La guerra ibrida e i gruppi Wagner

Scopriamo insieme l'importante componente delle Compagnie private in uso nelle guerre Ibride.

Gli americani manderanno missili e sistemi di lanciarazzi multipli per supportare le forze di Kiev. Molti analisti russi dichiarano che la terza fase dell’operazione militare è terminata. È iniziata la “Terza Guerra Mondiale” per smilitarizzare la Nato. Una nuova “guerra” quindi.

Già, ma per capire l’attuale conflitto in Ucraina occorre capire cosa significa oggi la parola “guerra”.

La guerra, caratterizzata in passato dall’utilizzo di sistemi militari, oggi si sta evolvendo, tramite una competizione “omnidimensionale”, in altre forme di conflitto. Difatti lo strumento militare, seppur risulti un fattore rilevante di potenza, sta diventando sempre meno efficace per uno Stato.

Nella guerra Ibrida viene a mancare l’identificazione chiara dei belligeranti, si dissimulano i rapporti di forza e si fa sempre maggiore ricorso alla strategia di influenza e d’ingerenza occulta. I pilastri alla base di tale competizione sono l’economia e la finanza (sanzioni e attacchi speculativi), la psicologia (con richiami ideologici e religiosi a seconda delle convenienze), il diritto (denunciando violazioni o presunti crimini contro l’Umanità) e, infine l’uso, all’apparenza casuale o errato, di armi tattiche, informatiche e NBCR.

L’uso miscelato di queste componenti fa risultare un conflitto bellico oscillante fra la bassa e l’alta intensità, fra una guerra convenzionale e non, fra una pandemia e una crisi economica, dalla sfiducia verso le istituzioni fino alla confusione nelle informazioni diffuse, dagli attacchi hacker fino all’uso dei satelliti per rintracciare nemici, interni come esterni.

Di fondamentale uso risultano anche le cosiddette “compagnie militari e di sicurezza private” di mercenari.

Una delle Private Military Companies (PMC) russe più controverse, note e soprattutto in espansione su vari scenari, è conosciuta come “Wagner Group”, quella più rappresentativa dell'utilizzo di forze non lineari in un contesto di guerra ibrida internazionale.

I Gruppi Wagner nascono nella piena Era postsovietica. Il suo fondatore è un ex Ufficiale dei servizi segreti militari russi (il GRU), il tenente colonello Dmitrij Utkin, nome di battaglia: “Wagner”.

Da questo soprannome bellico nacque il famoso gruppo di mercenari russi. A partire dal 2014 Utkin riunì attorno a sé veterani delle forze speciali per creare un gruppo d’intervento privato, che operava in clandestinità e segretezza. L’ideale per perseguire con riservatezza gli obbiettivi strategici del Cremlino.

Inizialmente impiegato nel Donbass, per supportare i separatisti filorussi contro il governo corrotto e nazionalista di Kiev. Successivamente in altri scenari di guerra, come in Siria e in Centrafrica contro gli islamisti.

L’ideologia che si cela dietro al nome “Wagner” è quella nazionalsocialista. Il fondatore Utkin si è ispirato al grande compositore amato da Hitler e da tutti i vertici del III Reich. Ci si potrebbe domandare cosa ha spinto un ex ufficiale sovietico a subire una fascinazione verso il Nazismo.

Parte della risposta risiede nell’ascesa del paganesimo panslavo in Russia, in Ucraina e in tutti i Paesi ex sovietici. Nelle file dei Wagner è stimato che circa il 40% dei suoi membri risultano seguaci del movimento denominato “Rodnoveria” (“la fede nativa”), un gruppo di neopagani slavi emerso negli anni Ottanta e che, in tema di questioni etniche e spirituali, trae ispirazione dalla narrazione esoterica nazista.

Questi seguaci della “fede nativa” slava auspicano il ritorno all’antico credo precristiano, basato sull’adorazione delle antiche forze della natura, ed incentrato sull’etnonazionalismo e sulla salvaguardia della purezza del sangue slavo ed indoeuropeo.

Queste convinzioni ci aiutano meglio a capire come degli ex militari russi, appartenenti ad un popolo i cui nonni e padri hanno sconfitto i nazisti durante la Grande Guerra Patriottica, possano invece provare ammirazione per le SS naziste.

Tra di loro questi mercenari si chiamano “musicisti”. Le legioni dei Gruppi Wagner sono comandate da comandanti che si fanno soprannominare come i grandi compositori classici, i quali dirigono “orchestre” che detengono “concerti” in tutto il mondo. Questo il loro linguaggio in codice. Ed è così che il loro fondatore, Utkin, diviene sottocopertura “Beethoven”.

Nel 2014 si stimavano un totale di circa 10mila mercenari. Ad oggi ne risultano 5mila scarsi.

In una guerra ibrida, fatta anche di guerriglie e di operazioni riservate, l’apporto di queste compagnie private risulta di vitale importanza, e non solo ai russi. Basti pensare allo stesso Battaglione Azov, ex tifoseria di estrema destra, finanziata dall’oligarca ebreo Kolomojskyj e addestrata come milizia privata ed infine integrata nelle stesse Forze Armate ucraine.

In un conflitto che oscilla fra l’alta e la bassa intensità, fra il convenzionale e il non, appare fondamentale l’apporto che questi gruppi di mercenari possono dare, senza compromettere direttamente l’immagine delle Forze armate regolari. Sia in termini di perdite “ufficiali” sia riguardo le spese che uno Stato sarebbe tenuto ad affrontare con militari regolari deceduti.

Ad oggi, il ruolo di questi paramilitari viene minimizzato, se non smentito dal Cremlino. Anche perché in Russia risulterebbe reato penale utilizzare intelligence e militari privati. Anche nelle democrazie occidentali, “rispettose” dei diritti umani, si tende a smentire o a minimizzarne l’utilizzo. Nonostante ciò, continuano a moltiplicarsi le operazioni atte alla destabilizzazione o al consolidamento di aree specifiche di interesse russo o americano, tanto nel cyberspazio quanto sul campo. 

Queste informazioni ci aiutano a capire meglio la natura complessa della guerra odierna, fatta di cyberspazio e di conflitti non ufficiali, condotti per lo più da mercenari.

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Articolo pubblicato il 03/06/2022