Il sogno di Albert Kahn

Conoscere il mondo per realizzare la pace di Alessandra Gasparini

“Parigi val bene una messa” dichiarò Enrico IV di Navarra nel convertirsi al cattolicesimo per poter regnare su una Francia dilaniata da lotte intestine: il sacrificio della propria fede in cambio del potere. Parigi è una sirena dal canto seducente.

È indubbio il fascino che questa città ha esercitato e ancora esercita, facendo emergere da ogni singolo individuo quanto di più profondo esiste in lui.

Così abbiamo pittori, scrittori, musicisti, ma anche uomini di scienza e imprenditori - come Albert Khan, un personaggio unico dalla sensibilità ai massimi livelli - che hanno eletto Parigi centro del loro universo.

Ecco dunque la scoperta magica in un viaggio a Parigi dell’amica Alessandra Gasparini, folgorata dalla Bellezza.

Il 19 aprile, mi trovo a Parigi, per l’esattezza a Boulogne-Billancourt, ultima fermata della metro 10. In un luogo incantato che ho scoperto per caso, all’arrivo in aeroporto, aspettando i bagagli, ho intravisto alcune immagini che attraversavano uno schermo e ho focalizzato il nome dell’autore di tanta bellezza: Albert Khan. È proprio quello che sto cercando, mi sono detta, libertà e bellezza. Quello che non trovo più nel mio paese. Così, nei giorni successivi ho trovato notizie.

Albert Khan, uomo d’affari ebreo, alsaziano d’origine, vissuto fra il 1860 e il 1940, immensamente ricco, vota la sua fortuna ad un ideale pacifista. E il luogo incantato? Vengo a sapere che si tratta del Museo dipartimentale “Albert Kahn” di questa cittadina dell’alta Senna, a Sud-Ovest di Parigi. E che l’inaugurazione è avvenuta il 31 marzo, qualche giorno prima del mio arrivo. Segno del destino.

Il museo

Questo luogo museale esisteva dalla fine del XIX secolo, ma l’architetto giapponese Kengo Kuma lo ha completamente rinnovato e ampliato. Immerso nel suo famoso giardino ornamentale, si presenta come un edificio di 2.300 mq, e vede ristrutturati la vecchia galleria espositiva e i sette locali della proprietà, sparsi in vari punti del giardino. L’architetto Kuma basa il suo straordinario progetto sul RAPPORTO STRETTO TRA CULTURA E NATURA, tanto caro al fondatore filantropo. La parte più interessante è l’ESPOSIZIONE PERMANENTE. Si chiama, quest’ultima bellissima sala, Archives de la Planète e contiene una collezione di immagini fotografiche e cinematografiche realizzate su richiesta di Albert Khan da una dozzina di operatori, tra il 1909 e il 1931, in una cinquantina di paesi del mondo visitati dal filantropo.  

Il progetto di Kengo Kuma

Kengo Kuma rielabora un elemento cardine dell’antica architettura giapponese: l’ENGAWA, spazio di confine tra interno e esterno, che consente tramite una enorme parete a vetro, con zone di apertura, di assaporare una prima già incantevole veduta del giardino e prepara alla contemplazione delle meraviglie naturali dello stesso.

Il LEGNO è il materiale caratterizzante l’engawa e l’interno dell’edificio. Legno chiaro, che si unisce a bambù e metallo.

Le ampie scalinate e l’area espositiva delle fotografie volute da Albert Khan ricordano le gradinate di un teatro all’aperto, degradanti da tre a una seguendo il curvarsi della parete, illuminata da centinaia di fotografie incastonate dall’alto in basso.

La struttura tradizionale del giardino è stata rispettata, in base a principi di conservazione degli elementi naturali e delle intenzioni del luogo. Albert Khan ci invita a contemplare la creazione paradisiaca che la natura ci offre, e non possiamo mai, nemmeno per un attimo, staccare lo sguardo da una tale perfetta armonia di forme e colori.

Albert Kahn

Albert Kahn è un uomo affascinante, ideatore di immagini fisse e in movimento di tutti i luoghi visitati e di tante persone di razze diverse, che ha incontrato nel corso della sua intensa attività lavorativa. Saranno il commercio e la volontà di realizzare i suoi ideali che lo spingeranno a tessere una serie di relazioni con un gran numero di persone.

Vivrà solo, non si sposerà e non avrà figli.

Già agli inizi del XIX secolo crea all’interno della sua proprietà la società Autour du Monde, dove personalità dell’arte e dell’economia si riuniscono per assistere a proiezioni, discutere, fare progetti, godere in modo conviviale il meraviglioso giardino, e farsi ritrarre a colori. Passano da qui personaggi più o meno noti, ma anche grandi personalità, come il fisico Jean Perrin, lo scrittore, Rabindranath Tagore, lo scultore Auguste Rodin.

Albert Khan nasce in Alsazia, a Marmoutier, il 3 marzo 1860, in una famiglia ebrea di mercanti di bestiame e macellai. Sin da giovane dimostra il suo grande talento per gli affari.  In seguito alla sconfitta francese nella guerra franco-prussiana l’Alsazia sarà annessa alla Prussia.A sedici anni Albert ottiene il permesso di emigrare in Francia, alla stregua di decine di migliaia di ebrei che lasciano l’Alsazia-Lorena per motivi economici o patriottici.

Albert ritornerà ufficialmente ad essere francese nel 1885. Lavora prima come aiutante in una sartoria di Parigi, poi, a diciotto anni, trova impiego in una banca. Riprende gli studi interrotti e riceve ripetizioni dal filosofo Henri Bergson, all’epoca allievo della Scuola Normale Superiore. Diventeranno amici e successivamente terranno una interessante corrispondenza epistolare, preziosa per conoscere Albert Kahn. Che, nel frattempo, studia diritto e migliora nettamente la sua posizione all’interno della banca, sino a diventarne socio e, successivamente, direttore, nel 1898.

Khan farà poi fortuna come proprietario di giacimenti d’oro e di diamanti. A trentotto anni fonderà una propria banca e diventerà uno degli uomini più ricchi d’inizio secolo. È un esperto d’affari, ma non gli basta. Aspira ad altro. E questo ‘altro’ ha a che vedere   con valori umani e culturali, che sente vibranti dentro di sé. Lo scrive a Bergson. Intanto viaggia attraverso i continenti.

Inizia anche la sua attività di filantropo, offrendo borse di studio all’Università di Parigi. Segue inoltre il pensiero del premio Nobel per la pace 1927 Ferdinand Buisson. Animato da questo alto ideale, crea il progetto AUTOUR DU MONDE. Ritiene infatti che i viaggi siano di fondamentale importanza per gli insegnanti di scuole superiori, poiché avere contatti con culture, tradizioni, usanze diverse creerà una cultura di pace tra i popoli, da trasmettere ai giovani.

Nel 1906 dedica ai borsisti tornati dai loro viaggi un padiglione all’interno della sua proprietà, in cui potersi scambiare impressioni sulle esperienze vissute e lavorare a nuovi progetti. Di qui passano spesso Bergson e altre figure autorevoli del pensiero contemporaneo. In questi anni si dedica alla sua passione per le riprese di luoghi e persone, producendo dovunque vada immagini, sia fisse che in movimento. Fotografie e filmati immortalano le più svariate realtà, costituendo un DOCUMENTO importantissimo, poiché preservano le tracce del passato e altresì mostrano le diverse sfaccettature del presente.

Les Archives de la Planète

Il 13 novembre 1908 Kahn inizia un viaggio d’affari attorno al mondo, che sarà fondamentale per sviluppare al massimo la sua passione per le immagini. Parte per New York con l’amico Maurice Levy e con il suo giovane autista, che ha formato a conoscenze di tecnica fotografica e cinematografica, Albert Dutertre. Il viaggio prosegue verso le cascate del Niagara, poi Chicago e San Francisco. Passano da Honolulu, fanno sosta in Giappone dove Kahn intrattiene affari commerciali, e rientrano passando dalla Cina. Albert propone a Dutertre di riprendere durante il lungo percorso situazioni di vita quotidiana.

Al ritorno Kahn creerà LES ARCHIVES DE LA PLANÈTE, progetto che resterà incompiuto a causa della rovina della sua banca, nel 1931. Scrive che lo scopo dell’Archivio è creare un dossier sull’umanità agli inizi del XX secolo, proprio nel momento di una grande trasformazione economica e storica, di dimensioni mai sperimentate in precedenza. Tale da modificare il modo di vivere, di lavorare, le relazioni sociali tra le persone. Si sta infatti affermando il SISTEMA CAPITALISTICO, creato dalla società industriale. Albert Kahn sembra guardare a tutto questo con inquietudine, consapevole di essere tra i protagonisti della trasformazione in atto e degli effetti nocivi che già sembra produrre nei rapporti umani e nella natura.

Tra il 1909 e il 1912 crea una équipe permanente di fotografi e cineasti, di cui è direttore scientifico. Contemporaneamente progetta il carattere cosmopolita che anche il suo giardino dovrà assumere. Anche i colori delle immagini impresse sulla pellicola e quelli della vegetazione dovranno assomigliarsi e rispecchiare la varietà delle razze umane e delle culture. Introdurrà L’AUTOCROMIA, un nuovo procedimento di fotografia a colori che era stato brevettato alla fine del 1903 dai fratelli Lumiére.  

Parlare di pace

L’esplosione della Prima guerra mondiale fa riemergere con forza gli ideali pacifisti di Albert Kahn. È troppo anziano per essere chiamato alle armi ma incoraggia la produzione di immagini che registrino le condizioni disumane create dalla guerra. Incarica di questa missione Jean Brunhes, accompagnandolo in automobile sul fronte dell’Oise e di Verdun, nei giorni in cui non si combatte.

Vengono ripresi i luoghi delle devastazioni, scene di trincea con immagini dei feriti. Realizzeranno 1500 fotografie a colori. Per parlare di PACE è necessario descrivere la GUERRA, i suoi effetti, le sue conseguenze. Nel 1916 crea il Comitato nazionale di studi sociali e politici (CNESP). Nel corso dei sei anni successivi questo organismo si attiverà per fornire aiuti sociali ed economici, basandosi sulla COOPERAZIONE.

59582

Dopo avere subito gli effetti del crollo della Borsa di Wall Street e delle sue ripercussioni in Francia, quando già il suo impero economico sarà andato in rovina, nel 1933 pensa alla possibilità di diffondere questo progetto tramite la RADIO.

A causa della crisi dovrà vendere i suoi beni, mobili compresi, tuttavia manterrà l’usufrutto della sua casa, dove vivrà dal 1936 alla sua morte, sopravvivendo grazie a una modesta rendita. Continua a coltivare e a curare il suo giardino.

Il 10 giugno 1940 l’Italia dichiara guerra alla Francia. Il 14 giugno Parigi è occupata dalle truppe tedesche e il governo francese ripara a Bordeaux.

Nell’agosto 1940 l’Alsazia, la sua terra nativa, viene annessa al Terzo Reich hitleriano. Il suo sogno di un mondo di armonia, pace e bellezza è svanito. La Francia entra in una guerra con potenziale distruttivo molto maggiore della precedente, in cui ogni brutalità e disumanità verranno sperimentate. Nel settembre Albert viene registrato, in quanto ebreo, con il numero 59582. Muore la notte tra il 13 e il 14 novembre.

IL GIARDINO INCANTATO

Kahn curò personalmente, assieme al suo capo giardiniere Louis Picart, il suo meraviglioso giardino che si estende per quattro ettari, i cui colori e la cui varietà di forme e di essenze rispecchiano quel progetto di armonia universale tanto caro al suo fondatore. La vegetazione proviene dai diversi continenti da lui visitati e fotografati. Impiegherà 25 anni, a partire dal 1895, per comporlo. Crea infine 7 situazioni paesaggistiche, che possiamo oggi visitare in un percorso di INIZIAZIONE ALL’ARMONIA delle forme, dei colori, delle fragranze, e alla transizione naturale e delicata dalle une alle altre, tanto da fondersi in un’unica grande visione che non esagero nel definire paradisiaca.

La foresta blu e la palude

Il nome si riferisce al colore degli alberi, cedri dell’Atlantico e abeti del Colorado. Si fondono, creando un effetto di blu. Ma anche enormi ippocastani. Bellissimi i colori del terreno palustre, formano un quadro composito e decorato da meravigliosi fiori che mutano nelle varie stagioni.

La foresta dorata e il prato

Qui gli alberi, di dimensioni svariate, si ricoprono di foglie giallo dorate in autunno. Inoltre la posizione scelta, leggermente sopraelevata e aperta rispetto al paesaggio precedente, fa sì che i raggi del sole li illuminino pienamente.

Il prato è meravigliosamente ricoperto di svariati tipi di fiori, per lo più selvatici.

La foresta dei Vosgi

Il nome richiama i grandi spazi del massiccio montagnoso dei Vosgi che ha accompagnato l’infanzia di Kahn, caratterizzato da blocchi lucidi di granito che formano dei ghiaioni rocciosi. Il suolo è ricoperto di edera e felci. Fiori selvatici contribuiscono ad accentuare l’atmosfera tipica di una foresta.

Il giardino francese e il frutteto-roseto

 Attorno alla splendida Serra in stile liberty, luogo per eccellenza di riunione degli amici di Khan, contenente una lussureggiante vegetazione esotica, si può sostare piacevolmente in un giardino fiorito diviso in tre spazi principali, organizzato secondo le regole  geometriche dei giardini classici del XVII secolo: un tappeto verde centrale, formato da quattro orti fioriti monocromi (in questo periodo, bianchi); due file di alberi ritagliati secondo criteri seicenteschi e un  incantevole frutteto-roseto  che prolunga lo spazio del giardino, a destra della Serra.

Il giardino inglese

Veniva chiamato ‘il parco’ all’epoca di Kahn. Qui, come è tipico del paesaggio rurale anglosassone, la vegetazione è abbondante.  Si coglie il gusto di una squisita composizione di fiori, erbe, alberi, sapientemente accostati, che ci riporta all’atmosfera di un cottage inglese.

Il villaggio giapponese

È evidente l’amore di Albert Kahn per il Giappone. Qui infatti sa ricostruire senza folklore ma con una perfetta integrazione nel contesto francese un piccolo villaggio, con case, fiori a profusione, alberi di ogni forma ed estensione, ponti e ponticelli, recinti e viottoli e fondali sassosi disposti con rigorosa armonia, tipicamente orientale. I colori dei fiori sono accesissimi, riempiono questa giornata appena un po’ nuvolosa di luci. Kahn lo fece costruire dopo il ritorno da un viaggio in Giappone, poiché desiderava conservarne le atmosfere e le sensazioni.

Mi sento, guardandomi attorno, pacificata col mondo. Le splendide piccole case non sono accessibili ai visitatori, ma fanno sognare una vita diversa, di piena corrispondenza tra uomo e natura.

Il giardino giapponese contemporaneo

Ed eccomi giunta nel luogo del mio sogno. Dove l’acqua traspare luminosa, i pesci si avvicinano e ti parlano, le colline traboccano di fiori, un albero centenario, il grande cedro dell’Himalaya, ti fa da custode, i sassi infondono calore, i bambù fanno ombra e lambiscono il cielo, il tempo resta immobile, il silenzio è canto, il conflitto svanisce. Albert Kahn ha realizzato il nostro sogno, infine.

 

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Articolo pubblicato il 03/05/2022