
Sabaudo combattente da una presidenza all’altra.
Dario Gallina, attuale presidente della Camera di Commercio, è un combattente dalle idee chiare che sa affrontare i nemici a viso aperto e posa il suo carisma sulla semplicità e chiarezza delle idee.
Ha una splendida famiglia composta dalla moglie Karin Chantal, tre figli, uno più bello dell’altro, due genitori e due fratelli ai quali è legato non solo per questioni lavorative.
Torinese di nascita e formazione (Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri e Laurea Magistrale in Economia e Commercio presso l’Università di Torino), è Amministratore Delegato della “Dottor Gallina s.r.l.” azienda di famiglia specializzata nella produzione di sistemi e lastre in policarbonato per l’edilizia e per l’automotive, leader in Italia e fra i maggiori player a livello internazionale con stabilimenti in Grecia, USA, Turchia, Germania e India.
Nell’ambito dell’associazionismo torinese, diventa prima Vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino dal 2004 al 2007 e successivamente Presidente del Gruppo Piccola Industria dal 2014 al 2016.
Nel 2016 viene eletto Presidente dell’Unione Industriale di Torino fino al 2020.
Da marzo 2020 è Presidente della Camera di Commercio di Torino, da maggio 2020 Vice Presidente di Tecnoholding Spa, da giugno 2020 Vice Presidente di Unioncamere Piemonte, dal settembre 2021 Membro del Comitato Esecutivo di Unioncamere Nazionale e dal primo luglio 2020 anche membro dell’Executive Board dell’ICC - International Chamber of Commerce.
Deve partire per la luna e può portare solo tre cose…
Porterei la mia sposa, i figli no perché i figli sono della Natura non sono dei genitori, cioè sarebbe un atto egoistico portarli. Se devo andare sulla Luna a rischiare non potrei stare senza la mia sposa perché saremmo di reciproco aiuto. Poi, porterei quel libro che non sono mai riuscito a leggere e forse in viaggio ne avrei il tempo. Non potrei lasciare la mia storia, qualcosa che mi ricordi le mie radici.
Sette vizi capitali: quale non è un peccato e quale invece non riesce a sopportare?
La gola non è un peccato; l’avarizia, se è una parsimonia, non è un peccato perché trovo poco etico lo spreco…
Quale è intollerabile?
La superbia
Ha la bacchetta magica e può ricreare un evento di Torino che ha amato particolarmente oppure può inventarne uno
Se avessi la bacchetta magica ne vorrei inventare uno che metta insieme tutte le culture diverse, che hanno cambiato la città di culture, anche religiose, ma anche di paesi lontani che ormai sono presenti in Torino. Con la bacchetta magica metto insieme tutte le comunità che vivono a Torino.
Azienda di famiglia con grandi stabilimenti all’estero. Ha mai pensato di scegliere un’altra strada?
Il nostro lavoro è stato la classica azienda di famiglia fondata da mio padre 62 anni fa, cresciuta con il lavoro dei miei fratelli e mio: è diventata una specie di piccola multinazionale tascabile.
Non ho mai pensato di scegliere altra professione perché siamo cresciuti a fianco dell’azienda, nella casa di mio padre che era a fianco dell’azienda, immersi nel lavoro. Sostanzialmente dopo gli studi, chi ha smesso prima e chi è riuscito ad andare avanti, noi tutti non abbiamo mai pensato di fare altro. Non c’è stato un “ingresso”, siamo vissuti sempre nel lavoro.
Che rapporto ha con sua madre, una donna circondata da tre figli più un marito, cioè un maschile imperante?
Altro che imperante, mia madre è una santa nel vero senso: è sempre stata, lavorando con mio padre fin dall’inizio, attiva nell’azienda a fianco del marito, quindi una donna in un mondo molto maschile. Nonostante questo è sempre riuscita a ritrovare il suo equilibrio ed è fondamentalmente ancora una donna di grande semplicità, ma nello stesso tempo con un grande ruolo di equilibrio fra tutti. Per stare a fianco di mio padre, un imprenditore abbastanza imperativo, poi con noi tre figli maschi - un pollaio con quattro galli - ha avuto una santa pazienza.
Deve essere stato folkloristico per la poveretta…
Esatto però ha resistito e grazie alla sua capacità di non prendere le cose nel modo diretto, ha saputo sempre stare al fianco del marito e quindi trovare il giusto “modus vivendi”.
Sua madre è stata una donna che ha lavorato quindi ovviamente ha scelto una moglie imprenditrice
Sì assolutamente sono contento aver avuto la fortuna di incontrare Karin Chantal, anche perché le nostre famiglie si assomigliano: due famiglie di imprenditori, seppure in settori diversi, quindi abituate a orari impossibili, per lei quasi una normalità. Siamo stati in grado - lei più che altro è stata brava - di costruire la famiglia di cui sono orgoglioso, certamente.
Un episodio in cui si è sentito molto fiero di lei
Quando l’azienda della sua famiglia ha avuto dei problemi, lei e sua sorella si sono rimboccate le maniche e sono state in grado di riprendere un percorso molto complesso nel settore della moda, dell’abbigliamento riuscendo a ricostruire una nuova vita imprenditoriale. Se sono fiero di lei, è su questo.
Il suo rapporto con i figli
I tre figli sono molto diversi l’uno dall’altro, e siamo anche molto diversi come carattere Karin Chantal e io, quindi complementari; lei è molto più brava di me caratterialmente e quindi è riuscita, in certe situazioni a non arrendersi alle impennate dei nostri figli ma a cercare di plasmarli e di aiutarli.
Siamo una famiglia molto attenta alle esigenze dell’uno e dell’altro: lei ostinatamente ha saputo anche rompere le barriere coi ragazzi e trovare quel dialogo che a volte li ha aiutati, cosa che io non ho avuto, per cui non ero pronto a viverlo nei figli.
Qual è stata la soddisfazione più grande che ha avuto durante la presidenza dell’Unione Industriale e quale la meno gratificante?
La soddisfazione più grande è stata la richiesta di essere presidente di tanti imprenditori, specialmente da parte delle aziende che più ho frequentato, che hanno creduto in me e mi hanno voluto portare in un percorso importante e nuovo.
Quello meno gratificante forse è stato quello di trovare all’interno di questa grande istituzione poca collaborazione sul territorio. Io cercato sempre invece di aprire le porte perché, non è che non ci fosse collaborazione, ma mi mancava la presenza di una rete profonda, cosa adesso necessaria più che mai. Prima c’era molta autoreferenzialità, la grande l’Unione Industriale di alti presidenti, inizialmente; invece io ho sempre creduto nella rete e anche nell’importanza di guardare al territorio con la massima collaborazione, sia con le istituzioni con cui mi sono confrontato a prescindere dalla loro configurazione politica, ma anche con tutte le realtà territoriali cittadine in cui spesso c’erano delle difficoltà perché l’Unione era vista come istituzione che definiva le politiche o le scelte.
Questo non è più forse il modo di fare anche se l’Unione è ancora un organismo molto molto importante e rappresentativo. Io ho sempre cercato l’inclusione anche con le altre categorie.
Da marzo del ’20 è presidente della Camera di Commercio e con altri incarichi: riunire tutti questi mandati significa non avere più tempo per lei, come concilia il tutto anche con l’azienda di famiglia e la famiglia stessa?
Con la famiglia non sono mai riuscito a conciliarlo, quindi è sempre stato così anche prima, quando non avevo incarichi; con l’azienda di famiglia si fa il possibile. Ho due fratelli che ovviamente fanno tantissimo nell’impresa, mentre io faccio il boia e l’impiccato e cerco anche di ricavare un briciolo di tempo per me, cosa sicuramente molto complicata.
Cosa fa per lei, cosa riesce a fare per lei?
Sempre meno, cosa faccio per me niente. Posso dire che quando avevo 40 anni mi sono ripromesso di dedicarmi del tempo, adesso ne ho 55 e sono ancora lì che me lo riprometto.
Essere affidabile è la caratteristica del piemontese doc ma qual è la caratteristica che le indica subito questa dote nell’interlocutore.
Percepisco l’affidabilità della persona nella sintesi, nel dialogo in poche parole, oltre alla capacità di ascolto.
Torino delle Olimpiadi era piena di vita, crede che questa kermesse di musica possa far ritornare lo stesso spirito?
No però tutti questi avvenimenti che ci sono adesso, esempio nel mese di maggio, sono una progettualità che si basa anche su grandi eventi, seppur diversi, che possono far tornare una dinamicità del territorio. L’attrattività non più basata su un grande evento come le Olimpiadi - l’abbiamo sfortunatamente perso a meno che ce ne siano degli altri in futuro - può emergere senza problemi, se - come in occasione di questa kermesse di EuroVision - possiamo creare uno spirito in cui credere, in cui crediamo fortemente, in cui ci scrolliamo la polvere di dosso e guardiamo avanti con il sorriso.
Di che cosa avrebbe bisogno Torino per tornare a essere competitiva?
Torino ha bisogno di infrastrutture di collegamento che arriveranno con le reti ad alta velocità ad alta capacità per le nostre merci che sono fondamentali.
Poi ha bisogno di fare delle scelte di politica industriale, nel senso che non si può essere bravi su tutto, bisogna fare delle scelte e credo che su alcuni progetti che abbiamo già messo in piedi guardando alla storia ma anche ai cambiamenti tecnologici e della innovazione, Torino possa giocare le proprie carte: è un territorio fantastico in cui si può sviluppare anche quella qualità della vita che può rendere - non solo Torino - molto attrattivo.
Come pensa si possa ovviare alla problematica del divario tra situazione economica delle famiglie che si è creata dal 2020 a oggi?
La forbice che si è aperta, e che si sta ampliando moltissimo con i costi dell’energia che impatteranno sulle famiglie, si potrà ovviare abbattendo il carico fiscale del costo del lavoro, carico fiscale sul reddito da lavoro, l’unica strada per evitare dinamiche inflazionistiche molto pericolose.
A che cosa imputa il fatto che ci siano famiglie che non riescono a risparmiare: solo potere d’acquisto o anche la perdita di direzione del singolo individuo?
Sicuramente anche una scarsa perdita di fiducia. Abbiamo praticamente perso una generazione perché priva di lavoro, quindi ci sono ormai persone diventate quarantenni e cinquantenni con lavori precari o saltuari: questo ha creato un grande smarrimento per cui abbiamo una alta percentuale di “neet”, cioè di ragazzi che né studiano né lavorano né cercano di lavorare; hanno perso la direzione, non hanno davanti a loro un obiettivo, una meta da raggiungere.
Per quanto riguarda le famiglie che non riescono a risparmiare è chiaro che c’è stato un grandissimo impatto, il potere di acquisto delle famiglie è stato diminuito nel corso degli anni e le dinamiche di crescita del sistema economico non hanno permesso di aumentare i salari. Questo è dovuto anche a una mancanza di direzione delle politiche economiche di un paese; questo paese ha perso la propria competitività e la produttività dei fattori produttivi è diminuita: mentre in Germania la produttività ha continuato a salire e per cui anche il denaro che va alle famiglie, la produttività in Italia ha continuato a scendere, quindi il potere di acquisto delle famiglie è diminuito. Questo ha infierito anche da noi dove infatti ha distaccato la classe media italiana dalla classe media dei paesi nord europei.
Come diminuire il carico fiscale se la nostra politica è proiettata all’esterno?
Credo che nel mondo ormai globalizzato - anche se adesso sta facendo qualche retromarcia - non possiamo pensare che i nostri quattrocento miliardi di euro di export non siano importanti; quindi dobbiamo lavorare per un sistema economico globale e dobbiamo, delle nostre visioni, fare in modo che possiamo competere da questo punto di vista. Il carico fiscale ci appesantisce come un macigno e i soldi pubblici continuano a non essere ben investiti, quindi la spesa pubblica è l’unica cosa che in Italia non ha mai smesso di crescere.
Cosa pensa della sostituzione dell’uomo con robot, fino alla famosa frase di Schwab “Non avrò più niente però sarò felice”?
La digitalizzazione è stata un fenomeno inarrestabile e la pandemia ha fatto capire quanto sia importante, accelerando tutto questo. La Camera di Commercio ha l’obiettivo di supportare tutte le imprese nella digitalizzazione, quindi siamo perfettamente impegnati su un obiettivo importante. Credo che il mondo attraverso l’intelligenza artificiale cambierà, cambierà in modo fondamentale il modo di produrre i beni, il modo di condurre le macchine, il modo anche di lavorare e di vivere; mi aspetto quindi un mondo in cui avremo molto più tempo libero, sperando di essere capaci di goderlo.
Io credo nella tecnologia, certamente, poi comunque il tema di essere tracciati, seguiti e profilati - questo è da dire - lo siamo già, è già nelle case; se però alla fine saremo tutti tracciati in modo che tutti sappiano un po’ di tutto, ce ne faremo una ragione e potremmo anche avere grandi vantaggi.
Colao nell’aprile 2020 già parlava di 5G, digitalizzazione a 360°, monitoraggio della salute dell’individuo da remoto e inoculazione di sostanze di cui necessita, sempre da remoto…
Penso che tutta la micro tecnologia dei sistemi medici e di cura di medicina a distanza siano una delle grandi frontiere della innovazione, quindi ci saranno dei sistemi che potranno erogare delle sostanze delle medicine anche a distanza, non lo vedo così complesso credo sia un grande progresso.
Come faranno?
In che senso come faranno?
Come fanno a iniettare dentro una persona la sostanza di cui ha bisogno da remoto?
Ah questo mi fa una domanda troppo complicata, però sicuramente la tele medicina non ha frontiere, parlo della parte diagnostica, per la parte di assistenza domiciliare, quindi gli ospedali saranno sempre più ridotti, le persone verranno curate a casa. Ma “iniettare a distanza” probabilmente ci sarà una frase scritta male.
Concludo ringraziando il dottor Dario Gallina, sottolineando che sul web ci sono video di Roberto Colao, Roberto Cingolani, Noah Harari, Klaus Schwab e molti altri che ripetono all’infinito quanto sarà comodo avere inoculato nel nostro corpo la nanotecnologia attraverso cui saremo monitorati: ci sarà qualcuno che potrà supervisionare il nostro stato di salute, offrendo da remoto ciò di cui noi abbiamo “bisogno”.
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Articolo pubblicato il 15/05/2022