I Templari a Seborga (IM) - prima parte

In Liguria un luogo singolare ricco di misteri

Riprendiamo il racconto relativo alla presenza dei Templari sul territorio ligure. Una storia piuttosto originale che ci farà volare dal presente al passato, fino a raggiungere la seconda metà del X secolo, tempo nel quale Seborga era considerata un Principato autonomo.

Descriveremo la singolare realtà topografica del piccolo Comune ligure, dove la Geografia cede il passo alla Storia, regalando antiche iconografie ricche di simboli e testimonianze di fatti realmente accaduti, amalgamati ad antiche leggende, che parlano di misteriose cerimonie iniziatiche e di Cavalieri del Tempio. La Verità storica si fonde con la leggenda, evidenziando un confine troppo labile per essere identificato con sicurezza. Regaleremo al mito una dignità forse eccessiva, coscienti che i sogni vadano rispettati e che le favole possiedano spesso aspetti veritieri o verosimili, degni della nostra attenzione.

Ci troviamo il Liguria, precisamente in provincia d’Imperia, nell'entroterra tra Bordighera ed Ospedaletti.

Quello di Seborga è un Principato, o meglio è un Comune in attesa di essere riconosciuto come Principato indipendente della Repubblica italiana.

L’idea di creare un Principato nacque verso la metà degli anni ’90 del XX secolo.

In quel periodo alcuni membri della comunità di Seborga rivendicarono l’indipendenza dalla Repubblica Italiana, affermando che il Comune ligure non essendo mai stato annesso al Regno di Sardegna, mantenne l’antico status di Principato di cui la località anticamente avrebbe goduto.

Ora possiamo notare una situazione politica abbastanza curiosa: da un lato il Comune che è politicamente gestito da un Sindaco della Repubblica italiana, dall'altro la popolazione che chiede che venga riconosciuto lo status di Principato indipendente.

Nonostante i mancati riconoscimenti ufficiali i cittadini di Seborga eleggono un principe, o una principessa come nel caso attuale, con funzioni prettamente simboliche: il primo Principe di Seborga è stato Giorgio Carbone (Giorgio I), che regnò dal 14 maggio 1963 fino al 25 novembre 2009, data della sua morte.

Seguì il regno di Marcello Menegatto (Marcello I) dal 2010 al 2019, quindi dal 2019 ad oggi dalla Principessa Nina Menegatto (Nina I), regolarmente eletta dalla maggioranza degli aventi diritto.

L’idea dell’indipendenza nasce dalla presenza di un antico documento del 954, dal quale si evince che il marchese Guido, conte imperiale di Ventimiglia, avrebbe donato delle proprietà situate in Seborga ai Monaci benedettini dell’Abbazia di Lérin.

Alcune incongruenze storiche minano l’effettiva validità del documento in oggetto. Nell’atto vengono infatti citati Luigi, imperatore dei Romani", Tommaso, comite Sabaudie (nonché fratre uxoris mee) e un Raimondo, Marchione Montisferrati, ovvero personaggi e titoli inesistenti nell'anno 954.

Tuttavia esiste una copia conforme del 1305 del documento di donazione del feudo di Castrum Sepulchri di Seborga a Lerino, da parte di un Guido conte di Ventimiglia, ritenuta valida nel corso di un processo risalente all’anno 1177.

A complicare le cose nella seconda metà del XII secolo in Comune di Ventimiglia decise di annettere il territorio di Seborga. Tale desiderio si scontrò con quello dei suoi proprietari, ovvero i monaci di Lérin, e nel 1177 venne emessa una sentenza da parte del Vescovo di Ventimiglia e dei consoli ventimigliesi che riconobbero la liceità della donazione del conte Guido, in base all'atto di donazione (quod per privelugium bullatum bulla dicti comitis comprobabat) e alla testimonianza di dodici maggiorenti locali.

Nel 1181 vi fu un nuovo risvolto politico: la Repubblica di Genova esercitò il diritto di assumere la protezione delle isole di Lérin e di Seborga, tuttavia il piccolo centro ligure continuò a dipendere dalla Contea di Provenza.

Altro fatto interessante riguarda la Zecca appaltata nel 1666 dall’abate commendatario Cesare Barcillon. Vennero create imitazioni del petit louis dal 1667 al 1671. Queste monete recavano il busto di san Benedetto e sul rovescio lo stemma ancora in uso.

Come si evince da un comunicato stampa pubblicato sul web: Per quanto riguarda il rango principesco e il diritto di coniare monete, queste erano prerogative spettanti al Sacro Romano Impero e al Papa che potevano estenderle a uno qualsiasi dei loro vicari. Nel caso di Seborga si presume che la fonte non fosse imperiale, poiché, a parte il fatto che non ci sono documenti che lo provano, i beni della Contea di Provenza, estintasi, sono passati al Regno di Francia, che era assolutamente indipendente dall'Impero.

Nel 1793 Seborga entrò a far parte del distretto di Mentone, e nel 1805 fu inserita nel distretto di Sanremo, per annessione di una parte della Repubblica ligure.

Secondo i documenti nel 1815 Seborga fu annessa, con il resto della Liguria, al Regno di Sardegna e nel 1861 al Regno d’Italia.

Come si nota il desiderio di essere un principato indipendente dalla Repubblica italiana, si scontra con il mancato riconoscimento, da parte delle competenti Sedi nazionali. Tali Uffici non riterrebbero validi i motivi che dimostrerebbero la falsa annessione di Seborga al Regno di Sardegna.

I Principi di Seborga affermano di voler continuare la battaglia per il riconoscimento della propria indipendenza, e seguitano a coniare una moneta, il luigino, che non possiede valore legale ma che circola come moneta di scambio all’interno del territorio. Il valore del luigino è legato alla moneta americana e fissato a 6 dollari.

L’autoproclamato Principato di Seborga non vanta, ad oggi, alcun riconoscimento internazionale e l’Italia esercita de jure e de facto la giurisdizione sul territorio seborghino.

Tornando al tema delle nostre indagini, osserviamo che il nome di Seborga è soprattutto legato alle leggende legate alla cultura dei Cavalieri Templari.

Se accetteremo di farci sedurre soprattutto dagli aspetti leggendari, tramandati dalle antiche tradizioni orali, potremo viaggiare nel tempo e ripercorrere quelle strade che attraversavano i territori che interessano l’Irlanda, la Francia e l’Italia.

Il nome “Seborga” sembra derivare da “Castrum de Sepulchro”, citato nel famoso documento del 954 d.C.

Quindi si cita un noto sepolcro, ma riferito a quale personaggio? Il nome resta un mistero, si parla di grandi sacerdoti visigoti e di personaggi legati al movimento gnostico, ma nessun documento sembra avvallare queste supposizioni.

Le radici di Seborga sembrano interessare anche le antiche popolazioni dei Celto-Liguri e dei Catari. Nel XII secolo i monaci dell’Irlanda, attraverso la mediazione dell’abate cistercense Stephan Harding, plasmarono il misticismo presente nella regola di San Bernardo di Chiaravalle, padre dell’Ordine del Tempio. Sempre secondo la tradizione orale, Seborga divenne un importantissimo centro del misticismo culdeo, ovvero delle pratiche religiose dei membri di comunità cristiane monastiche ed eremitiche d’Irlanda.

A voler dimostrare questa relazione storica con l’Irlanda, sappiamo che nel 400 d.C. i santi Vincenzo e Cassiano fecero tappa nella località ligure per condividere il pensiero del monaco celtico irlandese Patrok, che si recò anche presso il monastero di Saint Honorat, dei monaci di Lérin.

L'ipotesi più suggestiva è che Seborga, chiamata allora il Castello delle quattro torri, nel 1117 accolse tra le sue mura Bernardo di Chiaravalle. Il futuro San Bernardo avrebbe incontrato proprio a Seborga due monaci cistercensi, Gondemar e Rossal, con i quali fece erigere la cappella di Santa Petronilla, oggi chiamata chiesa di San Bernardo il Vecchio.

Bernardo di Chiaravalle viene descritto da Nino Allaria Olivieri nel suo saggio: “Il fatto Seborga”.

“L’abate Bernardo, uomo piccoletto, malaticcio, molto pallido e dai rossi capelli ricciuti, forte e caparbio, intelligentissimo e dominatore di parola e di fatti, riesce a far consacrare i suoi primi otto cavalieri dal principe abate Edoard, nel mese di settembre del 1118.”

Se questa leggenda fosse autentica significherebbe che l’abate Edoard, cistercense e principe che all’epoca governava Seborga, sarebbe stato testimone e attore dell’inizio del nuovo Ordine monastico che si conforma alla regola redatta proprio da Bernardo di Chiaravalle. I Cavalieri prenderanno così il nome di Cavalieri della Povera Milizia di Cristo.

Il fatto straordinario è che gli otto cavalieri consacrati dall’abate Edoard altri non erano se non i notissimi: Hugues de Payens, André de Montbard, Payen de Mont Didier, Geoffroy Bisol, Geoffroy de Saint Amand, Archambaud de Saint Amand, Gondemar e Rossal. Questi otto uomini, insieme con Hugues de Champagne, saranno i primi nove Templari che entreranno a Gerusalemme per difendere la Città Santa e i pellegrini che vi giungeranno. Si troveranno tutti a Seborga nell’avvento natalizio dell’anno 1127.

Monsignor Antonio Allaria Olivieri prosegue: “In quel giorno si verificano due grandi fatti di intensa sacralità: alla presenza di tutta la popolazione, di 23 cavalieri e di oltre 100 miliziani (n. d. A.: membri della Milizia di Cristo), il principe abate Edoard investe Hugo de Payens o de Paganis quale Gran Maestro del nuovo ordinamento cavalleresco.”

Nella seconda parte parleremo di una grotta misteriosa, scoperta di recente, che potrebbe essere stata un luogo di Iniziazione templare.

 

Fine prima parte

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/05/2022