Il tributo all’eroe di Torino - Un monumento a Pietro Micca

di Alessandro Mella

I fatti torinesi del 1706 furono una pagina epica della nostra storia nazionale e contribuirono senz’altro a gettare le premesse utili a Casa Savoia ad aumentare il proprio peso politico per poi farsi alfiere del percorso unitario e del nostro glorioso Risorgimento.

L’assedio di quel tempo, del resto, è ancora oggi caro alla memoria dei torinesi ai quali la città offre non poche reminiscenze di quell’epopea a cominciare dalla Basilica di Superga che veglia sulla città. Tra queste memorie vi è senz’altro la statua che Giuseppe Cassano, allievo di Vincenzo Vela, realizzò nel 1863 per perpetuare il ricordo di una delle figure più celebri di quei combattimenti.

Il milite biellese Pietro Micca che nel 1706 trovò il martirio nel tentativo di fermare un’incursione francese. Egli era nato a Sagliano il 6 marzo del 1677 e si era arruolato come soldato del Ducato di Savoia andando poi a prestare servizio a Torino al tempo della guerra di successione spagnola.

Qui, la notte tra il 29 ed il 30 agosto 1706, si rese conto che i francesi assedianti stavano tentando di violare la fortezza attraverso una galleria sotterranea.

Per fermarli, non disponendo di una miccia sufficientemente lunga, ne adoperò una corta consapevole del pericolo cui si andava ad esporre ma anche che quella soluzione avrebbe permesso di far saltare una mina utile a far crollare la galleria.

Non si salvò e venne travolto a sua volta dall’esplosione perdendo la vita ma bloccando il nemico.

Già nel 1837 si era realizzato un busto bronzeo per commemorarlo. Dello stesso ci fu offerta una descrizione da Gustavo Strafforello, il quale fece seguire anche un accenno sulla statua successiva:

Nella difesa di Torino non poco contribuì alla vittoria col sacrificio della propria vita Pietro Micca d’Adorno Biellese. Il primo monumento che gli fu innalzato si vede nel cortile dell’Arsenale. Consiste in un busto coronato di gramigna, ai piedi siede Minerva guerriera. Non lungi dal sito del suo sacrifizio, nella piazza cioè omonima, davanti il mastio della cittadella, sorge sopra un piedistallo di granito una stupenda statua in bronzo che lo rappresenta in vestito militare, colla miccia alla mano ed in atto di slanciarsi a compiere l’atto eroico; eretta nel 4 giugno 1864. (1)

Ma l’opera d’epoca carloalbertina non trovò, a suo tempo pieno consenso, ed ai più parve decisamente cosa misera:

Monumento a Pietro Micca. La Gazzetta Militare nel suo numero 12 parlando della Cittadella di Torino stata eretta nel 1564 sotto Emanuele Filiberto, ampliata da Buretta Gaspare nel 1660 sotto la Duchessa Cristina tutrice di Emanuele II, ed in massima parte distrutta dopo 291 anni tocca del suo splendido assedio del 1706 nel quale avvenne il fatto glorioso di Pietro Micca, e fa voti perché ove sorgeva la medesima sia innalzato un monumento all’eroe Biellese, al cui piedistallo in basso rilievo potrebbesi mettere la cittadella come fu eretta dal Pacciotto ed ampliata dal Beretta.

Nel numero 13 dello stesso giornale si legge il seguente articolo che noi riproduciamo unendo i nostri voti a quelli dell’egregio periodico Militare. «Nell'entrare nell’arsenale vedesi nella corte, e sull’angolo a destra il monumento alla memoria del Micca, opera del Bogliani, getto di Bartolomeo Conterio. Il quale monumento è oggi inferiore di molto alla civiltà ed alle ampliazioni cui è giunta la bella e maestosa città di Torino. E noi speriamo, che sulla via che mena alla stazione di Novara, su quegli spalti dove furon sbalestrate le ossa del generoso minatore possa sorgere più degna e decorosa memoria. Sorge il busto accanto alla Gloria sopra i rottami di un parapetto, e sul piedestallo leggesi la seguente iscrizione: Pietro Micca - da Andorno - soldato. Minatore nella guerra del MDCCVI. (2)

Il Consiglio Comunale, quindi, deliberò il 29 maggio 1858 di procedere alla realizzazione di un nuovo e più dignitoso monumento ed il Re Vittorio Emanuele II chiese che la fonditura avvenisse simbolicamente proprio presso l’Arsenale. Numerosi furono gli stanziamenti fatti dal Parlamento torinese, dai privati e dalle pubbliche sottoscrizioni:

Ma tra i monumenti che già illustravano le cose più degne e gli uomini più insigni della nostra città, non v'era ancora pietra che segnasse all'ammirazione di tutti l'eroica azione del soldato biellese. A compiere quell'atto di giustizia verso il generoso che, col sacrificio della propria vita, aveva salvata la patria, porse occasione un bellissimo modello di statua esposto alla pubblica mostra delle belle arti nell' anno 1858 dallo scultore Giuseppe Cassano, allievo di Vincenzo Vela.

Difatti la direzione della Società promotrice, apprezzando il merito singolare del modello, deliberava di aprire una pubblica sottoscrizione per trarlo in marmo e farne dono al Municipio. Il Consiglio Comunale, in seduta del 29 maggio 1858, ringraziava la Società del nobile proposito e deliberava associarsi all'intento per rendere più facile e pronto il compirsi dell'idea.

Infrattanto avendo il Re Vittorio Emanuele espresso il desiderio che la statua fosse fatta in bronzo nelle officine dell'Arsenale, il Parlamento stanziò la somma occorrente di lire 5000 il 26 giugno 1858, legge 17 luglio stesso anno, e con decreto del 9 settembre 1859, autorizzava una sovraspesa di lire diecimila con le quali si pagarono le spese propriamente di fondita, escluso cioè il valor e del bronzo che venne concesso gratuitamente dal Governo.

La sottoscrizione pubblica, iniziata prima che la legge votata la rendesse inutile, aveva fruttato lire 2200, che appena bastarono a retribuire lo scultore per la grave fatica di un grosso modello. Allogato il lavoro ad un fonditore francese, Pietro Couturier, che già aveva lavorato, per conto del barone Marochetti, il primo tentativo di getto della statua, fatto il 27 maggio 1862, non riuscì per vizio di competente armatura. Rimediato con ogni cura all'inconveniente, nell'anno successivo, ritentata la prova, ebbe esito felicissimo e il Municipio si occupò allora della provvista del necessario piedestallo e della sistemazione del luogo scelto per l'erezione del monumento.

Prestandosi il sito, prevalse la ragionata opinione di innalzarlo poco lungi dal luogo stesso ove un secolo e mezzo prima era successo il fatto, di fronte cioè al mastio della Cittadella, tra la via Cernaia e il corso Siccardi. Onde preparare un fondo degno del monumento, il Municipio s'assunse anche il ristauro della fronte del mastio, essendo riescite vane le pratiche al riguardo fatte perché il Ministero della guerra provvedesse in proprio alla relativa spesa di circa 17 mila lire. 

Sistemato convenientemente il suolo tutt'attorno, decorandolo con filari d'alberi e aiuole erbose, finalmente la sera del 4 giugno 1864 aveva luogo l'inaugurazione del nuovo monumento. Vi assistevano S. A. R. il Principe di Carignano, il Duca d'Aosta, parecchi fra i ministri, le deputazioni del Senato e della Camera, il Prefetto della città, il Sindaco, i rappresentanti di varie accademie, dell'università, dell'esercito, della stampa, e una deputazione del paese di Andorno, patria dell'eroico minatore, composta del Sindaco, della Giunta, della Società operaia e diversi notabili del paese. Né mancava alla festa un rampollo della famiglia dei Micca ed era la signora Mossetti-Micca.

Dopo un discorso d'occasione del sindaco, marchese Rorà, fu scoperta la statua tra i concenti delle musiche militari e i battimani vivissimi della folla. II Pietro Micca vi è effigiato ritto e colossale, nella divisa degli artiglieri, come vestivasi allora, con nella mano destra una miccia e in atto di por fuoco alla mina. Fiero nell'aspetto, in atto ardito, la posa riuscì veramente indovinata, come è finitissima in ogni particolare.

Il piedestallo di granito della Balma, disegnato dal colonnello Castellazzi e lavorato dal signor Pietro Giani, al quale si corrisposero circa lire 8000, porta sul dinanzi una lapide in marmo bianco (…). La statua è alta circa metri 3,50 e quattro metri il piedestallo.

La posa in opera di tutto il monumento venne affidata al signor Matteo Crida, pel corrispettivo di lire duemila. (3)

Il 4 giugno 1864 si tenne la solenne cerimonia d’inaugurazione cui presenziarono le principali autorità così da rendere il giusto omaggio all’antico eroe:

Dopo 157 anni, i posteri hanno pensato di rendere pure giustizia al povero minatore Pietro Micca, che per far salva Torino si seppellì sotto alle sue mura, nobilmente sacrificandosi alla Patria.

Nel luogo stesso di quella patriottica azione sorgerà fra poco un monumento staio modellato da un egregio allievo, del Vela, La statua venne fusa in bronzo dall’arsenale d'artiglieria ed è alta M. 3.55. Il Micca è nell’atto di dar fuoco alla mina. Egli s’eleva sopra un piedestallo di granito alto 4.1 metri. (4)

Oggi la bella statua di Pietro Micca, sopravvissuta anche ai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale ed alla furia di un progresso troppo spesso desideroso di fagocitare le patrie memorie, si erge ancora al suo posto. Molti torinesi vi passano accanto senza degnarla di troppi sguardi. Ma molti altri si fermano e l’osservano, quasi come a salutare il martire italiano, quasi a rendere memoria a questa gloria piemontese sempre cara ai nostri cuori.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Patria – Geografia dell’Italia, Tomo II, Provincia di Torino, Guastavo Strafforello, Unione Tipografico Editrice, Torino 1891.

2) L’Eco del Mucrone, 23, Anno II, 4 febbraio 1858, p. 4.

3) Monumenti di Torino – Notizie  Biografiche, Storiche, Descrittive, Carlo Morando, Torino, 1880, pp. 36-37.

4) Il Lago Maggiore, 16, Anno VIII, 16 aprile 1864, p. 3.

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Articolo pubblicato il 27/05/2022