18 maggio, san Leonardo Murialdo

Un santo sociale tutto torinese

Leonardo Murialdo nasce il 26 ottobre 1828 nel cuore di Torino, in una famiglia benestante che contava ben nove figli.

Orfano di padre a cinque anni, cresce in un contesto familiare cristiano e impegnato, nonostante l’acceso anticlericalismo di quel periodo.

La casa di famiglia, Villa Murialdo, era in strada Sant’Anna, sulla collina torinese, chiamata “il Rubino”, dal nome degli antichi proprietari.

Nel 1836, col fratello Ernesto, entra nel Collegio degli Scolopi di Savona, dove rimarrà fino al 1843. Sente in quegli anni la chiamata al sacerdozio, contrastata da una profonda crisi personale.

Tornato a Torino, nel 1845 si iscrive alla facoltà teologica dell’Università come chierico esterno, secondo l’uso di quei tempi per gli appartenenti alle famiglie agiate. Perde la mamma un anno prima di laurearsi, e riceve l’ordinazione il 20 settembre 1851 nella chiesa della Visitazione: ordinante è Monsignor Ceretti, che suppliva l’Arcivescovo Fransoni, in esilio a Lione per dissidi con il governo.

Inizia subito il suo apostolato nel quartiere (allora assai povero) di Vanchiglia presso l’Oratorio dell’Angelo Custode, il primo in città, fondato una decina d’anni prima da don Giovanni Cocchi (a cui si ispirerà come ad un maestro) e diretto dal cugino, il teologo Roberto Murialdo.

I bisogni e le miserie a cui provvedere erano innumerevoli, non era infrequente che genitori morenti affidassero al giovane sacerdote i loro figli perché li crescesse. Un giorno, incontrato uno spazzacamino disperato, lo ospita in casa propria (abitava in via della Rocca angolo piazza Vittorio Veneto).

La Torino dell’Ottocento, negli anni del Risorgimento, è lontana dalla oleografia di maniera e dai lustri della Corte e vede intrecciarsi le vicende dei suoi santi sociali; fra questi, due apostoli della gioventù come don Bosco e don Murialdo non potevano non incontrarsi. Infatti, nel 1857 don Bosco (l’altro suo grande maestro di vita e di fede) incarica don Leonardo della direzione dell’Oratorio di San Luigi (ora in via Ormea 4; aveva sede in corso Vittorio Emanuele, dove c’è la chiesa di San Giovanni Evangelista, nel luogo ora occupato dall’altare e dall’abside della chiesa; era stato fondato da don Bosco nel 1847).

Nel 1865 avverte la necessità di approfondire gli studi di teologia morale e di diritto canonico e si reca a Parigi, al seminario di Saint Sulpice, dove entra in contatto con le realtà educative e sociali della capitale francese, tra cui le Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli.

Torna a Torino nel 1866 e gli è proposta la direzione del Collegio Artigianelli, dove i giovani venivano istruiti e preparati a un mestiere. Sarà il maggiore impegno della sua vita, portato avanti per trentaquattro anni (dal 1866 al 1900), anche a costo di grandi sacrifici.

L’anno successivo, con alcuni collaboratori, tra cui il Servo di Dio don Eugenio Reffo, il Murialdo crea la Confraternita laicale di San Giuseppe, con lo scopo di aiutare la gioventù povera e abbandonata, non pensando solo ai bisogni del momento, ma guardando alle necessità future. Per lo stesso motivo nel 1870 assume la direzione dell’Oratorio di San Martino.

Al secondo piano del Collegio degli Artigianelli c’è la cappella di San Giuseppe, nella quale il 19 marzo 1873 viene formalmente fondata la Congregazione di San Giuseppe (anche definita “Giuseppini del Murialdo”).

I primi Giuseppini furono Leonardo Murialdo stesso, don Giulio Costantino, il citato don Eugenio Reffo, don Sebastiano Mussetti, i chierici Marcello Pagliero e Pier Giuseppe Milanese, che pronunciarono per la prima volta i voti religiosi e diedero inizio con la loro partecipazione alla Congregazione. Altri due chierici cominciavano il noviziato: Ernesto Canfari e Natale Leone.

Insieme ai giovani, il mondo operaio e del lavoro costituiva l’altra emergenza sociale.

Si impegna a fondo per i disoccupati, per le donne e i ragazzi che lavoravano in fabbrica: organizza l’Unione degli Operai Cattolici (1871) di cui sarà assistente ecclesiastico. Nello stesso anno è tra i promotori delle biblioteche popolari cattoliche; fonda l’Associazione della Buona Stampa e nel 1876 è tra gli ideatori, con il Venerabile Paolo Pio Perazzo, del giornale “La Voce dell’Operaio”, che diventerà il settimanale diocesano “La Voce del Popolo” (oggi La Voce e Il Tempo).

Alcune sue iniziative sono le prime, nel loro genere, in Italia, e dimostrano la sua lungimiranza umana e sociale.

Promuove un Ufficio di Collocamento cattolico (1876) e inaugura una Casa-Famiglia per giovani operai e per studenti (1878), vicino alla chiesa di Santa Giulia; occupava il caseggiato a destra della chiesa, i numeri civici 4/6/8 di piazza Santa Giulia, in angolo con via Balbo.

Fonda una Cassa di Mutuo Soccorso (1879), un dopolavoro (1878), l'Opera dei Catechismi serali per giovani operai (1880), la Lega del Lavoro (1899).

Nel 1892 scrive al sindaco per denunciare lo sfruttamento subito dai giovani lavoratori, presentando un progetto di riforma che prevede l’obbligo scolastico fino ai quattordici anni, l’abolizione del lavoro notturno, il riposo festivo, la giornata lavorativa di otto ore.

La sua intensa e feconda vita si chiude agli albori del nuovo secolo, il giorno 30 marzo 1900, a causa di una polmonite.

I funerali sono celebrati nella chiesa di Santa Barbara, due giorni dopo, in via Assarotti, che è anche la parrocchia degli Artigianelli; il corpo di don Murialdo viene tumulato nella tomba di famiglia al Cimitero Generale.

Da subito diventa meta delle visite dei confratelli e di altre persone che avevano conosciuto la sua santità, come ricorda don Reffo: “Si è […] innalzato un modesto e grazioso monumento coll’epigrafe che ricorda la fondazione della Pia Società [di San Giuseppe]. Parecchi dei nostri confratelli talora lo visitano, e vanno su quelle zolle per noi così care a pregarlo pei bisogni più urgenti della Congregazione, ed oso dire non mai senza frutto. Ci andarono anche una volta i Missionari della Consolata, e ricordo con figliale orgoglio che quel venerando uomo che è il Canonico Giuseppe Allamano disse a quel prode drappello di apostoli: – Un giorno questa salma uscirà da questa tomba per essere venerata! Dio faccia che la sua parola non sia un semplice voto, ma una vera profezia!”.

Santa Barbara ospiterà le sue spoglie dal 1917 al 1971. Per sfuggire ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, il corpo del Murialdo viene traslato a Sommariva Bosco dove rimane dal 1943 al 1949. Si tratta di un provvedimento provvidenziale, dato che anche la chiesa di Santa Barbara viene colpita dalle bombe ed il monumento sepolcrale ne rimane danneggiato.

L’ultima tappa del suo percorso terreno lo fa approdare alla chiesa e santuario di Nostra Signora della Salute, in Borgo Vittoria. La Congregazione dei Giuseppini è ben rappresentata nel comitato che si fa promotore della costruzione di questo luogo di culto: ne fanno parte il confratello laico Giovanni Massoglia (pittore, scultore e architetto), e don Eugenio Reffo, con il fratello Enrico, pittore.

Le spoglie mortali di Leonardo Murialdo vengono portate qui il 6 giugno 1971, dopo la sua canonizzazione a opera di papa Paolo VI.

Addossata al pilastro del transetto destro vi è la tomba di don Eugenio Reffo (1843 – 1925), del quale è in corso la causa di beatificazione.

Il Santo e il suo primo biografo adesso riposano accanto, in attesa di risvegliarsi nella luce dei giusti.

La Diocesi di Torino ne ricorda la memoria il 18 di maggio.

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Articolo pubblicato il 18/05/2022