La residenza di un cuore straordinario

Il Palazzo Alfieri in Asti (di Alessandro Mella)

Passeggiando per il centro storico di Asti, poco prima di raggiungere il monumento ad Umberto I di cui parlammo in altro studio, si incontra un meraviglioso palazzo barocco. Qui nacque Vittorio Alfieri e l’edificio ne prende oggi il nome.

Sulla fine del Seicento la famiglia Alfieri acquisì il palazzo e nel 1736 avviò il restauro e la ristrutturazione dello stesso affidandola al cugino Benedetto Alfieri. Dopo qualche tempo, nell’Ottocento, esso passò alla famiglia Colli di Felizzano che si era imparentata con gli Alfieri tramite matrimonio. Fu da loro che il conte Ottolenghi acquisì, poi, la struttura:

Morto, come ognun sa, tragicamente il Re Umberto I, il Conte Ottolenghi divisò di far la nuova piazza Umberto I con la statua equestre di bronzo al medesimo Sovrano, tra l’Opera Pia Michelerio ed il Palazzo Alfieri; anzi comperò dal March. Colli lo stesso Palazzo Alfieri, erigendolo a politecnico e promettendo di darlo al Municipio, che lieto della promessa vi trasporlo il Museo cittadino e fece erigere nel Palazzo una lapide per ricordo. (1)

Ancora nel Novecento vennero approntati diversi lavori per poter adibire il palazzo a struttura museale con la demolizione, purtroppo, di alcune delle reminiscenze più datate rimaste in loco. Oltre al museo, tra l’altro, fu necessario approntare i locali necessari alla collocazione della biblioteca:

Lunedì il conte Leonetto Ottolenghi radunò la Commissione Esecutiva per i restauri del Palazzo Alfieri e per il monumento Umberto I. Aperta la seduta comunicò agli intervenuti una lettera della Marchesina Adele Alfieri di Sostegno, nella quale offriva per il nuovo Museo da istituirsi nel Palazzo Alfieri, «una raccolta dei migliori scrittori contemporanei nelle scienze storiche, politiche, economiche, sociali» fatta da suo padre, domandando all’uopo una sala del palazzo, ove pure potesse collocare un busto del suo genitore.

La Commissione accondiscese ad unanimità e decretò che una delle sale principali della Biblioteca del Palazzo venga dedicata all’illustre famiglia Alfieri di Sostegno. (2)

Dopo la donazione effettuata dal conte Ottolenghi al Municipio di Asti, si resero necessarie ulteriori campagne di restauro nel 1923, quando fu posto il busto nel cortile, nel 1939, nel 1949 dopo le traversie belliche e nel 1958. Tuttavia, con gli anni iniziò una fase di declino che si arrestò solo con la campagna di restauro ventennale che nel 2016 permise di restituire alla popolazione il palazzo ove, il 16 gennaio 1749, negli appartamenti del piano nobile, nacque Vittorio Alfieri.

Oggi lo storico edificio ospita il Museo e la Fondazione Centro Studi Alfieriani.

La visita è piacevolissima e scorre tra i molti cimeli dell’illustre astigiano, ritratti, scritti, oggettistica e gli arredi del tempo. Passando dagli appartamenti del piano nobile all’esposizione museale vera e propria. Oltre alla magnifica esposizione con pratici pannelli con testi esplicativi e didascalie sono presenti anche pannelli touch screen multimediali.

Molti furono i visitatori illustri che si recarono al Palazzo Alfieri come l’allora primo ministro Mussolini nel 1925:

Il corteo delle automobili sosta per la seconda volta dinanzi al palazzo-museo Vittorio Alfieri. Nella rapida visita fanno da ciceroni il comm. Gabbiani e il comm. Montanino, che si interessa di raccogliere tutti i cimeli alfieriani. L'on. Mussolini scrive su un album speciale la frase «Con l'animo reverente e ricevo l'offerta di un quadro, che ritrae la camera di Alfieri, del pittore Giuseppe Manzone». (3)

Dopo la Seconda guerra mondiale ed i restauri del 1949 anche il presidente Luigi Einaudi, in visita ad Asti, si recò all’illustre residenza:

Dal teatro Alfieri, il Presidente, sempre fatto segno a calorose manifestazioni popolari si è recato alla «Mostra Alfieriana» nel Palazzo d'Alfieri. Ivi, il prof Carlo Calcaterra e il prof. Cattani, due ardenti spiriti del «Centro di studi alfieriani», gli hanno illustrato le varie sale, ricche di cimeli, dalla prima, dove si esalta il poeta come per il primo che parlò del «popolo» italiano al futuro, di quel popolo che, nell'amore per la libertà può essere quello odierno, all'ultima, dove il poeta è presentato dal Gioberti come colui che inaugurò «un'Italia italiana, quando i figli e i nemici di essa cospiravano insieme a volerla barbara».

Il Presidente si è soffermato a lungo nei punti più interessanti, specialmente di fronte ai manoscritti alfieriani, di una calligrafia metodicamente ordinata, quasi pedante. (4)

Oggi Palazzo Alfieri costituisce una delle perle offerte al turismo culturale dalla città di Asti e dal Piemonte. Un luogo da visitare, scoprire, sentire ed apprezzare. La possibilità di entrare in sintonia con gli oggetti, i colori, le mura che segnarono l’animo di uno dei più grandi italiani della nostra storia culturale.

Alessandro Mella

NOTE

1) Gazzetta d’Asti, 27 febbraio 1904, p. 3.

2) Ibid., 27 settembre 1902, pp. 2-3.

3) La Stampa, 228, Anno LIX, 25 settembre 1925, p. 1.

4) La Nuova Stampa Sera, 86, Anno III, 11 aprile 1949, p. 1.

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Articolo pubblicato il 08/06/2022