell'Unione Europea ma non come membro permanente. L'Ucraina diventerà una zona cuscinetto con la Turchia e l’India come garanti, ma avevamo davvero bisogno di sei mesi di devastazione e morte per arrivare a questo?".
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Articolo pubblicato il 14/04/2022