Magistrati in politica: l'Europa ci bacchetta

Numerosi i richiami dalla durata dei processi a sentenze della Corte di Strasburgo

Ce lo chiede l’Europa!!! Quante volte questo ritornello è stato ripetuto per far digerire ai cittadini misure economiche o sociali restrittive che andavano ad incidere direttamente sulla vita e sui bilanci di famiglie ed imprese.

Aveva cominciato Monti con il pareggio di bilancio in Costituzione, misure draconiane per prendere bei voti sui “compiti a casa” che le Istituzioni Europee ci chiedevano, vincoli ai Comuni e agli Enti Locali in nome dei parametri europei, esodati della legge Fornero e tanto altro.

Bene inteso, tante di quelle misure cercavano, giustamente, di correggere il difetto tutto italiano di spendere a debito (pubblico) senza tanti problemi per le generazioni future che quel debito dovranno poi pagarlo, ma oggettivamente in nome dell’Europa si è fatto anche più del necessario, lo abbiamo accettato e, comunque, ne siamo usciti vivi, pur se con le ossa abbastanza rotte; il caso ultimo sono le sanzioni europee alla Russia che sempre più si stanno rivelando sanzioni conto le nostre economie, ma ne usciremo anche questa volta.

C’è solo un caso in cui i richiami dell’Europa sono carta straccia: quelli sul sistema giudiziario italiano da terzo mondo; numerosi richiami dalla durata dei processi a sentenze della Corte di Strasburgo che sconfessavano sentenze dell’italica magistratura che definire stravaganti è poco.

L’ultimo caso è di questi giorni.

Greco, sigla poco conosciuta dell’organo anticorruzione del Consiglio d’Europa, ha richiamato le autorità italiane sulle numerose anomalie di magistrati, che dovrebbero essere indipendenti e sopra ogni sospetto di parte, passati in politica e poi tranquillamente tornati al proprio servizio; in pratica quel fenomeno delle “porte girevoli” tra magistratura e politica a cui la riforma Cartabia proverebbe, tra mille opposizioni, a mettere un freno.

Non servivano le autorità europee per farci capire che un magistrato quando entra in politica a qualunque livello e in qualunque partito ( anche se quelli di Sinistra sono sempre stati i più gettonati) getta un’ombra di parzialità sul servizio svolto fino a quel momento ed è poco credibile quanto a imparzialità quando alcuni anni dopo, come se niente fosse, rientra in quello che dovrebbe essere, se la Costituzione ha ancora qualche valore, un Ordinamento autonomo ed indipendente.

Già l’esistenza delle correnti politicizzate nella magistratura è incomponibile con il principio di indipendenza dell’Ordinamento giudiziario sancito nella Costituzione, se poi pensiamo allo straordinario potere che queste correnti hanno (indirizzare nomine, trasferimenti, promozioni e assegnazioni di processi eccellenti e tanto altro) la commistione tra magistratura e politica in Italia ha poco a che vedere con una giustizia da paese civile.

Finalmente arriva un richiamo forte dall’Europa al brutto vizio che tanti magistrati italiani hanno di entrare in politica e ritornare in magistratura con estrema naturalezza.

Ce lo chiede l’Europa, ma quanto scommettiamo che questa volta non saremo alunni obbedienti?

 

Luigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 06/06/2022