Torino: arte farmaceutica dall’epoca romana ad oggi
Farmacie torinesi

Di Luca Guglielmino (Tredicesima e Ultima Parte)

L’Azienda Farmacie Comunali di Torino

L’Azienda Farmacie Comunali di Torino si costituisce il 1° gennaio 1996 con veste giuridica di Azienda Speciale. All’Azienda è affidata la gestione delle Farmacie Comunali della Città di Torino che ne mantiene la titolarità. Dal primo luglio 2000 l’Azienda è stata trasformata in società per azioni a prevalente capitale pubblico locale assumendo la denominazione di Azienda Farmacie Comunali di Torino S.p.A.

Dall’11 maggio 2005 l’Azienda assume la denominazione AFC Torino S.p.A., la cui Divisione Farmacie ha continuato l’attività svolta in precedenza dalla società.

A seguito di scissione parziale proporzionale della AFC Torino S.p.A., la Divisione Farmacie si è costituita in Farmacie Comunali Torino S.p.A. (iscritta al Registro Imprese con decorrenza dal 23 dicembre 2008) con la finalità di gestire le 34 Farmacie Comunali e con il capitale sociale dell’Azienda detenuto per il 51% dal Socio di Maggioranza, il Comune di Torino, e per il 49% dal Socio Operativo di Minoranza, rappresentato da due cooperative profondamente radicate nel territorio torinese (Farmagestioni, che raggruppa più di duecento farmacisti privati, e Unioncoop).

Dal 23 dicembre 2014, a seguito dell’Asta Pubblica n. 92/2014, la compagine societaria dell’Azienda è così formata:

• Socio Pubblico: Città di Torino con il 20% della quota azionaria;

• Socio Privato: Farmagestioni Società Cooperativa e Unione Cooperative Servizi Assistenza Società Cooperativa con il 49% della quota azionaria;

• Socio Privato: Unifarma Distribuzione S.p.A. con il 31% della quota azionaria.

La Città di San Maurizio Canavese (Torino), titolare del servizio pubblico locale inerente alla gestione della farmacia comunale, ha affidato a Farmacie Comunali Torino S.p.A. la gestione del detto servizio con contratto stipulato il 23 aprile 2013 per la durata di anni 20, sino al 22 aprile 2033.

Dal 14 luglio 2017 Farmacie Comunali Torino S.p.A. gestisce le tre farmacie comunali di Chieri e quella di Villastellone. ( https://www.farmaciecomunalitorino.it/azienda/chi-siamo/).

Conclusioni

Da questo excursus sintetico sulla storia dell’arte farmaceutica attraverso i secoli in Torino si possono trarre diverse conclusioni.

La prima è che l’asse politico ed economico portante della Città è stato per secoli il tratto di via tra il Palazzo Comunale e via Dora Grossa prima e poi via S. Gregorio (dello Studio e S. Francesco d’Assisi) fino alla futura via Santa Teresa. Torino ha sempre avuto nel Comune, libero o meno che fosse, sia prima che dopo l’insediamento del Duca e poi del Re a Torino, il suo perno amministrativo che ha saputo mantenere anche una certa libertà e autonomia. Nel XII secolo troviamo il comune dal lato opposto di via Dora Grossa (ove ora c’è Sephora) e nel 1355 Caterina di Vienne o de la Tour du Pin, figlia del Delfino di Vienne e conte d’Albon Umberto I, conferisce al comune una sede in isola S. Simone. Nel 1472 viene acquistato per 1.700 fiorini palazzo Scrivandi (Antonio Scrivandi era un ricco mercante e troviamo pure, quasi coevo, un notaio Giovanni Scrivandi), un palazzo gotico che al tempo di Carlo Emanuele II venne trasformato nell’attuale dall’architetto Lanfranchi. Nel 1404 viene l’università, vicino a S. Gregorio (ora S. Rocco) delle spezierie, insomma tale asse est-ovest è un centro pulsante.

Seconda conclusione è che le spezierie sono state anche centri d’aggregazione ove si giocava d’azzardo o a scommessa, ove si leggevano - nel XVII secolo - i primi fogli di notizie antesignani dei giornali o si sorseggiava la novità in fatto di bevande: il caffè, importato da Venezia a costi altissimi.

Se consideriamo bene nel XIX secolo erano anche centri di riunioni politiche risorgimentali e pure oggi sono rimaste centri di aggregazione ove si può discorrere più liberamente che non dal medico, anche dove non ti conoscono, perché comunque una discussione su farmaci e terapie, dosaggi e misure, è ben difficile che non ci sia.

Terza conclusione, molti speziali e farmacisti sono stati decurioni e consiglieri, sindaci di Torino e si sono occupati quindi della cosa pubblica con serietà. Noti sono i loro conflitti con il Collegio dei medici, sia per la divisione delle competenze che per esigenze di profitto, là ove i medici, per arricchirsi, volevano lavorare anche come speziali.

Quarta conclusione, le spezierie prima e le farmacie dopo, costituiscono una rete sanitaria territoriale, oggi di grande livello che nell’ultima pandemia, là ove queste hanno lavorato seriamente, si sono rivelate un prezioso aiuto alla popolazione chiusa in casa. Diversi farmacisti, in tutta Italia, sono anche deceduti compiendo il loro dovere. Purtroppo, a Torino se ne è sempre parlato poco.

Ma cosa fa un medico o un chirurgo ospedaliero senza una farmacia competente e ben fornita o un laboratorio di analisi entrambi interni all’ospedale o senza una farmacia ove indirizzare il paziente?

Quinta e ultima conclusione: molte farmacie torinesi sono veri e propri monumenti artistici di valore, sia per i vasi in essa contenuti che per i mobili e gli arredi. Inoltre, varie di queste preparano ancora apprezzati galenici, usati soprattutto in dermatologia. Nel galenico, si mescolano tradizione e competenza, valide anche per i tempi, si fa per dire, ove si risolve tutto con un click.

Luca Guglielmino - Fine

La Bibliografia è disponibile presso l’Autore (redazione@civico20news.it)

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Articolo pubblicato il 08/05/2022