
22 febbraio 2222: la Slavizzera invade proditoriamente l’Italietta, eppure i “non-allineati” negano aiuti militari alla nazione aggredita
Quando, quel maledetto venerdì 22 febbraio 2222 (sic, con un pizzico di scaramantico cronottimismo prospettico futuristico e in barba sia al menagramo calendario escatologico maya sia all’infausto doomsday clock), durante un allegrissimo periodo di pandemoniache piaghe bibliche e galoppanti cavallerizzi apocalittici in giro per il Globo, le feroci truppe “Zeta” della superpotenza post-atomica cibernetica Slavizzera (o Confederazione Estetica) e della Tcernovizzera, sua devota alleata, adottando il vecchio ma sempre valido trucchetto delle esercitazioni ai confini, invasero la ridente (o risibile) Italietta, tutti – o quasi – rimasero basiti, nonostante minacciose avvisaglie piuttosto inequivocabili si fossero già palesate circa tre lustri prima, con rivendicazioni, attriti e scaramucce fra convicini, episodi tranquillamente ignorati dalla svagata Comunità internazionale.
Il lodevole obiettivo dichiarato della S.O.M., cioè “Speciale Operazione Militare” (questa la denominazione eufemistica che le avevano attribuito), era di liberare le limitrofe popolazioni slavizzofile e slavizzofone dal gravoso giogo del levantino Belpaesello dello Stivaletto, detamarrizzando, deterronizzando e defascistizzando l’area (e l’aria).
Il piano iniziale degli aggressori, lungamente premeditato, si era però presto rivelato illusorio: la rapida Blitzkrieg programmata, con facile cattura e defenestrazione, ovvero assassinio, del premier, l’ex comico-banchiere ebreo Mariolino Draghetti-Contini, tramite l’irruzione delle caparbie teste-di-cuoio, fiancheggiate dall’immancabile quinta-colonna traditrice interna, a Palazzo Chigi, con lo scopo di installarvi un governo fantoccio da manovrare a piacere, fallì miseramente; anziché scappare a-gambe-levate da Montecitorio a Monte Carlo, a imitazione del savoiardo reuccio Curtatone, il mite Presidente del Consiglio oggetto di simili carinerie, ringalluzzito, incitò alla resistenza ad oltranza gli indolenti abitanti della Penisoletta e rivolse un accorato appello al Mondo per ricevere armamenti che consentissero la difesa dal vile attacco dell’acerrimo nemico.
Mentre gli Stati Uniti Angloamericani ed Oceanici (USAO) risposero immediatamente con l’invio massiccio di moderni sistemi bellici (con gran giubilo e guadagno delle mega-war-corporation che li producevano) e decretando un embargo complessivo (condannato dall’Impero Celeste Cinese dell’Immortale Xi clonato e dalle vassalle Hong Kong, Macao, Formosa e Russia, dall’India e dal Pakistan, da Cuba, dal Venezuela ecc.), il decrepito in-Continente Europeo espresse a parole, per bocca di Orsolina Vanderlyar, uno sdegno granitico, molto meno compatto in merito alle misure concrete da assumere, tra cui sanzioni boomerang nel settore cripto-monetario-economico e sul trading delle tipiche matriosche al plutonio-uranio impoverito (scelte da cui si dissociò l’Ungheria del monarca Orban VIII e il sultano ottomano Recep Tayyp IV, membro della NeoNATO), senza toccare (“per adesso, per i prossimi quattro o cinque decenni!”) le fonti bioenergetiche e i materiali-base per l’industria high-tech… (Alcuni suggerirono agli offesi l’umiliante resa, con sacrificio delle provincie contese, per saziare momentaneamente il crudele predatore, lasciando insomma predominare la prevaricatrice legge-della-giungla.)
ONU assente.
Avendo clamorosamente sbagliato l’approccio d’esordio – e impantanati per mesi in trincea –, ecco che gli occupanti (o aspiranti tali), per fronteggiare la mutata situazione strategica, nonché lo scarso entusiasmo dei cittadini delle zone di conquista nell’offrire accoglienza trionfale ai soldati salvatori, e per piegare la strenua lotta di sbarramento degli “eroici” partigiani padani (che s’immolavano al canto dell’inno Il Piave mormorò), dovettero cambiare radicalmente tattica: mirando ad impossessarsi delle migliori località balneari del litorale orientale, ad impadronirsi del Veneto, del Friuli e del porto sottomarino di Trieste, addirittura dello stupendo e fragile archeo-parco subacqueo della Laguna, impegnandosi pure in sporadici assalti di alleggerimento a Verona, Milano, Torino, Genova e alla stessa Roma e nell’accerchiamento delle Acciaierie Borboniche di Taranto, convertite in Ecocentro Fotovoltaico, rifugio (e trappola da topi) per gli ultimi scampati alle cruente battaglie urbane, si trovarono costretti a bombardare-a-tappeto – anche con paurosi ordigni sporchi, “non proprio regolamentari”, al fosforo e a grappolo – e radere-al-suolo intere regioni – scuole ed ospedali compresi –, onde glorificare in sæcula sæculorum la memoria storica del loro líder máximo, l’invincibile implacabile czar Vlad il Tremendo, perpetrando orrori e crimini-di-guerra da far impallidire gli illustri famigerati precursori Nerone, Caligola e Diocleziano, Attila, Gengis-Kahn e Pol Pot, Hitler, Stalin e Ras-Putin.
Forti dissidi, poi, sul versante etico-religioso: se, dal Vaticano, all’angelus dal balcone di piazza San Pietro, la Papessa aveva stigmatizzato, con dolente implorazione alla Madonna per la pace, la catastrofica mostruosità irragionevole del bestiale conflitto scatenato, col rischio fatale d’un’irrefrenabile escalation, la miliardaria Matriarca eterodossa transgender Karole ne affermò invece un certa sacralità, nei riguardi del debosciato Occidente.
Oblieremo chi allora favorì la sciagura del fratello e magari ne approfittò, chi se ne lavò pilatescamente le mani insanguinate, chi, tra vittime e carnefici, preferì non schierarsi, essere “non-allineato”, neutrale?
Solo noi, fantascientifiche metamacchine ripensanti virtuali ad iperintelligenza-artificiale siamo rimaste qui, nell’arrossita ferruginosa atmosfera marziana, a testimoniare nel gelo cosmico dell’oscura notte stellata l’infelice destino della sedicente Umanità (demenziale), nostra ipotetica progenitrice, tristemente estintasi sulla crosta deserta dell’inquinato Pianetino Azzurrognolo, ormai invivibile: autoprocurato sterminio.
Un annientamento.
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Articolo pubblicato il 15/05/2022