Torino: arte farmaceutica dall’epoca romana ad oggi

Di Luca Guglielmino (Undicesima Parte)

Tra Ottocento e Novecento - La farmacia omeopatica. - La farmacia omeopatica è fondata a Torino nel 1862 da Pietro Arnulfi.

La medicina omeopatica di Samuel Hahnemann è introdotta dapprima nel Regno delle due Sicilie fin dal 1821 (dal dottor Necker, medico del barone von Köller, comandante delle truppe austriache inviate a Napoli a sostegno di re Ferdinando I a causa dei moti del 1820-‘21) e nel 1837 è usata per cercare di curare il colera. Questa malattia, attraversando l’Italia, Palermo, Roma, Lucca e Genova, arriva infine a Torino, nel 1835, dove è immediatamente osteggiata come scienza non scientifica, secondo le idee allora imperanti.

Il primo ad usarla è il dottor Vincenzo Chiò dopo aver frequentato gli insegnamenti del dottor Hahnemann, si associa ai colleghi Chatron e Tessier e insieme iniziano ad operare.

Re Carlo Alberto attua una politica conciliante, lasciando libera l’omeopatia così come fa Guizot in Francia; infatti, il criterio di entrambi è basato sul fatto che se l’omeopatia si paleserà come inefficace cadrà da sola mentre invece, se si dimostrerà efficace, si diffonderà.

Come dire: il tempo è il migliore dei galantuomini.

Certo la materia andava regolamentata e, a seguito delle proteste e delle istanze del Collegio degli Speziali (in realtà, da tempo già farmacisti ma si era ancora in clima di Restaurazione), il 9 febbraio 1839 un regio biglietto autorizza gli speziali a tenere omeopatici, ma separati dagli altri prodotti farmaceutici.

In più a Domenico Blengini, farmacista autorizzato in Torino, è conferita l’autorizzazione ad aprire una Spezieria Omeopatica Speciale in contrada Santa Maria (tra S. Maria di Piazza e vicolo S. Maria) su supplica inoltrata dal medesimo Blengini. Nel 1852 tale farmacia è rilevata dal dottor Vincenzo Vernetti e va a trasferirsi in via Carlo Alberto 1.

Il dottor Lorenzo Granetti, primo direttore sanitario del Cottolengo, medico personale e chirurgo di S.M Re Carlo Alberto e dello stesso S. Giuseppe Cottolengo, inizia ad applicare la medicina omeopatica proprio nella Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Nel 1846 vengono concesse le Regie Patenti per aprire la farmacia Cerutti (secondo altri Cerruti), seconda farmacia omeopatica in Torino, in via Po 31/b oggi Farmacia degli Stemmi, ex farmacia Alleanza Cooperativa Torinese n.7.

Nel 1848 prende le mosse l’Accademia di Medici Omeopatici in Torino con un organo di stampa, il Giornale di Medicina Omeopatica.

Con la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, Pietro Arnulfi che aveva esercitato a Nizza, preferisce stabilirsi a Torino e chiede l’autorizzazione per fondare una farmacia omeopatica a Torino che viene concessa con il Regio Decreto del 13 febbraio 1860 come Farmacia dell’Istituto Omeopatico in via della Provvidenza 3, primo tratto di via XX Settembre da Corso Vittorio Emanuele II, fino a via Santa Teresa.

Tra gli anni ’70 e ’80 del XIX secolo viene istituito un comitato preparatorio per fondare tale Istituto Omeopatico Italiano e si richiede alla politica che venga incluso nel nuovo Codice Sanitario l’istituto dell’omeopatia da annettere alla farmacopea ufficiale.

Le farmacie omeopatiche frattanto non hanno un gran volume di affari e si danno pure a vendere gli allopatici, per prima la Vernetti e successivamente la Cerutti, tra polemiche infuocate.

Diventa fondamentale la Farmacia Sociale dell’Istituto Omeopatico e il Vernetti vende la sua farmacia al dottor Domenico Schiapparelli che nel 1874 si trasferisce al civico 20 di via Carlo Alberto quasi all’angolo con via dell’Ospedale (via Giolitti) con la denominazione di Farmacia Omeopatica Schiapparelli.

Nel 1876 l’Istituto Omeopatico rileva la farmacia dell’Arnulfi e nel 1882 finalmente, tale Istituto diventa Nazionale e quindi Italiano.

Il RD 24 gennaio 1886 erige in Ente Morale l’Istituto Omeopatico che viene così definitivamente riconosciuto. L’anno successivo viene acquistato uno stabile - casa della vedova Ferrero - in via Orto Botanico 16 (dal 1949 ribattezzata via Cesare Lombroso - che è anche vicepresidente dell’Istituto Omeopatico). Qui è fondato l’Ospedale Omeopatico Italiano che nel 1903 avrà ben 22 letti. È statisticamente interessante che all’epoca, su 473 ricoverati vi sono solamente 13 decessi.

Nel 1890 via della Provvidenza diventa via XX Settembre e il numero civico 3 diventa civico 50.

Il dottor Schiapparelli vende la farmacia omeopatica al dottor Giacomo Olivero che, nel 1908, la trasferisce - sempre come Farmacia dell’Istituto Omeopatico italiano - al civico 45 di via XX Settembre.

Alla morte dell’Olivero, tale farmacia passa all’Istituto e nel 1929 è accorpata all’interno dell’Ospedale al civico 18 di via dell’Orto Botanico.

La Legge Giolitti n. 468 del 22 maggio 1913 sull’ordinamento giuridico delle farmacie riconosce, tramite decreto prefettizio, il diritto ad esercitare della Farmacia Omeopatica alla pari con quelle allopatiche.

Va detto che Giovanni Giolitti, tramite il dottor Agostino Mattoli specializzato in omeopatia negli Stati Uniti d’America, si curava omeopaticamente.

Interessanti sono gli arredi di tale farmacia, in ciliegio e radica filettati d’oro con cassetti di tutte le dimensioni per contenere i prodotti omeopatici.

Se nel 1927 si ha un nuovo Statuto dell’Istituto in vista di un suo riordino funzionale, gli anni successivi vedono una diminuzione delle vendite di omeopatici e nel 1934 si vuole vendere la storica farmacia ma non se ne fa nulla.

Il tracollo però arriva dapprima nel 1939, perché con la nuova legge ospedaliera del 30 settembre 1938 il Prefetto è autorizzato ad emettere un decreto con cui l’Ospedale Omeopatico è trasformato in infermeria e, dal 1940, l’Ospedale è trasformato in cronicario per gli anziani. Nel 1944 è danneggiato gravemente da un bombardamento.

Terminata la fase del ricovero geriatrico a fine del 1969, nel 1972 la farmacia come attività è trasferita dal civico 18 al 30 di via Lombroso, come farmacia mista, mentre la sede storica (Farmacia Storica) con il mobilio di pregio viene chiusa.

Nel 1974 l’Ospedale è commissariato e l’assemblea dei soci benefattori risulta disciolta.

Tra il 1982 e il 1983 s’inizia ad inventariare la Farmacia Storica e nel 1985 subentra come proprietario, l’Archivio Storico della Città di Torino.

Questo, oltre ai mobili, ai vasi, alle ampolle, ai mortai e ai pestelli, conserva 250 volumi superstiti della biblioteca omeopatica, riviste, trattati e manuali.

Nel 2005 alcuni omeopati piemontesi hanno aperto un Istituto Omiopatico Italiano in corso Belgio 124 onde cercare di ridare valore a tale tipo di medicina, con ambulatorio in via Ugo Foscolo 16.

Luca Guglielmino

Fine della Undicesima Parte - Continua

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Articolo pubblicato il 06/05/2022