Il senatore delle ferrovie

Ricordo del comm. Bartolomeo Bona (di Alessandro Mella)

Tra i molti personaggi che concorsero al raggiungimento della nostra sospirata unità nazionale ve ne furono molti che i libri di testo delle scuole trascurano ma che, malgrado questo, meritano memoria.

Tra loro vi fu la figura di Bartolomeo Bona, ministro, senatore, uomo colto e stimato, capacissimo funzionario.

Egli nacque a Nizza Monferrato, in provincia di Asti ma allora d’Alessandria, il 4 ottobre 1793 da Giovanni Andrea Bona e da Margherita Giolito. (1)

Giovanissimo scelse di studiare legge alla Regia Università di Torino (in quel momento Università Imperiale francese) e dopo la laurea si diede alla carriera in magistratura iniziando a lavorare come giudice di pace a Cambiano al tempo in cui il Piemonte era parte dell’impero di Napoleone I. Fortunatamente egli si vide confermare l’incarico anche dopo il rientro dei Savoia a Torino salvo spostarsi a Santo Stefano Belbo nel 1821. Tuttavia, qui si fermò poco poiché la sua vita professionale prese a correre prima come secondo assessore al tribunale di Alba dal 1822, poi con lo stesso incarico al tribunale di Asti dal 1925 e poi come assessore al tribunale di Alessandria nel 1828.

A queste nomine seguirono quelle di avvocato fiscale al tribunale di Casale nel 1830 e di membro del Senato di Casale stessa otto anni dopo. Dopo l’esperienza come intendente generale per Savona, dal 1844, egli fu nominato intendente generale per le strade ferrate nel 1847 e successivamente direttore generale delle stesse. (2)

Dal 1841, tra l’altro, godeva del titolo onorifico di socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. Frattanto, nel 1848, fu eletto deputato alla Camera Subalpina di Torino e, dal 1854, venne elevato al rango di senatore del regno guadagnandosi la stima e simpatia di Camillo Cavour che lo volle con sé in diversi incarichi governativi quali quello di direttore generale dei lavori pubblici, poi segretario generale ed infine ministro titolare nell’esecutivo guidato dallo stesso Cavour dal 1857 al 1859.

Fu, quest’ultimo, un anno chiave per lui dal momento che la rete ferroviaria e telegrafica piemontese, cui tanto aveva concorso, si rivelò di primaria importanza per la logistica militare della Seconda Guerra d’Indipendenza. Lo stesso Napoleone III dovette riconoscergli l’importanza della sua opera che permise spostamenti preziosissimi all’armata imperiale. Tuttavia, l’armistizio di Villafranca travolse il governo dopo il celeberrimo scontro verbale tra Vittorio Emanuele II e Cavour. In seguito alle dimissioni del governo da quest’ultimo presieduto, anche il Bona decadde dalla carica di ministro.

Lasciato il ministero tornò alla sua carica alle strade ferrate mantenendolo fino alla proclamazione del Regno d’Italia quando gli venne affidato l’incarico di coordinare e dirigere la Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali presso la quale si impegnò oltre ogni immaginazione:

 

La sua nomina a Direttore delle ferrovie meridionali fu atto provvido, tanto provvido che Egli benché settantenne non si peritò ad accettare sapendo che trattavasi di far onore al paese. E all’incremento, al riordinamento e al miglioramento di detta Società il comm. Bona dedicò tutta la sua attività, tutta la sua energia, tutta la sua capacità, tutte le sue cure e riuscì a mondarla d’ogni vizio, d’ogni macchia, d’ogni bruttura. (3)

 

Questa vita operosa gli aveva fatto anche meritare onorificenze importanti come l’Ordine di San Stanislao dell’Impero di Russia, le insegne di ufficiale dell’Ordine di Leopoldo del Regno del Belgio e da Napoleone III quelle di cavaliere dell’Ordine della Legione d’Onore. La Real Casa di Savoia, nella persona del Re Vittorio Emanuele II, volle rendergli onore con quelle di gran cordone dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e di grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia.

Il Regno del Portogallo, invece, gli fece pervenire le prestigiose decorazioni di gran croce del Real Ordine di Nostra Signora di Vila Vicosa. (4) Onorificenza ancor oggi patrimonio dinastico della Real Casa del Portogallo con gran maestro il Capo della Real Casa del Portogallo, Dom Pedro Duca di Braganza e di Loulè e come cancelliere Dom Nuno Cabral da Camara Pereira Marchese di Castel Rodrigo e Connestabile del Portogallo.

Con il passare del tempo il costante lavoro, l’opera mai interrotta, il molto spendersi, iniziarono a piegarne la salute provata anche da un’età per quel tempo piuttosto avanzata:

 

L'egregio comm. Bona trovasi assai gravemente ammalato a Firenze; stante la sua avanzata età si sta in grande apprensione sull'esito della malattia. (5)

 

Passarono le settimane e dopo un’illusoria ripresa egli si spense il 3 febbraio 1876 nella sua casa di Firenze:

 

È morto l'altro ieri a Firenze, il senatore commendatore Bona del quale un miglioramento faceva sperare pochi giorni sono la guarigione. Il comm. Bona ha, si può dire, dedicata tutta la sua vita all'importantissima questione delle ferrovie italiane. Alla sua attività ferrea l'antico regno di Piemonte va debitore della sua rete ferroviaria, della quale il Bona fu fino dai primordi direttore generale. Il comm. Bona, che, quando Paleocapa era ministro dei lavori pubblici, lo aveva validamente coadiuvato, divenne poi il suo successore nel portafoglio e prestò utilissimi servigi gli eserciti alleati durante la campagna del 1859. Uscì dal Ministero con Cavour dopo la pace di Villafranca, e quando poi le ferrovie del Piemonte furono cedute alla Società che vennero intitolossi dell'Alta Italia, il Bona venne creato senatore, e più tardi fu chiamato ad assumere la direzione delle ferrovie Meridionali, che vollero assicurarsi la cooperazione di una individualità così eminentemente capace e provata in materia di strade ferrate. (6)

 

Grande ed unanime fu il cordoglio per la scomparsa dell’illustre avvocato, del probo uomo politico, del grande lavoratore ma anche del generoso benefattore:

 

ANCORA DEL SENATORE BONA. Ci scrivono: V. S. nel pregiatissimo suo giornale, n. 36 parlò de' servigi resi al Paese e della grande capacità dell'esimio defunto senatore Bona. Ma non ha ancor detto il tutto e ciò che gli torna più ad onore. Mentre tanti alti funzionari, come ogni giorno ce n'avverte il suo periodico, sprecano ovvero defraudono il denaro della nazione, il senatore Bona consumava gran parte del suo stipendio in opere di beneficenza. Manteneva figli e figlie in pensione a suo carico in vari istituti di Torino, fra cui basterà citare: gli Artigianelli, l’Oratorio di don Bosco, le Fedeli compagne di Gesù, Santa Zita, il Buon Pastore. Per quanto si può raccogliere, circa 500 lire al mese erano da lui versate nelle (non leggibile) dei poveri. Sulla sua tomba basterebbe apporre: servì il Governo beneficando la nazione ed i poveri. E sarebbe un epitaffio a cui pochissimi e forse nessuno oggi giorno, in mezzo a tanta corruzione, potrebbero aspirare. (7)

 

Poco più di un mese dopo il Senato del Regno, che nel frattempo si era spostato a Roma consacrata finalmente capitale del Regno, si tenne la commemorazione:

 

Giuseppe Pasolini, Presidente

Signori Senatori:

Un mestissimo ufficio debbo io compiere, ricordando a Voi il nome dei nostri Colleghi che finirono la mortale carriera dacché fu chiusa quest’Aula. [...]

[...] Ed alla industria mi richiama ancora la memoria del compianto senatore Bona il quale, già chiaro nella Magistratura, fu dal sagace ministro Desambrois chiamato all'arringo amministrativo; e, date prove di raro valore e rara solerzia nella direzione dei lavori della ferrovia da Torino a Genova, venne in tale credito che il conte di Cavour se le fece compagno e gli affidò il Ministero dei Lavori Pubblici. Poscia fu lungamente a capo di una delle più importanti Società ferroviarie del Regno, dove, fino agli ultimi giorni della verde sua vecchiezza, adoperò con grande efficacia di pronto ingegno, il giudizio fermo. (Segni unanimi d’approvazione). (8)

 

Una figura così importante non poteva esser dimenticata e così, nel 1883, fu inaugurato un monumento in sua memoria a Nizza Monferrato. Opera finanziata dal figlio adottivo e donata alla città:

 

Domenica 11 corrente ebbe luogo l’inaugurazione di questo monumento che la pietà figliale dell’avv. Veggi-Bona creava e donava alla città di Nizza (…). Si passa ad esaminare il monumento che consta di una statua di marmo di Carrara, che rappresenta il Bona seduto su di una poltrona. Il piedestallo è di granito. Quelli, che conobbero il Bona trovano che lo scultore non poteva rendere più espressiva la figura, spirante l’energia e l’attività di quell’uomo che oggi Nizza onora. (9)

Un busto, inoltre, fu per molti anni nell’atrio della Stazione di Torino Porta Nuova a ricordo del suo impegno in favore della rete ferroviaria italiana.

Una pagina di storia da ricordare, da offrire ai giovani d’oggi, per dare loro un esempio di come si possa spendere la propria vita per la collettività nel più onorevole ed utile dei moti. Come Bartolomeo Bona da Nizza Monferrato fece nel suo lungo e prodigioso percorso terreno.

Alessandro Mella

NOTE

1) Annuario della Nobiltà Italiana, Andrea Borella a cura di, ed. XXXIII (2015-2020), P. III, Cavalleresca, v. II, p. 2248.

2) Archivio Storico del Senato.

3) Il Monferrato, 12, Anno VI, 9 febbraio 1876, p. 1.

4) Concessione indicata in “A Ordem Militar de Nossa Senhora da Conceição de Vila Viçosa” di Francisco Belard da Fonseca, 1955.

5) Gazzetta Piemontese, 9, Anno X, 9 gennaio 1876, p. 3.

6) Ibid., 36, Anno X, 5 febbraio 1876, p. 3.

7) Ibid., 38, Anno X, 7 febbraio 1876, p. 3.

8) Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 marzo 1876.

9) La Gazzetta d’Acqui, 90, Anno XIII, 13-14 novembre 1883, p. 1.

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Articolo pubblicato il 02/05/2022