
L’ha dichiarato ieri pomeriggio Paolo Damilano
Nube non troppo a ciel sereno al consiglio Comunale di Torino, nel pomeriggio di ieri.
Sin dal turno di ballottaggio, Paolo Damilano, leader di “Torino Bellissima” e candidato sindaco del Centro destra, si sentiva soffocato e limitato dai partiti della coalizione e nel proseguo del tempo i rapporti tra FdI e Lega e FI già tesi a livello nazionale, hanno mostrato una caduta impressionante nel livello dell’opposizione alla giunta Lo Russo, contribuendo all’inazione lamentata in più occasioni da Damilano.
Già il risultato elettorale di “Torino Bellissima” aveva creato dissapori: prima lista del centrodestra con l’11,86% dei voti e cinque consiglieri eletti (oltre al candidato sindaco anche Silvia Damilano, Pino Iannò, Pierlucio Firrao e Pietro Abbruzzese), mentre gli altri partiti della coalizione hanno riportato una manciata di voti ed una rappresentanza in consiglio non eccelsa, se si eccettuano i capigruppo.
Le occasioni di attrito o di mancato confronto poi non sono state poche. E’ lo stesso Damilano a diffondere con puntiglio, la linea di non ritorno, calcando pesantemente il dito nella piaga.
“Un anno fa circa, proprio in questi giorni, ero impegnato nel pieno della mia campagna elettorale. La data delle elezioni , precisa Damilano, era stata spostata da maggio a settembre a causa del protrarsi della emergenza legata alla pandemia e il Centrodestra era ancora molto in difficoltà nel mettersi d’accordo sulla scelta dei candidati delle grandi città come Roma e Milano.”
“Difficoltà, prosegue il leader di Torino Bellissima, nel trovare un accordo che si sono manifestate su tutta una serie di tematiche importanti durante le ultime fasi della campagna elettorale, come “vaccini”, “green pass”, “diritti” e che hanno contribuito pesantemente alla sconfitta in campagna elettorale”.
Segue l’elenco dei sassolini che Damilano non si toglie da solitario, perché ci sono momenti istituzionali e nazionali dei quali ogni cittadino è stato spettatore.
“A elezioni perse, il centrodestra non è stato in grado di recuperare la propria unità, neanche nell’espressione del candidato all’elezione del Presidente della Repubblica, offrendo un quadro politico desolante. E oggi, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, osserviamo ancora episodi di evidente difficoltà nel relazionarsi per trovare accordi, anche dove la vittoria parrebbe di facile portata”.
Oltre al riferimento allo sfilacciamento del centro destra in politica e nelle scelte fondamentali di politica economica, Damilano, senza nominare alcun partito, pare si riferisca alle Lega quando sostiene: E’ in particolare il partito che ha creduto per primo in Torino Bellissima - e che ha appoggiato fin dall’inizio la nostra impresa conclusasi con un grande successo, affermando la nostra lista come quella più votata della coalizione - a vivere oggi una profonda crisi di identità politica e di leadership, che ne mina la credibilità acquisita in questi ultimi anni di grande consenso e successo”.
Queste le conclusioni di Damilano:”Serve innanzitutto serietà ed è per questo che Torino Bellissima non seguirà alcuna deriva populista, compresa quella che purtroppo oggi affligge parte di questo centrodestra, ma proseguirà autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese, in attesa di capire quali saranno le evoluzioni politiche dei prossimi mesi”.
Seguono le prime dichiarazioni: Il coordinatore regionale di Forza Italia, Paolo Zangrillo, commenta così l'addio al centrodestra di Torino Bellissima
“Se Damilano aveva dei dubbi sulla direzione che il centrodestra ha intrapreso, bastava una telefonata. Invece non lo vedo da nove mesi e, sinceramente, trovo le sue critiche inaccettabili".
"Sono sorpreso, prosegue Zangrillo, “Forza Italia, da sempre forza moderata ed equilibratrice, ha sostenuto con convinzione e lealtà Damilano - aggiunge Zangrillo - Senza contare che il centrodestra sta appoggiando con impegno il governo Draghi. Questa non mi sembra affatto una posizione populista. Se descrive il centrodestra per quello che non è, mi fa capire che non ha ancora metabolizzato la sconfitta elettorale".
Lo strappo di Damilano - commenta il capogruppo di Fratelli d'Italia Giovanni Crosetto –“ non mi stupisce affatto. Avendo vissuto tutto dall'interno posso assicurare che Torino Bellissima non ha nulla a che vedere con il centrodestra".
L'esponente di FdI, insinua che la rottura di Damilano non è che l'inizio di una possibile intesa con il PD: "Durante il Consiglio Comunale di oggi i bellissimi hanno fatto un accordo con il PD per votarsi reciprocamente due mozioni".
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha dichiarato:
“Sembra strano sentire certe parole dallo stesso Damilano che è stato candidato dalla Lega e dal segretario Matteo Salvini sindaco di Torino e che ha più volte manifestato interesse per iniziare un percorso politico nello stesso partito nel quale ha cercato egli stesso sostegno. Vicinanza che ha manifestato anche in tempi recenti. Ma, del resto, la riconoscenza è sempre la virtù del giorno prima”.
In serata è stata diffusa dall’Ansa un’altra dichiarazione riconducibile ad esponenti della Lega.
“L'addio di Damilano al centrodestra sarebbe l'ennesima mossa dei cosiddetti "draghini", ovvero dei leghisti che cercano di indebolire la leadership di Salvini su mandato più o meno esplicito del premier, considerato il futuro leader ideale per un fronte europeo e moderato.
E' quanto sospettano fonti parlamentari vicine a Salvini, secondo le quali si tratterebbe di un attacco orchestrato all'interno del movimento che punta a promuovere l'idea dei moderati che si contrappongono alla Lega salviniana meno incline ai compromessi e che - soprattutto - ha scelto di non esaudire il desiderio di Draghi di salire al colle preferendo il Mattarella bis.
Il velenoso attacco di Damilano - riferiscono le stesse fonti –“ rientrerebbe in una strategia della tensione contro Salvini e che farebbe la felicità di Palazzo Chigi in un momento delicato per la Lega a causa delle polemiche sulla possibile missione russa. L'indiziato numero uno - secondo autorevoli fonti parlamentari - è il ministro Giancarlo Giorgetti, quello che, ricordano alcuni fedelissimi del segretario, aveva definito il futuro premier "Cristiano Ronaldo".
Un giudizio che - sia nel Paese che nel Parlamento e nella stessa Lega - sembra essere sempre meno condiviso.” Ma soprattutto, un giudizio lusinghiero che Giorgetti non ha mai lontanamente utilizzato per quello che formalmente è il suo leader, ovvero Salvini”.
Mino Giachino leader di Si Tav Si Lavoro, che prese parte alle elezione comunali, a sostegno del candidato sindaco Paolo Damilano, ha dichiarato:
“Torino, Piemonte e l’Italia debbono rilanciarsi economicamente e socialmente difendendo le proprie eccellenze manifatturiere e accelerando la costruzione delle infrastrutture europee previste dal grande PNRR di Mario Draghi.”
“In questa prospettiva, prosegue Giachino, “ Paolo DAMILANO e TORINO Bellissima sono una grande risorsa di rinnovamento e hanno rappresentato una bella novità nel recente confronto elettorale comunale .
Ora che è chiaro come chi ha vinto a Torino non ha un progetto convincente di rilancio , al punto che non ha sollecitato negli incontri governativi la entrata in funzione del Centro per la IA3 , non si diano giudizi liquidatori e sommari ma si apra un confronto nella linea di appoggio convinto del Governo Draghi e della difesa delle nostre eccellenze industriali a partire dell’indotto auto”.
Dall’entourage di Damilano, si smentisce ogni intenzione di “Torino Bellissima” di passare alla corte di Lo Russo.
La designazione di Damilano è avvenuta sulla scia della scelta di Brugnaro e di altri esponenti di Liste Civiche, assurti a candidati sindaci del centro destra, forse in mancanza di candidati spendibili.
Attendiamo l’esito delle elezioni del 12 giugno e, a quanto si dice il “rompiamo le righe” potrebbe interessare ben altri personaggi della coalizione di centrodestra.
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Articolo pubblicato il 31/05/2022