Putin si scusa per Lavrov che accusa

Verità nascoste da bugie palesi

Nel giorno della Festa dei Lavoratori appena trascorsa, Giuseppe Brindisi su Ret 4 in prima serata a Zona Bianca ha mandato in onda in diretta la sua intervista col Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, una esclusiva concessa per la prima volta ad una emittente televisiva europea, dopo l’inizio della “operazione militare straordinaria” ordinata da Putin in Ucraina. Pubblicizzata in vari modi nel corso della giornata, la trasmissione è stata seguita da oltre novecentomila spettatori, ma non da Silvio Berlusconi, impegnato, ha detto, nell’intrattenimento di alcuni ospiti a cena.

Berlusconi, già legato al Presidente della Federazione russa da vecchia e sodale amicizia, ne ha poi preso le distanze, “deluso e addolorato –come ha dichiarato - dal comportamento di Putin che si è assunta un gravissima responsabilità davanti al mondo intero”. Ma cosa si è perso, il Presidente di Forza Italia, di questo scoop di una delle sue reti televisive?

Per tanti, questo programma nazionale italiano è stato il palcoscenico intercontinentale di un comizio propagandistico della dottrina politica russa, stigmatizzata con intemperanze di linguaggio che hanno toccato l’apice quando, a sostegno della operazione militari contro Zelensky, considerato portatore di idee antisemite, Lavrov ha detto che per “il saggio popolo ebreo gli antisemiti più viscerali sono di solito ebrei”, aggiungendo che non significa niente il fatto che Zelensky abbia origini ebraiche, perché anche Hitler aveva origini ebraiche.

Madre Natura ha dato a Lavrov proprio la faccia giusta per fargli dire le cose che ha detto, rimbalzate subito a livello mondo, dove hanno suscitato immediate reazioni anche di sdegno. Le sue dichiarazioni, in parte prive di prove a lungo cercate invano quanto alle origini ebraiche di Hitler e per altra parte palesemente offensive per gli Ebrei, hanno suscitato ampie critiche internazionali e devono aver scosso per una volta anche l’imperturbabile Putin, che si è affrettato a presentare personalmente le proprie scuse al premier israeliano Naftali Bennett.

Possibile, ci chiediamo, che stia cambiando qualcosa nel decisionismo intransigente della eminenza grigia, che dal Cremlino “con quest’ultima guerra è sceso a nuove profondità di depravazione”, come ha detto Yanis Varoufakius, già Ministro della Finanze della Grecia? Chi segue Putin da sempre, assicura infatti che mai prima d’ora aveva chiesto scusa e fa rilevare, poi, che di queste scuse nulla si dice sui siti ufficiali russi. Legittimo è chiedersi, dunque, cosa ne sarà di Lavrov che, Ministro degli Esteri, ha costretto Putin a scusarsi all’estero.

Le scuse di Putin segnano un punto a favore di Giuseppe Brindisi, da più parti e per varie ragioni contestato: il mondo, infatti, non avrebbe visto la genuflessione di Putin senza gli esecrabili svarioni di Lavrov nella intervista. Criticata e criticabile anche per mancanza di contraddittorio e di mordente nelle domande, alla intervista di Brindisi si imputa di aver lasciato troppa libertà di campo al portavoce di Putin. Ma c’è chi osserva come possa essere stata proprio la percezione di non sentirsi sotto attacco che ha portato Lavrov a mollare la guardia e scivolare quindi sul falso storico delle origini ebraiche di Hitler: errore imperdonabile per un navigato politico con un curriculum di esperienze impressionanti. Lavrov a un certo momento ha dimenticato addirittura tutte le più elementari finezze diplomatiche e si è scagliato nei confronti di Israele con frasi offensive, certamente non concordate col suo mentore o comunque non palesate nei termini autorizzati dallo stesso che, per la prima volta nella sua vita da capo supremo, si è sentito obbligato a chieder scusa: questo deve essergli costato certamente tanto, da ordinare ai media locali di nascondere la cosa ai sudditi del proprio Stato immenso, per cercare di salvarsi la faccia almeno con loro.

Dopo più di due mesi di verità nascoste da bugie palesi, ci si aspettava da Brindisi domande anche fastidiose per l’interlocutore, alla ricerca della verità. Non ci sono state. Tutti, però, abbiamo capito che quella propagandata da Lavrov non è la verità del “Piano” di Putin il quale, interrogato da Olaf Scholz in merito al suo contenuto, nella conferenza stampa del 15.2.22, per sua saccente comodità e senza entrare nel merito rispose solo: “Il Piano, noi sappiamo qual è”. Bene, anche noi, oggi, sappiamo qual è il Piano di questo zar fuori dal tempo e questa è la cosa forse buona che nasce da una intervista forse cattiva e che ci porta a pensar male, temendo d’aver visto bene: un pazzo che minaccia il mondo con l’atomica, potrebbe essere pazzo abbastanza da usarla?

La diplomazia langue lontana e la camicia di forza, in ambito psichiatrico necessita spesso di qualche violenza vicina, per costringere all'immobilità chi versi in stato di agitazione psicofisica. Confidiamo pertanto in chi sta più vicino a Putin perché nel momento del bisogno faccia di necessità virtù: un tradimento, in questo caso, farebbe del traditore il salvatore del mondo.

 

Si vales, vàleo:

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Articolo pubblicato il 08/05/2022